Magazine Politica

L'arma "fine-di-mondo di Renzi contro l'Isis: la "qultura"

Creato il 27 novembre 2015 da Tafanus

Per la serie "armiamoci e partite"

Dall'Unirenzità e dai tiggì apprendiamo che mentre i francesi di trastullano coi Mirage, le portaerei, le bombe; i russi coi bombardamenti e - ripresi dai satelliti - cogli "scarponi nel fango", con una formazione di potentissimi carrarmati; gli americani con bombette e droni; i tedeschi con una nave a difesa della portaerei francese, e con i Tornado attrezzati anche per la visione notturna a infrarossi dei movimenti dell'Isis, Renzi (che - come è noto - è sempre il più intelligente di tutti), ha messo in campo l'arma fine-di-mondo: distruggerà l'Isis con la qultura: bombarderà la Siria e l'Iraq con l'ultimo libro di Bruno Vespa, l'opera omnia di Maria De Filippis, l'ultimo film di Panariello, la raccolta delle vignette di Staino, e coi post di Fabrizio Rondolino.

Inoltre, da vero esperto del ramo, metterà al servizio della coalizione anti-Isis, a spese dell'Italia, le competenze di Alessandro Ajello, campione italiano di playstation, di cui si dice un gran bene. Ecco cosa scrive di lui Renzubblica:

È palermitano il campione di playstation

Si chiama Alessandro Ajello, è palermitano, ha 22 anni ed è lui il campione italiano di arti marziali su playstation. Dopo essersi aggiudicato il titolo al torneo italiano di Tekken 6 sbaragliando la concorrenza di 250 avversari, Alessandro ha battuto anche i più agguerriti campioni europei del picchiaduro per eccellenza entrando a far parte della rosa di campioni mondiali che volerà in Giappone per la finalissima del Tekken World Championship. L' avventura di Alessandro è cominciata con l' iscrizione al torneo italiano di Tekken 6, iniziato il 13 novembre. Dopo le eliminatorie di Milano, Torino, Roma, Viareggio e Biella, si sono scontrati a Milano i 16 più esperti conoscitori dei segreti di Tekken e, sbaragliando la concorrenza, il ventiduenne palermitano si è aggiudicato il primo posto.

Renzi terrà invece per se la delega a "wattsup", strumento moderno di lotta cul turale, specialità bellica sulla quale il nostro Persistente del Consiglio non ha rivali al mondo. Ma ecco la notizia dell'Unirenzità, che potete leggere integralmente cliccando sulla foto:

L'arma
Unirenzità

(Enrico Riccardo Montone - l'Unirenzità)

La cultura, la nostra arma contro il terrore - È la nostra unica e più grande forza, di fronte a chi nega i diritti e la dignità dell’uomo
I terroristi, nella loro visione monocroma, chiusa e divisiva nella società, hanno voluto colpire la città simbolo del pensiero liberale, scevro da ogni settarismo, dove ha germogliato il progresso nella sua accezione estesa all’anelito di uguaglianza degli individui.
Le persone uccise negli attentati del 13 novembre non sono solo vittime di una tragedia. Sono molto di più: loro, adesso, sono la nostra paura, la cappa pesante sulla nostra serenità. Sono il tremito che corre lungo la schiena, la fobia che serpeggia fra la gente, il tarlo che rode il nostro placido quotidiano. Sono la morte, il sangue, i proiettili, le scene di guerriglia urbana; sono il pasto degli sciacalli, gli scatti morbosi dei fotografi, la pornografia del dolore in cui tutto scade.
I morti di Parigi, come altre moltitudini prima di loro, vittime non della cieca follia, ma della logica lucida e terribile della violenza e dei suoi strumenti, non avrebbero voluto essere martiri di una guerra che non hanno voluto combattere. Non avrebbero voluto essere usati, estremo spregio, da chi sfrutta i morti per manipolare i vivi. Non esiste risposta militare risolutiva, dinanzi all’uso di uno strumento di violenza terroristica. La nostra unica e più grande forza, di fronte a chi nega i diritti e la dignità dell’uomo e semina terrore, è la cultura, la tranquillità e il coraggio di non cambiare, di restare umani. Non servirà radere al suolo altri villaggi, mandare droni sulle tracce dei tagliagole, perché la violenza lascia tracce profonde e le guerre che abbiamo condotto o che abbiamo fatto condurre da altri per procura, hanno inciso, fra macerie e povertà, cicatrici lente a rimarginarsi.
La risposta più straordinaria che possiamo dare, è che quei morti nella notte di Parigi possano significare, per noi, le porte aperte a chi fugge dalla violenza, il rifiuto di ascoltare chi parla di vendetta, il ripudio di fare dei popoli e delle diverse culture il proprio nemico. Che possiamo noi essere la loro spenta voce, e dire: impariamo a capire e a distinguere, senza che la rabbia ci conduca ancora una volta, anche noi, a falciare vite nel mucchio. Che possano, i morti di Parigi, ammonirci che non ci saranno vincitori né vinti, fra la gente, fra gli arruolati soldati semplici di questa stupida falsa guerra.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog