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L’anno prima della guerra. Maggio 1914

Creato il 10 maggio 2014 da Lundici @lundici_it
Cosa accadeva cento anni fa in Italia? Come l’Italia venne portata alla guerra da un pugno di politici ambiziosi superficiali e da pochi nazionalisti esaltati. L’arte è dominata dal chiasso dei futuristi. La scrittura dai versi incomprensibili di D’Annunzio. Si diffondono il calcio e il ciclismo. Il 1914 è un anno che promette benessere ma è percorso da forti tensioni. Per capire un anno decisivo della storia italiano, l’Undici racconta ogni mese gli avvenimenti dell’ultimo anno di pace prima della guerra e del fascismo. Ogni mese, dall’aprile 1914 al maggio 1915.

Nell’aprile 1914 Salandra sostituisce Giolitti, i conservatori gioiscono. I socialisti confermano la linea rivoluzionaria di Mussolini e Lazzari. Continua la guerra in Libia e si aggrava la crisi in Albania. Siamo amici ed alleati ufficiali dell’Austria tra molti sospetti reciproci. Esce Cabiria, il più grande successo cinematografico di quegli anni. D’Annunzio è malato. Influenza o qualcosa di peggio?

Che noia il maggio italiano.

Le rondini sotto i tetti. Le calde e lunghe giornate, buone a movimentare l’animo degli infiniti poeti che amano la natura ma non fanno i contadini. Che noia il marechiaro, i grilli che fanno cri-cri e le jurnate ‘e sole che si accoppiano alla buona digestione e alla pennicca. Via tutto.

A svegliare l’Italia ci pensano i futuristi. Basta con la natura e la melodia. Evviva la fabbrica e il chiasso. A costo di rischiare l’insurrezione. Dopo il fortunato esordio al teatro Dal Verme di Milano, finito a pugni e schiaffi, Russolo s’imbarca in una trionfale tournée in Italia e in Europa. La sera del 20 maggio si presenta al Politeama di Genova con la sua geniale invenzione, l’Intonarumori. E’ un accrocco formato da diciotto scatole meccaniche che possono riprodurre ogni genere di suono sgradevole: ululatori, rombatori, stropicciatori, scoppiatori e gorgogliatori. Pare che Russolo abbia avuto una grande influenza sul restante secolo di musica contemporanea. Provate a sentire “risveglio di una città” qui. Sembra un attacco dei Pink Floyd.

L'intonarumori e il suo intonatore, Russolo, alla destra con i baffi.

L’intonarumori e il suo intonatore, Russolo, alla destra con i baffi.

Mese primaverile e mese poltrone.

La politica latita e non è una novità. Il presidente del consiglio Salandra è impegnato, soprattutto, ad evitare il ritorno di Giolitti dal Piemonte e a distribuire qualche lira alle varie categorie di impiegati pubblici che minacciano e, più spesso, scioperano. Le sigaraie delle manifatture nazionali di Roma non sono per niente contente dei risultati dell’azione sindacale, scaricano i loro leader e si mettono in sciopero. Salandra concede qualche miglioramento ai ferrovieri aumentando le tariffe. Prova a dare un contentino anche ai professori delle medie. Del resto le finanze pubbliche sono in condizioni critiche. Giolitti non ha detto a Salandra che la guerra di Libia è stata ed è costosissima e che “non c’è trippa per gatti”, come diceva il sindaco di Roma degli anni dieci, Ernesto Nathan, uno dei pochi che ha provato a mettere ordine al caos vivente della capitale del Regno.

Insomma, politica in attesa. Il governo fa finta di governare in attesa delle elezioni amministrative di giugno. I socialisti preparano la rivoluzione partendo dalla conquista dei comuni. Nel frattempo festeggiano il primo maggio che nel 1914 cade di venerdì. Dubito che gli operai abbiano fatto ponte. In attesa della rivoluzione nelle fabbriche si lavora dieci ore alla settimana, dal lunedì al sabato, straordinari esclusi. Ed è già un gran progresso. Alla fine dell’ottocento la giornata lavorativa era di dodici ore. Come al solito la sinistra italiana è divisa tra chi vuole qualche miglioramento subito in attesa del sol dell’avvenire (come i socialisti riformisti di Bissolati e la CGL di Rigola) e i rivoluzionari che guidano il partito socialista.

A proposito, che fa il socialista Mussolini?

Due donne nel PSI italiano, entrambe russe. Angelica Balabanoff e la moglie di Turati Anna Kuliscioff.

Due donne nel PSI italiano, entrambe russe. Angelica Balabanoff e la moglie di Turati Anna Kuliscioff.

