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L’anno mirabile di Totò Schillaci

Creato il 24 novembre 2014 da Calcioromantico @CalcioRomantico

paginaamisuraDopo gol segnati “di piloro, di pomo d’Adamo, di polpaccio, di capelli e di chiappa” Totò Schillaci ha sbagliato nella finalina contro l’Inghilterra “un gol a quindici centimetri della porta perché la palla gli è arrivata sulla parte sbagliata del corpo: il piede”. Cuore Mundial ci scherza su la prima mattina in cui non potrà seguire una notte magica, ma sembra interpretare un pensiero diffuso. Adesso che tutto è finito, adesso che non devono più fare appello a quegli occhi spiritati per veder andare avanti la maglia azzurra, i tifosi italiani, da Milano a Bari, da Venezia a Genova possono finalmente chiedersi come sia stato possibile che quella “pippa”, quel venticinquenne che è in A solo da un anno, quel “terrone” di Schillaci sia diventato capocannoniere al Mondiale?
Solo in Sicilia questo dubbio non sfiorerà mai nessuno, neanche nelle stagioni successive, in cui Re Totò non riuscirà a ripetere quanto fatto nel 1990. Ma attenzione, perché quell’anno solare contiene in piccolo tutta la parabola descritta dalla carriera dell’attaccante nativo di Palermo, e non solo il suo apice.

Totò Schillaci, che l’anno prima è stato capocannoniere della Serie B con la maglia del Messina, è stato acquistato dalla Juventus per volere di Boniperti ed è subito diventato un titolare inamovibile. Non è dotato di classe sopraffina, ma è tenace, guizzante e ha fiuto del gol. O, se non altro, gli va spesso bene.[1] Il primo acuto dell’anno solare 1990 è datato 14 gennaio. Contro la pericolante Hellas Verona la Juventus soffre, ma vince in rimonta proprio grazie a un gol di Schillaci a pochi minuti dal termine. La squadra di Zoff diverte e ,anche se in campionato si prende troppe pause che non le consentono di lottare per lo scudetto, si porta a casa Coppa Italia e  Coppa U.E.F.A., primi trofei da quando Trapattoni è andato via. Totò, dal canto suo, convince Vicini a farlo debuttare in nazionale a Basilea, nell’ultima amichevole ufficiale prima di Italia 90. Il buon Azeglio crede che l’entusiasmo del piccolo siciliano possa giovare alla sua Italia e lo aggrega al gruppo dei ventidue scelti per la fase finale del Mondiale. Però, una brutta prestazione contro la Grecia a Perugia, in un incontro che è poco più che un allenamento, convince il ct a riservare all’attaccante della Juventus un posto in panchina (che non è poco visto che tal Roberto Mancini sarà spedito in tribuna). I fischi che piovono per lui dagli spalti del Curi non rappresentano niente di particolarmente odioso per uno che tutti i giorni a Torino si sente chiamare “terrone”. E per fortuna non lasciano traccia.

Maglia da retrofootball.it

Maglia da retrofootball.it

Capita, infatti, che il 9 giugno, il giorno dell’esordio contro l’Austria, l’Italia giochi bene, ma non riesca a sfondare. Vicini prova, allora, a pescare il jolly e al 75′ manda Schillaci in campo al posto di un comunque positivo Andrea Carnevale. Tacconi, altro juventino conscio di doversi fare tanta panchina durante il Mondiale, prova a riciclarsi aruspice e predice un gol del suo compagno di club. Fatto sta che dopo appena quattro minuti Vialli s’invola sulla destra, crossa e la testa di Totò manda la palla in gol. Vittoria, tutti per le strade, ovazioni per il primo siciliano decisivo in maglia azzurra dopo Anastasi e la certezza di avere in panchina una mascotte che potrebbe anche segnare.
La svolta, però, arriva al 51′ di Italia-Stati Uniti, secondo match degli azzurri. Vicini per far entrar Schillaci richiama nuovamente Carnevale, che sta offrendo una prestazione sotto tono, come del resto tutta la squadra. Il bomber del Napoli reagisce alla Chinaglia, anche se con meno teatralità, e per lui il Mondiale si chiude lì. Totò non segna in quel match, ma lo fa in quello dopo contro la Cecoslovacchia, quando per la prima volta parte titolare in una partita ufficiale. Mette la testa su un tiro a voragine di Giannini e porta gli azzurri subito in vantaggio, poi sfodera i suoi occhi sgranati quando l’arbitro Quiniou gli nega un evidente rigore. Un immagine indimenticabile, come il gol che Roberto Baggio disegna al 78′ e che fissa il risultato sul 2-0.

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Inizia la fase a eliminazione diretta e la cosa bella è che Totò non si ferma. Prima della partita degli ottavi contro l’Uruguay Tacconi gli predice un 2-0 con secondo gol segnato di sinistro da fuori area. L’unico errore del portiere indovino è che il gol di Schillaci è ancora una volta quello decisivo, quello rompighiaccio. Ai quarti c’è l’Irlanda di Jack Charlton e tutto si ripete come un copione già scritto: il numero 19 azzurro stavolta segna l’unico gol della partita riprendendo la maldestra respinta di Bonner su tiro di Donadoni.
Alla quarta rete decisiva, alla quarta volta che le strade italiane si riempiono di tifosi festanti, scattano le analisi sociologiche. Spadolini afferma che “Totò ha cancellato le divisioni razziste e superato di slancio la questione meridionale”. Meno aulico, ma più concreto lo stesso Schillaci dichiarerà alla Gazzetta dello Sport nel 1997: “Mi faceva piacere aver fatto scattare in piedi quelli che mi avevano insultato con la maglia della Juventus o a Coverciano”. Tutti ormai credono che il sogno non possa interrompersi e, invece, nella serata della semifinale di Napoli accade proprio questo. Schillaci segna quasi subito anche contro l’Argentina, di tibia più che di piede, riprendendo una corta respinta di Goicoechea. Poi Caniggia sorprende Zenga in uscita e ai rigori passano i biancocelesti.
Totò è escluso dalla gogna mediatica, in cui finiscono il portierone fino ad allora imbattuto, e Vicini, reo di aver messo in campo dal primo minuto Vialli e non Baggio.
Nella finalina con l’Ingilterra arriva il rigore che permette a Schillaci di staccare Skuhravy e vincere la classifica marcatori in solitario, ma i bei momenti legati al campo sono finiti.

Passa un’estate particolare (“Potenti della terra e campioni trovati d’un tratto accanto”), poi a settembre il campionato riporta Totò alla dura realtà. L’episodio che avviene alla fine di Bologna-Juventus, l’ 11 novembre 1990, è la spia che qualcosa si sta incrinando. Fabio Poli e Schillaci si stanno offendendo nel dopopartita, il rossoblù gli mette una mano sul viso, il bianconero risponde con un “Ti faccio sparare!”. Una risposta istintiva, che sa di CEP (il quartiere popolare di Palermo in cui Totò è nato), molto più del tu dato a Vittorio Emanuele o allo stilista Valentino durante occasionali frequentazioni estive. Una risposta che fa capire che tutto quel successo piovuto in un istante non sarà facilmente gestibile.

federico

fonti:
“La Gazzetta dello Sport”, 4 agosto 1997
“Cuore Mundial”, inserto de L’Unità, 8 luglio 1990

La storica maglia azzurra di Italia 90 la trovate su retrofootball

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[1] Nell’arco della stagione 1989/90 Schillaci segna 15 reti in A, due in Coppa Italia, quattro in Coppa U.E.F.A.


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