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L’arte di vincere, it’s all about the money money Moneyball

Creato il 01 febbraio 2012 da Cannibal Kid
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L’arte di vincere, it’s all about the money money Moneyball

"'Mmazza, Brad, quanto sei figo. Voglio dimagrire per diventare come te."
"Se, te piacerebbe..."

L'arte di vincere - Moneyball(USA 2011)Regia: Bennett MillerCast: Brad Pitt, Jonah Hill, Philip Seymour Hoffman, Robin Wright, Chris Pratt, Kerris Dorsey, Kathryn Morris, Stephen Bishop, Brent JenningsGenere: economicoSe ti piace guarda anche: La ricerca della felicità, Truman Capote: A sangue freddo, The Social Network
Moneyball è il classico film che viene pensato con in testa gli Oscar. O meglio, se non esistessero gli Oscar, film come Moneyball probabilmente nemmeno verrebbero mai realizzati. Invece, dietro a una pellicola come Moneyball si nasconde qualche oscuro signore che cerca di infilarci dentro tutti gli ingredienti capaci di far breccia nel cuore dei giurati dell'Academy Awards. Non stiamo parlando di una ruffianata quanto Il discorso del re, questo glielo concediamo, però nemmeno ci andiamo poi così lontani.Ogni scena, anche la più insignificante, è pregna di enfasi e retorica manco ci trovassimo dentro un film che parla di bambini col cancro. Qui invece si parla solo di baseball e la storia non è poi nemmeno 'sto granché.Ma qual è questa così grande e importante storiona che il film ci racconta?

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"Vedrai, Brad. Ancora qualche kilo in meno e Angelina Jolie sarà mia!"
"Se ne perdi parecchi quella ti adotta come bambino cambogiano, ahah"

Fondamentalmente, quella di Brad Pitt versione top manager di una squadra di baseball che ingaggia un tizio buffo (ma no, non fa ridere), Jonah Hill, che ha un punto di vista differente da tutti gli altri su come condurre una campagna acquisti. Baseball-mercato, è di questo che stiamo parlando. Siete già annoiati?Jonah Hill utilizza un ragionamento di tipo molto matematico ed economico, perché proviene da Yale, e in pratica per lui il valore di mercato di un giocatore vale unicamente per i punti che riesce a fare sul campo. Per lui non contano il carattere o la personalità di un giocatore. Per lui contano solo i numeri.Rivolgendo lo sguardo al calcio, tanto per parlare di uno sport a me, così come credo a diversi lettori, più vicino, giocatori come George Best o Maradona non avrebbero un così grosso valore, sorpassati dai Gattuso scarponari di turno.In pratica, quest'uomo toglie allo sport tutta la magia e lo rende semplice matematica. Numeri. Statistiche.Questa è la storiona del film. Complimenti. E cercano anche di spacciarcela in tutti i modi come una cosa giusta, necessaria. Il futuro che avanza. Una rivoluzione.La rivoluzione sarebbe lo sport gestito come la Borsa? 'Nnamo bene, 'nnamo.

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"Secondo me Jonah ce la può fare. Io però col cavolo che dimagrisco!"

Se il tentativo del film è quello di passare come una possibile risposta alla crisi economica, ovvero un manager che con pochi soldi (stiamo pur sempre parlando di decine di milioni di dollari) riesce a mettere su una (fanta)squadra competitiva, la verità è che la sua mentalità è quella che predilige i numeri alle persone. Esattamente la mentalità degli yuppies brokers rottinculo che hanno mandato a puttane l’economia mondiale. Oh, sì. E che qui provano a fare lo stesso con il baseball, trasformato per l’appunto in moneyball.Su questo film ho letto parecchie critiche positive, ma anche alcune negative che si concentravano però soprattutto sul fatto che questa fosse la solita pellicola sul baseball. Secondo me non è così. Questo è il classico film da Oscar ma non è il classico film sullo sport, che si vede e soprattutto si "sente" davvero poco, quanto una pellicola sull’economia. Laddove film con protagonisti palesemente yuppie come Wall Street 1 e 2, Margin Call o American Psycho non presentano però per forza di cose un punto di vista yuppie, pellicole come questo Moneyball o il mucciniano La ricerca della felicità ci propongono invece personaggi in apparenza outsider al sistema, ma che in realtà ne sono del tutto complici e anzi si rivelano i peggio squali. La cosa negativa non sta nel presentarci questi personaggi, cosa assolutamente legittima, bensì nel cercare di proporceli come gli eroi di turno. È questo che a me non sta bene.

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Il vero Billy Beane. Più Mr. Bean che Brad Pitt...