Da due anni è il direttore dell’Avanti! A soli trentun anni, visti gli standard italici e salvo imprevisti, la sua carriera politica potrebbe arrivare agli anni settanta. Nessuno dubita che in caso di rivoluzione sarà il primo a comandare i plotoni di esecuzione contro la borghesia. Impulsivo, passionale, vive di letture disordinate e di appetiti carnali veloci e sbrigativi. Smania di possesso maschia. La sua amante è la politica. Il resto sono bisogni elementari. Che Rachele, la sua convivente, si rassegni. All’epoca si sussurrava di una storia con Angelica Balabanoff, membro della direzione del PSI, una delle poche donne ad avere un ruolo politico in Italia. Angelica lo guida nella conduzione dell’Avanti! e cerca di mettere ordine in quella testa di romagnolo geniale e astuta, per quel che può.

Il partito cerca di farlo entrare in Parlamento dove da un paio d’anni è stata introdotta anche l’indennità. C’è un seggio vacante a Torino. I giovani vogliono Mussolini, ma la maggioranza ha altre idee e alla fine vota il 19 maggio per l’operaio Mario Bonetto. Mussolini si ritira in buon ordine.

Agitazioni

I vari agitati della penisola vanno a congresso in maggio. Tra i nazionalisti di Corrado Federzoni, incubatori dei futuri fascisti, si fa largo Alfredo Rocco, professore universitario e destinato al ministero della giustizia in orbace nero e manganello, che fa approvare un ordine del giorno contro l’individualismo liberale e socialista, ma a favore del protezionismo e della proprietà privata. Come dire, chi possiede vuole tenersi tutto con la protezione dello stato. Prendano nota i socialisti per il futuro.

Altrettanto agitate sono le donne. Come succede spesso in Italia, tutti sono d’accordo in teoria per dare il voto alle donne ma in pratica nessuno fa niente per realizzarlo. Nel 1913 si è persa un’occasione e, come succede sempre in Italia, i riformisti si erano divisi. Turati, padre del socialismo italico, era contro il suffragio femminile e litigava con la moglie Anna Kuliscioff. Curioso che sarà Mussolini a riproporre il voto femminile per le amministrative nel 1924 quando era troppo tardi.

Il 16 maggio si apre a Roma, in Campidoglio, il primo congresso internazionale femminile. Presenti varie personalità italiane e straniere, tra cui il ministro della pubblica istruzione che nell’apprezzare le donne per il loro contributo economico e sociale, non ne dimentica l’importanza per la famiglia.

Nathalie de Goloubeff, icche D'Annunzio chiamava Donatella.

Nathalie de Goloubeff, che D’Annunzio chiamava Donatella. Divorziata, era sua amante dal 1908.

Altro che influenza!

Il supremo agitato d’Italia ha una malattia venerea. Mentre il mondo bolle e ribolle, D’Annunzio è tappato nel suo appartamento di Parigi! Orrore! Il vate scrive all’amico Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera che una cosa del genere non gli era mai capitata nonostante le sue avventure. Lo va a trovare devotamente e chissà quanto castamente la sua principale amante, la nobildonna russa Nathalie de Goloubeff (Donatella). Altrimenti c’è la giovane cameriera Amélie. Fermo in casa, D’Annunzio scrive varia roba in francese e italiano ma soprattutto spende. Luigi Albertini stacca assegni ma il vate è un pozzo senza fondo.

Un altro agitato è invece per il momento tranquillo. Dopo aver attraversato mezza Europa con due pedali e una gamba sola, e dopo aver provato ad attraversare l’Africa nel 1913 prima di essere bloccato dagli inglesi in Sudan per motivi di sicurezza, Enrico Toti è a Roma. Si dedica a lavori di falegnameria che gli danno un buon reddito. In attesa di nuove avventure.

L’Italia arranca. E ogni tanto sussulta.

L’8 maggio un terremoto devasta il circondario di Acireale. Muoiono in 150. Stavolta i soccorsi arrivano rapidamente dopo l’insegnamento della catastrofe di Reggio e Messina del 1908. Si mobilitano le autorità. Il re offre 150.000 lire di aiuti.

Siamo agli sgoccioli della “Belle Epoque” anche se nessuno lo può immaginare. Si sa solo che la prossima guerra d’Europa sarà nei Balcani. Italia ed Austria, dietro le rassicuranti intese diplomatiche, hanno interessi che cozzano. La Serbia cerca uno sbocco all’Adriatico e l’Austria è il suo nemico mortale. Già nel 1913 Giolitti aveva dovuto bloccare Vienna dallo scatenare un attacco alla Serbia. La pace corre sempre su un filo che i diplomatici europei hanno saputo sempre riannodare con pazienza.

