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L’architetto di Dio

Creato il 02 maggio 2015 da Allocco @allocco_info

 

di Giacomo Pagone (@GiacomoPagone) –

“Dio fu l’unico signore con cui Gaudí chiuse in armonia i suoi progetti”. Questa frase dello storico dell’arte Manuel Trens basterebbe a delineare la figura di Antoni Gaudí, genio e follia, architetto visionario che costruì una propria città inventata fatta di draghi, strani comignoli colorati, case dai balconi ondulati e una chiesa, il Tempio della Sagrada Familia, che oggi, dopo più di 150 anni dall’inizio dei lavori, deve ancora essere terminata.

Esistono uomini che con il loro coraggio cambiano la Storia. Sono chiamati rivoluzionari. Gaudí è senz’altro annoverabile tra i grandi rivoluzionari del XX secolo. Esponente di spicco del modernismo, schivo e testardo, attaccato alle proprie origini catalane, dedicò la sua vita alla sua passione più grande, l’architettura, fino al punto di dimenticare se stesso e la cura del proprio aspetto. Per questo motivo, quando il 7 giugno 1926 fu investito da un tram, mentre attraversava distrattamente la strada, venne scambiato per un senzatetto e trasferito nell’ospedale della Santa Croce, luogo in cui venivano curati gli indigenti e i mendicanti, dove spirò due giorni dopo. Fu riconosciuto solo sul letto di morte dal cappellano della Sagrada Familia: al momento dell’incidente non portava con sé documenti, nelle tasche della sua giacca aveva solo un pugno di arachidi e uva passa e un Vangelo.

E pensare che la vita di Antoni Gaudí i Cornet iniziava male, ultimo di cinque figli, l’unico a non morire prima dei trent’anni nonostante la costituzione debole. Tuttavia, Gaudí, figlio di un calderaio (costruttore di caldaie) di Reus, in Catalogna, riuscì a gabbare una sorte beffarda, che lo circondò di lutti prematuri (dopo i fratelli anche la madre e l’unica nipote, cui era molto affezionato, perirono nel fiore degli anni), e inscrivere il proprio nome nell’Olimpo degli immortali.

Che cosa hanno in comune le favole dei fratelli Grimm e il barbuto e introverso architetto catalano? Apparentemente nulla. Eppure Gaudí sembra aver ricreato le atmosfere oniriche narrate dai Grimm, dando vita a palazzi e cattedrali che nessun architetto avrebbe mai osato progettare. Come quell’immensa basilica, la Sagrada Familia, illuminata da croci e decorazioni in ceramica e custodita dalle statue a tema religioso che coprono le sue facciate. Una tela di Penelope che regala emozioni intense, un progetto in continuo divenire, un’idea di eternità onirica che strappa il visitatore alla quotidianità. Nella cripta del Tempio, come venne chiamata, una lastra di marmo scura indica la tomba di quel folle visionario che fu Gaudí. Nessun gioco di colore, non un mosaico di ceramica e nemmeno un drago a custodire l’ultimo giaciglio di un uomo eterno. E allora la Sagrada Familia si tramuta, essa stessa, in un Tempio edificato da e a memoria di Antoni Gaudí i Cornet, schivo architetto catalano, vissuto per costruire il suo mondo inventato e dimostrare che i sogni, certe volte, possono diventare realtà.

Fonte immagine: http://lorpheus.com/antoni-gaudi-revolutionary-architect/

architetto Arte barcellona Cultura dio gaudi slider 2015-05-02

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