Magazine Architettura e Design

L'arte in giro per il mondo

Creato il 07 dicembre 2015 da Harimag

Se l’arte nel corso dei secoli si è evoluta, è certo che essa non conosce confini né imposizioni. Spulciando sul web alla ricerca di notizie, mi sono imbattuta in una serie di artisti di diversa nazionalità, ma accomunati tutti dallo stesso obiettivo: fare arte!!! Difficile è stato dover scegliere tra molte personalità e tecniche ben diverse, ma tre in particolare sono i progetti artistici che hanno catturato la mia attenzione e che ho il piacere di presentarvi: Benjamin Shine, Mbongeni Buthelezi e Taxi Fabric.

L’artista e designer inglese Benjamin Shine si serve di tulle e ferro da stiro non per creare abiti, bensì magnifiche opere d’arte, dando vita a dettagliati volti e figure; il tulle si plasma sotto le sue sapienti mani in un gioco di luci e ombre ottenuto tramite la sovrapposizione del tessuto. Dall’intento di imitare, adattandola alla modernità, la concezione dell’arte tipica degli impressionisti, Benjamin ha iniziato la serie di “Tulle Portraits” realizzando il volto di uno dei più famosi pittori dell’arte europea, Rembrandt. La capitale australiana Canberra, ospita fino a gennaio 2016 la mostra di Shine intitolata Dance e costituita dai volti di un uomo e di una donna realizzati utilizzando circa 2000 metri di tulle. I due volti sono inoltre circondati da figure danzanti create utilizzando il medesimo tessuto. “Con questa serie di opere in tulle sto cercando di catturare l’energia del ballo. È l'idea che è attraverso la creatività che siamo plasmati, e poi continuiamo a creare cose, e la danza rappresenta questo”. Benjamin con la sua creatività ha attirato l'interesse di diverse aziende del calibro di Givenchy, The Museum of Art and Design, MTV, Deutsche Bank, Coca-Cola e Google

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Tulle couture piece for Givenchy
 

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Volto di donna alla mostra di Canberra

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Volto di uomo alla mostra di Canberra

Mbongeni Buthelezi è un pittore sudafricano che, a differenza della maggior parte dei suoi colleghi artisti, non utilizza pennelli e colori ma rifiuti: ricicla pezzi di plastica, li taglia e li incolla alle sue tele, creando superfici con sfumature e colori cangianti e servendosi di ben 18 tecniche differenti. La partecipazione a un workshop tenuto da un artista svizzero che utilizzava la plastica come sfondo alle sue opere, lo ha ispirato e spinto ad utilizzare questo materiale largamente disponibile e soprattutto a basso costo. L’impiego della plastica è per Buthelezi un modo per emergere dalla massa: “con acquarelli e altri strumenti tradizionali ho sperimentato a lungo in passato, e sentivo che avevo raggiunto un limite. Non crescevo più. Volevo essere notato e catturare l’attenzione, perché sapevo che quello dell’artista è un lavoro in cui devi essere molto speciale, se vuoi vivere di quello. Alla plastica Buthelezi associa anche una metafora nei confronti della vita, ovvero la capacità di prendere le cose brutte, gli scarti e trasformarli in qualcosa di bello e di nuovo, con una particolare attenzione ai problemi sociali e ambientali. Fare arte, secondo l’artista, spingerebbe a cambiare la propria vita e, per il bene del mondo, contribuire a qualcosa di positivo attraverso il riciclo. Le suo opere hanno ricevuto grande visibilità e apprezzamenti a livello internazionale in occasione delle mostre presso il Museum of African Art di New York, il Goch Museum in Germania e alla biennale di Praga

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Mbongeni Buthelezi 

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Winter in Kliptown - Mbogeni Buthelezi

Infine, un progetto che merita di essere citato è Taxi Fabric, l’iniziativa in cui l’arte viaggia sulle quattro ruote. Grazie a una campagna di crowdfunding, circa 30 designer emergenti hanno rivestito i sedili interni dei taxi di Mumbai, il mezzo più utilizzato nella popolosa città dell’india. I rivestimenti sono stati disegnati basandosi sulle storie personali e sui desideri dei singoli tassisti: grafiche colorate, un misto di linguaggi, immagini e riferimenti culturali tipici dell’estetica indiana. Il progetto è nato per dare visibilità agli artisti indiani e per dimostrare al cittadino medio l’impatto favorevole di un design ben curato, e dell’arte in generale. Tant’è vero che il risultato di questa iniziativa è stato più che positivo: tre artisti su cinque, dopo le prime settimane di lancio dell’iniziativa, sono stati contattati da persone che avevano vissuto l’esperienza del viaggio in uno dei taxi decorati, e di contro, i tassisti hanno registrato un aumento della clientela. Tra i trenta artisti che hanno aderito all’iniziativa, Samya Arif, giovane graphic designer e illustratrice pakistana con il progetto intitolato MONAD, ha basato i suoi disegni sull’idea che Indiani e Pakistani siano essenzialmente le stesse persone, provenienti dalle stesse radici, concentrandosi sui punti in comune e al tempo stesso sulle caratteristiche uniche delle due popolazioni. Per Samya il design può aiutare le persone a capire ed a comunicare meglio, in quanto i sentimenti e i pensieri possono essere convogliati in modo esteticamente piacevole. 

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Samya Arif - MONAD

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Samya Arif - MONAD

Shweta Malhotra, anch’esso graphic designer e illustratore, ha rivestito gli interni di un taxi traendo spunto dall’affollatissima spiaggia di Mumbai, Juhu Beach. Nel suo progetto denominato CHOWPATTY mette in evidenza il ricordo nostalgico di un indiano che, come tanti altri, è cresciuto nella calca di quella spiaggia, riportando sulla tela i colori, l’atmosfera e il caos che la contraddistinguono.

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Installazione dei rivestimenti

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Shweta Malhotra - CHOWPATTY

Pranita Kocharekar, che ha partecipato a Taxi Fabric con il progetto YOU AND I, cattura la frenesia dei cittadini in una città frenetica come Mumbai. Tutti indifferentemente, dall’uomo d’affari al venditore ambulante, sono impegnati a vivere la loro vita che avanza velocemente. Partecipando a Taxi Fabric, l’artista vuole offrire un’esperienza creativa a tutte quelle persone che spendono qualche istante delle loro vita a godersi il viaggio. 

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Pranita Kocharekar - YOU AND I

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Pranita Kocharekar - YOU AND I

Tutti i designer coinvolti in Taxi Fabric sono consapevoli del fatto che il Design in India non è ampiamente riconosciuto, ha una lunga strada da percorrere e poche sono le opportunità che consentono ai giovani di mostrare le loro abilità di progettazione. La situazione molto lentamente sta cambiando e di sicuro un progetto come Taxi Fabric rappresenta un barlume di speranza per il futuro dei giovani designer indiani. 


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