Guglielmo di Wied, principe d'ALbania

Guglielmo di Wied, principe d’Albania dal marzo 1914 (in divisa europea in piedi accanto a due albanesi). Un governo impossible il suo.

I problemi adesso sono in Albania, ultima debole creatura delle potenze con pochi mesi di indipendenza sulle spalle e nessuna esperienza di autogoverno. I greci dell’Epiro non vogliono essere inclusi nell’Albania. Italia ed Austria tramano entrambe per acquistare influenza. Il 18 maggio ribelli guidati da Essad Pascià, ministro della guerra e dell’interno, minacciano la capitale Durazzo. Vogliono il ritorno del sultano.

Il neoprincipe d’Albania, Guglielmo, tedesco e cristiano in una terra mussulmana, chiede aiuto alle potenze. Impossibile tenere il paese. Arrivano marinai italiani ed austriaci, Essad viene arrestato e portato a Brindisi, ma la crisi non si risolve. Gli insorti entrano a Durazzo e il 24 costringono il re a scappare protetto dagli italiani. Seguono giorni convulsi, in cui le truppe straniere cercano di ristabilire una parvenza d’ordine mentre si cerca una soluzione alla crisi.

Italia ed Austria sono divise anche nell’Alto Adriatico, il “polmone sinistro” d’Italia, come lo descrive l’immaginifico trombone dei fasti nazionali, D’Annunzio. A Trieste la convivenza tra italiani e slavi si va complicando. Il censimento del 1910 aveva mostrato una progressiva crescita degli sloveni, giunti a rappresentare un quarto della popolazione cittadina, che minacciano sempre più l’elemento borghese cittadino ed italiano.

La festa del primo maggio finisce in scontri violenti tra la polizia e gli italiani, aizzati (pare) dagli sloveni. La polizia carica gli italiani ferendone a decine. Gli agitati di mezza Italia chiedono a Salandra di attaccare pubblicamente l’Austria e nel paese si svolgono manifestazioni di

La Domenica del corriere del

La Domenica del corriere del marzo 1914 celebra la conquista di Slonta in Cirenaica. Poco da festeggiare per gli arabi.

protesta contro l’”eccidio” di italiani. Ma il governo tiene botta. E’ impensabile mandare all’aria trent’anni di alleanza con l’Austria che politici, militari e pensatore considerano ancora il perno della difesa italiana.

Guerra seria in Libia. A maggio, dopo tre mesi di decisa campagna militare in Cirenaica, il gen. Ameglio è riuscito ad allargare la fascia di controllo italiano dalla zona costiera verso l’interno. Ma la situazione è tutt’altro che tranquilla. La resistenza dei Senussi continua, nonostante le rappresaglie e i tribunali militari che seminano condanne a morte. Di tutto quello che avviene in Libia gli italiani sanno quello che serve al governo. Cioè poco.

Cronaca nera.

Del resto gli italiani che leggono si appassionano ad altro. Allora come oggi la combinazione sesso, delitto e alta società è irresistibile.

Sanremo, 8 novembre 1913. La contessa Maria Oggioni nata Tiepolo, moglie di un ufficiale dei bersaglieri, Ferruccio Oggioni, uccide con un colpo di pistola Quintilio Polimanti, attendente del marito, presenza abituale in casa. La Tiepolo viene arrestata. La penisola si divide immediatamente tra innocentisti e colpevolisti. La contessa ha ucciso Oggioni freddamente per liberarsi di un amante importuno oppure si è difesa dall’assalto dell’uomo? Di chi è il bambino che la Tiepolo abortisce in cattività? Come dice Sciascia, “che tra una bella donna e un bell’uomo, per mesi sotto lo stesso tetto e spessissimo soli, (…) non è passato che un colpo di rivoltella, esploso dalla donna per difendersi dall’uomo, è (…) una contraddizione di termini.”

Il 29 aprile inizia il processo. La contessa (che è nobile solo per i giornali) è difesa dall’avvocato Orazio Raimondo, ex sindaco di Sanremo e adesso deputato socialista. Un medaglione donato da Maria a Ferruccio sarebbe la prova della relazione. Ma il medaglione sparisce. Il processo è una specie di teatro dell’assurdo, tipico dell’epoca. Si allude delicatamente. Si nominano cose senza il loro nome. E’ in gioco l’onore di una signora e di un ufficiale dell’esercito. In fondo, il Polimanti è solo un falegname del Piceno. Il 2 giugno, dopo otto ore di camera di consiglio, i giurati dichiarano 5 a 4 l’innocenza della Tiepolo. Il marito l’abbraccia. Dimenticate le corna. L’onore è salvo.

