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L’aria che tira

Da Femminileplurale

L’aria che tiraUn paio di sere fa sono andata con Antigonexxx ad una festa di paese del Pd. Proiettavano Il corpo delle donne, a seguire dibattito con una docente di sociologia e l’assessora alle pari opportunità del paese in cui si teneva la festa (poi sostituita da un’altra rappresentante del partito). Entrambe siamo appena tornate da un lungo periodo passato all’estero, e sentivamo il bisogno di tastare un po’ il polso della situazione. Sì, era una festa del Pd, lo so, ma ci sembrava potesse essere una buona occasione per capire come vanno le cose.

La composizione del pubblico era molto interessante: poco più di una quarantina di persone, delle quali 6 o 7 uomini, e il resto donne, di età avanzata soprattutto. Eravamo molto curiose di sentire come la pensassero quelle donne di paese, le nostre nonne praticamente.

E invece. E invece ho dovuto sentirmi dire da una donna sui 35, che lavora, fa politica e ha figli, che il ruolo delle donne è quello di mettere al mondo dei figli e di educarli, e che il problema è che la società non aiuta a conciliare i numerosissimi impegni che le donne d’oggi hanno. Sacrosanto, ma già il ruolo attribuito alle donne mi sembrava quanto meno limitato.

Poi ho dovuto sentirmi dire – dalla sociologa, questa volta – che le pubblicità che infestano le nostre strade e le nostre televisioni per lei non sono offensive, e che lei non firma e non si unisce alle mobilitazioni che chiedono di ritirare quelle più gravi, perché tutto sommato l’esposizione e l’uso del corpo femminile per vendere qualsivoglia prodotto non sono il vero problema e soprattutto è vecchio come il mondo. Quale fosse poi il vero problema per l’illustre accademica (una veterofemminista, come si è definita e come effettivamente è) non è stato dato di sapere. Ampio spazio è stato dedicato alla questione di Berlusconi e delle sue escorts, e ho avuto modo di scoprire che la concessione edilizia negata alla D’Addario, la quale si era vendicata sputtanando il nostro premier, le è stata infine concessa da un’amministrazione del Pd (manca solo un’ultima autorizzazione). Evviva. A parte la notizia che tutto sommato non stupisce granché, la mia incredulità era dovuta al fatto che, in tutto il dibattito, il punto della questione non è stato toccato. Si è parlato del fatto che sì, le pubblicità e le trasmissioni televisive si rivolgono a occhi maschili quando in realtà il pubblico televisivo è soprattutto femminile e «sono le donne a fare la spesa» (sic), e del fatto che il 60% dell’elettorato italiano è costituito da donne, e che nessuno ne tiene conto.

 

L’aria che tira
Ma insomma, il punto: non è proprio il fatto che le donne siano concepite soltanto, ancora, alternativamente come madri/educatrici o come intrattenimento per il maschio a ridurle, socialmente e politicamente, ad un ruolo subalterno? E non è proprio il fatto che anche nei luoghi e nelle circostanze in cui questo problema dovrebbe emergere si dica invece che le ragazze vanno a fare le veline perché «sperano di trovare un Briatore», a condannarci a restare in questo stato? Voglio dire: se le donne stesse, le più colte e illuminate, quelle che dovrebbero avere (appunto) il polso della situazione – la sociologa veterofemminista è stata anche in parlamento – ammettono candidamente di avere «iniziato da poco» ad occuparsi del problema, e assecondano interpretazioni banali e tutto sommato maschili delle questioni sul tavolo (se una donna va a (s)vendere il proprio corpo in tv è perché in fondo spera di trovar marito, perché in fondo è quello che a una donna interessa), allora stiamo freschi.

Se le donne della “sinistra” parlano alle donne che le ascoltano usando un linguaggio per loro incomprensibile («trascendere la finitezza»), se si trascurano problemi cruciali come quello della parità di diritti e del rispetto per le donne o se questi problemi vengono trattati con superficialità, allora quello che penso è che la loro lettura della società attuale sia limitata, insufficiente, persino dannosa. Penso – per la prima volta, lo penso – che la loro generazione, se pure ha ottenuto delle conquiste importanti, debba iniziare a farsi da parte e che la nostra – le ventenni, le trentenni, le quarantenni che vivono sulla propria pelle il degrado della società italiana – debba trovare spazio nei luoghi che queste altre donne, nonostante la loro intelligenza e la loro preparazione, occupano in modo oramai decisamente inefficace.

 


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