Vestito di nero e con un’espressione seria, l’ex presidente della potente compagnia giapponese Toshiba, Hisao Tanaka, ha compiuto un gesto che difficilmente compie un uomo nella sua posizione: chiedere perdono pubblicamente, davanti a decine di telecamere e giornalisti, con un inchino durato diversi secondi.
L’atto finale della carriera di Tanaka, costretto a dimettersi per uno scandalo legato alla corruzione, non è frutto del caso, ma si innesta nella lunga tradizione del perdono che possiede la cultura nipponica. In concreto, il gesto dell’ex presidente della Toshiba si chiama saikeirei e molti manuali spiegano che si tratta di un’inclinazione di 90 gradi utilizzata per scusarsi per una colpa grave, generalmente associata a perdita di denaro o danni morali e personali.
Un proverbio giapponese dice “chi si umilia, vince”, e un altro che recita: “le spighe, quando sono ricche di grano, chinano la testa; ma quando sono vuote, rimangono erette”. Questi due detti popolari danno l’idea dell’alto valore che assumono questi gesti di contrizione quotidiana.I giapponesi non sopportano di deludere le aspettative degli altri. Per questo esistono varie classificazioni che catalogano i diversi modi di chiedere perdono, incluso il livello di inclinazione del corpo e il suo significato. Tra questi, l’esahuku, leggera inclinazione di 25 gradi che significa “scusa, è colpa mia”; il keirei, un po’ più pronunciata e sostenuta, che vuol dire “sì, l’ho rovinato, non succederà più”; e il già citato saikeirei.
In casi più estremi, i giapponesi utilizzano il dogeza, che alcuni classificano come l’inchino del pentimento per eccellenza. In questo caso, bisogna inginocchiarsi e inclinare il corpo in avanti con le mani a terra e la testa appoggiata sopra, come a dire “la legge può castigarmi ma non potrà cancellare il mio senso di colpa”.
Tanta è l’importanza data a questi gesti, che alcuni mesi fa il quotidiano giapponese “Daily Star” informava della nascita di varie “aziende del perdono” che, in cambio di una modica quantità di denaro, mettono a disposizione dei clienti professionisti che si scusino a loro nome. Secondo il quotidiano, i prezzi variano a seconda della natura dell’offesa e del modo che il cliente sceglie per scusarsi, e oscillano tra i 96 dollari per scuse telefoniche ai 240 per una richiesta di perdono faccia a faccia.