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L’anonimato dell’italianità australiana

Creato il 21 febbraio 2012 da Worldobserver @W_ObserverNews

Pubblicato da Luigi Di Martino il 21 febbraio 2012 · Lascia un commento 

L’anonimato dell’italianità australiana

L’italiano d’Australia è di per sé categoria a parte. Viene prevalentemente dal Sud Italia e come tale porta con sé tutto il peggio che il Meridione italiano ha dato all’Italia e all’Europa. E se pur qualcosa poteva ancora salvarlo, come ad esempio la nostra famosa cucina, egli ha deciso di adattarla ai gusti australiani, rovinandola. Non mi si fraintenda, come tutte le generalizzazione ci sono eccezioni che confermano la regola. Ma se il sogno australiano si è ridotto ad una, se pur cospicua, manciata di dollari c’è qualcosa che non va.

Viene davvero la nostalgia della mafia americana, che è riuscita a diventare famosa in tutto il mondo e che, se pur con metodi discutibili, ha esportato un pezzo di Italia in America. Invece, l’Italiano di Sydney è ben rappresentato dal suo centro pulsante: Leichhardt.  Il quartiere italiano, che si estende a qualche chilometro ad Ovest dalla City, è il simbolo dell’italianità australiana. Tutto gira intorno ad una struttura chiamata “Forum Italia” che ricorda di più una plaza spagnola che una piazza italiana. I ristoranti sono buoni solo per sfilare soldi agli ignavi australiani e a qualche italiano che ha dimenticato i sapori della nostra cucina. Le zitelle, figlie della prima generazione di migranti, sfigurano davanti alla bellezza delle ragazze australiane. Ma cosa peggiore di tutte, non si respira aria di cultura italiana. Non sono riusciti nemmeno a costruire una chiesa o una piazza che ricordasse lontanamente l’aria di casa. Quello che ne viene fuori è una tristissima italianità anonima.

Ma si sa, l’italo-australiano è arrivato qui con la fame di soldi e la speranza di una vita migliore, senza alcuna evoluzione di pensiero. Le nuove generazioni sono state ancora più incapaci dei padri, se è vero che non hanno avuto la problematica di crearsi una vita in una terra sconosciuta. I figli dei nostri migranti non hanno avuto il minimo pensiero di sfogliare un libro e capire il perché migliaia di anni di storia hanno reso l’Italia così famosa, non certo per sua potenza economica che non c’è, ma per quella creatività culturale che ha reso la nostra terra patria di innovazioni scientifiche e letterarie. Ed è così che la vita italo-australiana scorre inesorabilmente nelle sua ignoranza, dove l’italianità è rappresentata da una pizza con la mozzarella che non è mozzarella.

Altro centro pulsante degli italiani in Australia è il “Club Marconi”. Tristissimo centro ricreativo in voga qualche anno fa, ha ceduto il passo ai nuovi Clubs sorti nelle vicinanze e dotati di strutture più moderne. Il Club Marconi sembra la classica sala da ricevimento italiana anni ’70, adesso buona solo per giocare alle slot machines. Il megalomane forno in pietra all’interno della sala non rispetta le aspettative. Poi, se proprio si vuole trovare qualcosa di valido in questo posto dal profumo di vecchio, ci sono le serate del sabato sera dove gli italiani della vecchia guardia si incontrano ballando valzer datati.  Ma se il Marconi doveva essere il simbolo dell’italianità è chiaro che c’è un ricordo troppo sfocato della nostra bella Italia.

L’italianità in Australia ha sofferto dell’ignoranza in cui persone disperate hanno raggiunto questa Terra Promessa. Le vecchie generazioni di migranti hanno portato quel poco che si ricordavano dell’Italia, con qualche triste processione attorno a un gazebo, usato per celebrare la messa al santo del paese natio, in uno spiazzale di un club che non si sa perché si chiama “Cattolic”.

L’Australia è un paese senza storia e ha sete di cultura e di stile. Se le nuove generazioni di migranti si accontenteranno della gavetta da cameriere per aprire un altro ristorante con altre pietanze pseudo italiane, sarebbe meglio che non dicessero di essere italiani. E’ la nostra cultura, la nostra creatività e a volte anche i nostri vizi, che ci hanno fatto grandi nel mondo. Quindi, come in ogni diario che si rispetti, è il momento di passare ai buoni propositi. Progetti per il futuro per la mia esperienza australiana: traspirare di cultura e stile italiano.


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