Maggio è mese di grande sport.

L'allenamento di G

L’allenamento di Girardengo su rulli primitivi.

Costante Girardengo vince la Milano-Torino il 10 maggio. Ventun anni, al secondo anno da professionista, ha inventato il ciclismo moderno. Fa allenamenti sistematici, cura la preparazione invernale, mette un mattone sulla ruota in allenamento per andare più veloce in gara. Inventa la tattica. Ottimo come passista, buono come scalatore, l’arma decisiva è la volata. Avrebbe vinto molto di più se non fosse arrivata la guerra.

Il 24 maggio parte il sesto Giro d’Italia. Oltre a Girardengo ci sono poi il fortissimo francese Lucien Petit-Breton, già due volte vincitore del Tour. Ganna e Gaietti hanno delle buone squadre. Gerbi, il diavolo rosso di Paolo Conte, corre da solo. Sono previste otto tappe massacranti tutte oltre i 300 chilometri. Cinque superano i 400 chilometri. Sarà il Giro d’Italia più lungo della storia, il primo che userà la classifica a tempo e l’ultimo prima della guerra. Vanta ancora la tappa più lunga (la Lucca-Roma di 430 chilometri) e la media più bassa del vincitore (23,3km orari) che se immaginiamo le condizioni delle strade, l’assistenza inesistente e il peso delle bici dell’epoca mostrano quale forza avessero i ciclisti.

Partono in 81. Arriveranno in 8. La prima tappa è la Milano-Cuneo con salita al Sestrière (420km). Partenza a mezzanotte sotto il maltempo. Sulle montagne si sprofonda nel fango. Ganna s’impicca sulla salita. Il gregario Gremo è il primo ad arrivare in cima spingendo la bici a mano. E’ l’una di pomeriggio e mancano ancora 118 chilometri! La discesa è ancora peggio per via del freddo. Ganna è allo stremo delle forze e decide di fermarsi in un’osteria per rinfrancarsi ma quando vede passare Girardengo non ci pensa due volte e riparte. A Cuneo arrivano in 37. Vince Gremo. Petit Breton e Galetti si ritirano.

La seconda tappa, il 26 maggio, è la Cuneo-Lucca (340,5 km). Quattordici ore sotto la pioggia. Gremo e Ganna crollano. Vince Alfonso Calzolari che diventa il leader della corsa. Due giorni dopo la Lucca-Roma (430km) in cui Bordin è protagonista della fuga più lunga della storia del Giro, 350 chilometri e 14 ore. Bordin aveva già vinto tre tappe al Giro, ma viene battuto in volata da Girardengo per “mezza macchina”. Nella quarta tappa, Roma-Avellino (356,7km), partono in 27. Vince Giuseppe Azzini con grandi distacchi. Ma la testa della corsa resta a Calzolari.

Nel calcio, il 17 maggio si gioca a Berna una nuova sfida amichevole tra Italia e Svizzera. Si gioca alle 15 davanti a seimila spettatori. Partita aperta tra due squadre che attaccano furiosamente. Al 29° del primo tempo l’azione del gol. Su calcio d’angolo tirato da Varese, nasce una mischia furiosa da cui emerge Barbesino (Casale) che infila la rete svizzera. Al 38° il portiere della Pro Vercelli Innocenti para un calcio di rigore. Finisce 1-0 per gli azzurri.

Nel campionato di calcio i nerostellati del Casale sono ormai vincitori del girone finale del campionato del nord. A due giornate dal termine, hanno 4 punti di vantaggio sul Genoa. A nessuno interessa sapere che la Lazio ha strapazzato l’Internazionale di Napoli nella finale dell’Italia centro-meridionale, conquistando il diritto a farsi asfaltare dal Casale a luglio.

Per concludere, i motori. Il 24 e 25 maggio si tiene la nona edizione della Targa Floria, 1.050 chilometri in due tappe. Vince Ernesto Ceirano su una SCAT in poco meno di 17 ore alla media di 62,3 km/h. La SCAT (Società Ceirano Automobili Torino) era un’azienda automobilistica fondata nel 1906 da Giovanni Ceirano. Aveva già vinto la Targa Florio nel 1911 e 1912. L’azienda durerà fino alla crisi economica del 1929 quando venne assorbita dalla FIAT.


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