La morale del film è quindi, almeno dal mio punto di vista, parecchio discutibile. Ma il problema sta principalmente nel come ci viene presentata. Tratta da un libro di Michael Lewis, la sceneggiatura fila liscia dall’inizio alla fine e i dialoghi sono di livello notevole. Non a caso è firmata a quattro mani da due super professionisti presi apposta per conquistare i cuoricini dell’Academy Awards come Steven Zaillian (Schindler’s List) e Aaron Sorkin, premio Oscar lo scorso anno per lo script fenomenale di The Social Network. Con quest’ultimo film c’è qualche assonanza per lo scambio fittissimo e continuo di dialoghi, caratteristica costante del lavoro di Sorkin, gran guru anche delle serie tv (Sports Night, West Wing, Studio 60 on the Sunset Strip). Peccato che argomenti simili vengano trattati in maniera molto diversa.Anche in The Social Network incrociavamo un protagonista piuttosto stronzo, che agiva con i suoi metodi per raggiungere i suoi obiettivi, convinto al 100% di essere nel giusto. Un certo Mark Zuckerberg, lo conoscete? Però il film disseminava dei dubbi, ci presentava anche gli altri punti di vista della controversa nascita di Facebook. La vicenda era vista a 360 gradi. Qui Moneyball, pardon L’arte di vincere, cerca invece di metterci a 90, di gradi, imponendoci il punto di vista unico ed esclusivo del protagonista Billy Beane interpretato da Brad Pitt. E il Billy Beane della realtà tra l’altro non è proprio simile all’attore, quindi affidando la sua parte a Brad Pitt sono stati paaarecchio generosi e fantasiosi. Un po’ come se in un ipotetico film su Calciopoli la parte di Galliani fosse data a Vin Diesel e quella di Luciano Moggi a Michael Fassbender, che tra l’altro il ghigno da bastardo ce l’ha tutto…
Se Billy “Brad” Beane è il gran mattatore, tutti gli altri sono figurine di contorno che stanno ad assistere al suo show personale. E a proposito di show, la nota migliore della pellicola, sempre secondo il mio punto di vista che, al contrario di quello del protagonista del film, è liberamente discutibile, arriva da un pezzo della colonna sonora. In uno dei rari momenti umani di una pellicola glaciale tutta giocata non tanto sul baseball ma su statistiche di tipo economico, a colpire nel segno è la scena in cui la figlioletta di Brad Pitt canta una canzoncina con la chitarra, e cerca tra l’altro da brava Zucchera di turno prova a spacciarla come una sua composizione originale. In realtà si tratta di un motivetto che già conoscevo e che poi, andando a spulciare tra i cassetti della memoria ma soprattutto tra i titoli di coda, ho sgamato: è The Show della cantante australiana Lenka. Beccatevi il video!

Un singolo momento che mi ha ricordato il rapporto di Hank Moody (David Duchovny) della serie Californication con la figlia Becca. Ma è giusto un lampo, pure questo ruffianissimo, ad illuminare una pellicola tanto impeccabilmente realizzata, o meglio “fabbricata”, quanto algida di emozioni.

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"Un sito italiano c'ha stroncati: non capisce un cazzo, quel Cannibal Kid!"

Brad Pitt recita in ogni momento come se stesse guardando in camera e dicesse: “Visto quanto sono bravo, giurati dell’Academy? Non potete non darmi la nomination e magari pure la statuetta”. Un’interpretazione notevole in tal senso, ma il suo personaggio non vive.Con Terrence Malick non c’era spazio per queste stronzate. Brad Pitt in The Tree of Life diventava semplicemente il suo personaggio e poche balle. Qui invece è un divo hollywoodiano che fa un personaggio. Lo fa molto bene, ma non diventa mai davvero quel personaggio. Non so se sono stato spiegato.Philip Seymour Hoffman nella parte dell’allenatore senza poteri è invece decisamente sotto tono.P.S. Mai visto P.S. Hoffman così spento.E Jonah "che visse nella pancia della balena e poi se la mangiò e quindi dimagrì" Hill, che rimane a guardare la partita personale di Brad Pitt per tutto il tempo con in faccia la stessa espressione imbambolata? Per l’ex Superbad, oggi anche autore dell’atroce serie a cartoni animati Allen Gregory (per fortuna già cancellata dalla Fox perché era davvero orribile, provate a guardarla se non ci credete) è arrivata addirittura la nomination all’Oscar come non protagonista. Nel caso dovesse vincere la statuetta, vorrebbe dire che l’arte di vincere l’ha imparata davvero, anche se sarebbe più proprio parlare dell’arte del furto, visto che a me è sembrata una performance anonima e che non riesce mai a togliere le redini del comando al Pitt sovrano di questa pellicola costruita intorno a lui e solo a lui. Però l’Academy Awards ci gode a dare premi del tutto a caso, come l'Oscar a Cuba Gooding Jr… Ebbene sì, è successo pure questo!

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"Te l'ho detto che anche se dimagrivi non diventavi come me..."


Ci sono dei film che riconosco essere poco riusciti, magari non sono perfetti, però hanno anima, hanno carattere e pur con i loro difetti riescono a conquistarmi. Moneyball è in teoria un buon film. Impeccabilmente realizzato. Interpretato in maniera ottima quanto fredda. Con un Brad Pitt che se in ogni momento non recitasse con il pensiero: “Cazzo se sto recitando da Oscar” sarebbe anche bravo. Con tutte le inquadrature al posto giusto ma nessuna che ti faccia dire “To’, che bella inquadratura”. Con una sceneggiatura senza sbavature a parte la quasi totale mancanza di un cuore. Moneyball insomma è un film impeccabile, di quelli precisini da Oscar. Sarà forse per questo che non m’è piaciuto manco pù cazz? O forse perché trovo difficile emozionarmi per l’uomo che ha trasformato il baseball, sport già di suo parecchio noiosetto, in una mostruosità chiamata moneyball?(voto 5,5/10)

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