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L'artista che c'è in te - INTERVISTA A SIMONA DIODOVICH

Creato il 06 febbraio 2015 da Linda Bertasi @lindabertasi
Oggi per la rubrica L'artista che c'è in te, incontriamo una donna con un'innato talento e un'anima rara. Ci siamo conosciute per caso e, complice la passione per Manga e Anime, abbiamo scoperto tantissime cose in comune.
Ebbene sì, lo ammetto, sono cresciuta con "Candy Candy" e ancora ne sono perdutamente innamorata. Immaginate la mia gioia nello scoprire di avere il piacere di conoscere Simona che lavorò con la grandissima Manera.
Dovevo assolutamente intervistarla e farvela conoscere. Simona è un'artista poliedrica, coniuga grafica e letteratura in un elisir davvero sensazionale
Ma ora lasciamo a lei la parola.
L'artista che c'è in te - INTERVISTA A SIMONA DIODOVICHCiao Simona, benvenuta nel mio blog. Tre aggettivi per definirti.
Ciao Linda! È un piacere essere qui. Oh mamma, mi metti in difficoltà. 
Direi solare, tenace e imprevedibile. 
Solare perché io di carattere sono sempre allegra e difficilmente sono triste, arrabbiata o altro. 
Imprevedibile perché non amo molto la monotonia, in tutto quello che faccio. Cosa che uso anche nel lavoro, ovviamente, non solo nella vita privata. 
Tenace perché non mi arrendo mai, in casa editrice dove lavoro io tutta la redazione tifa per il mio modo di essere, dicono che è il solo modo per farcela nella vita. Se fossi un cartone animato sarei un gran mix tra una Candy Candy e una Lady Oscar.

Lo studio come Grafica pubblicitaria e il lavoro di illustratrice e fumettista, che vanta ben ventisette anni di esperienza lavorativa. Quando si è accesa in te la scintilla del disegno?
4 Aprile 1978. Eh? Chi può dirti di preciso la data? Solo io! 

Quel giorno, avevo nove anni, eravamo a casa io e mia mamma, papà faceva il secondo turno al lavoro, erano le 18.50 su Rai due trasmettevano "Superman", chiesi a mia madre se mi faceva vedere cosa sarebbe venuto dopo, di regola se c’era mio padre si guardava altro. Così alle 19 guardai la prima puntata di "Goldrake" e me ne innamorai. Ricordo che mi girai, di sicuro avevo gli occhi a cuore, dissi proprio a gran voce “Mamma, da grande voglio fare questo lavoro”. Non ho mai cambiato idea. Adoro i cartoni animati e il mio sogno è sempre stato quello di realizzare un cartone animato inventato da me.

L'artista che c'è in te - INTERVISTA A SIMONA DIODOVICH
Hai lavorato a canale 5 confezionando cover di cd e dvd, hai collaborato con grandissimi nomi tra cui ricordiamo Manera. Cosa ricordi di questa esperienza?
La più elettrizzante della mia vita. Alessandra Valeri Manera non ha mai preso nessuno su raccomandazione, arrivò il mio curriculum con dei disegni e lo tennero in un cassetto per due anni. Avevano appena firmato con la disegnatrice precedente. Due anni dopo mi chiamarono. Era luglio e faceva un caldo terribile. Di pomeriggio squillò il telefono e il mio sogno si realizzò. Adoro quella donna, mi ha insegnato molto: puntualità nelle consegne, professionalità, disciplina. Quello che doveva valere era il tuo lavoro, non da dove venivi, che amicizie avevi, quanto eri simpatica: solo il tuo lavoro. Ogni volta che lavoravo con lei perdevo un kg dalla tensione. Era il tipo che ti spiegava una volta sola quello che dovevi fare, e dovevi capirla al volo. Però ho imparato tantissimo da lei. 

Se sulla mia strada non fosse capitata lei, chissà, magari non sarei cresciuta così. Quando lasciò Canale 5 mi disse, per la prima e unica volta, che possedevo una mano d’oro e che era stata orgogliosa di lavorare con me. Inutile dirti che piansi. Sai quanto mi farebbe piacere che lei sapesse cosa sono riuscita a fare fino ad oggi? Mi ha sempre sostenuto, dicendo che ero brava. Ora non ho più contatti e mi spiace molto. Lei sarebbe di sicuro orgogliosa di ciò che ho fatto in questi anni.

Hai lavorato con Arnoldo Mondadori per ‘Tv sorrisi e Canzoni’ con le cover dei cd dello zecchino d’oro, per la Medusa Video con le cover delle videocassette di Lupin III, persino con la LysoForm per un giornalino per i bambini sull’igiene. Cosa ti hanno lasciato queste sperimentazioni?
Il ritmo del lavoro. 

Sembra stupido da dire, ma un professionista si differenzia da uno che non lo è non dal disegno- anche ovvio- ma non necessariamente dal disegno e dal talento, quanto dalla capacità di creare anche quando non è dell’umore adatto. All’inizio della carriera ogni artista dice “Non sono in vena. Oggi non gira. Non sono ispirato” be’, ecco, quando diventi un professionista corri come un matto sempre dietro le scadenze e non c’è giorno in cui non sei ispirato. Il lavoro va consegnato, e tu lo consegni. Poi ci sono i giorni in cui disegni più velocemente, e sei ispirato, e giorni in cui sei più lenta. Aggiungiamo però anche la soddisfazione, quando con le tue sole forze arrivi lì, sei orgogliosa del tuo lavoro due volte…

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Come fumettista, hai disegnato "Il Dottor Sorriso" per conto della 'Fondazione Garavaglia', che si ispira alla fondazione americana di Patch Adams. Di cosa si tratta nello specifico?
Sono quelle bellissime persone che vanno negli ospedale regalando un po’ di spensieratezza ai bambini malati. Di conseguenza si rilassano anche un pochetto i genitori, che non è poco. Sono bravissimi, e hanno un grande cuore. È un onore realizzare il fumetto. Mi sono creata i personaggi, un bel lavoro di squadra tra me e lo sceneggiatore. Un bel lavoro.Nel 2009, il giornalino al quale lavori “44 Gatti” vince il 'Premio Nazionale Città di Chiavari' come miglior giornalino con i migliori fumetti, per originalità e la realizzazione dei giochi. Parlacene.
Il giornalino ha vinto il premio sì, e lo abbiamo vinto tutti con un ottimo lavoro di squadra. Sembro ripetitiva. Sceneggiatori, disegnatori, illustratori, la redazione, i grafici e persino la segretaria. Quando si lavora bene succedono anche cose così. Ognuno di noi ha messo il cuore nel proprio personaggio per far sì che migliorasse sempre. Giochi, articoli, fumetti, tutto. Non c’è uno migliore dell’altro, abbiamo lavorato insieme. Cosa c’è di più bello che vincere un premio in questo modo?Come grafica pubblicitaria lavori per case editrici e non. Come nasce una tua cover?
Che sia la cover di un libro, di un opuscolo, di un fumetto non ha importanza, durante la realizzazione del lavoro spunta fuori nella mia mente da sola la cover. Dato che il cervello sta elaborando l’intero lavoro mi esce all’improvviso. Poi, disegnandomela da sola, non faccio altro che metterla su carta ed elaborare la parte grafica di getto, poi la lascio decantare un po’ e vado a vedere in un secondo tempo cosa posso migliorare. Ma l’ultimo dei miei pensieri è la cover. Avendo fatto l’intero lavoro sono l’unica che sa come dev’essere, giusta e che catturi l’attenzione. Poi io la disegno e cerco di creare su carta ciò che la mia mente vede. Con lo stesso effetto. Se realizzata graficamente non mi convince del tutto gioco con la cover finché non trovo la soluzione giusta. Ma sono una manica della perfezione per cui magari sono soddisfatta solo quando la scritta è spostata solo di pochi millimetri perché secondo me è così che deve essere… oppure il colore di fondo… i ritocchi sono le ultime cose, l’idea in sé della cover mi esce tranquillamente da sola, magari quando sto camminando, che macino idee su idee… in pratica non è uno sforzo. 

L’unica regola è che non voglio la stessa cover uguale all’altra. Il mio senso grafico me lo vieta. Per cui se cambio genere, anche la cover dev’essere differente e originale.

Se dovessi mettere a confronto case editrici e le esperienze confezionate a Canale 5, quali differenze noteresti e quale delle tue collaborazioni ha contribuito a formarti, professionalmente parlando?
Caspita, questa è difficilissima come domanda. 

Direi tutte hanno contribuito a rendermi ciò che sono ora, sia le negative che le positive. In realtà, avendo la fortuna di potermi gestire il lavoro io mi diverto ovunque, non sono legata a canoni precisi, oltretutto io invento personaggi per cui sono io che decido come disegnarli. Ma se lavori per una casa editrice e devi seguire i lavori di altri sei vincolata in tutto. Dal modo in cui butti su carta la matita del personaggio al colore e resto. Cosa che però non è il mio caso, io invento i personaggi con cui poi devo lavorare, non devo seguire le Stile Guide di nessuno. E be’, a Canale 5 io ero come nel paese dei balocchi, lì disegnavo ciò che amavo di più, mai avuto problemi che tornassero indietro disegni perché non giusti…Se lavoro per i Comuni è ancora più divertente. Hanno un’idea, te la espongono, io realizzo dal foglio bianco tutto il lavoro di scrittura, creazione disegni, colorazione, impaginazione etc., fino a confezionare il lavoro per lo stampatore, e ogni volta cambio stile di grafica e disegno… ogni volta è una sfida. Per cui tutte hanno contribuito a rendermi ciò che sono ora nel bene, e pochissime, nel male. Sono stata fortunata. L’importante è fare bene il proprio lavoro con amore. Il resto viene da sé. 
Quelle pochissime esperienze negative che ho avuto in tutti questi anni hanno solo accelerato il mio lavoro. Perché se lo veda fatto male dagli altri mi viene voglia di sistemarlo da sola. Oggi sono il prodotto di tutti gli anni di buona e cattiva sorte e non è poco.
L'artista che c'è in te - INTERVISTA A SIMONA DIODOVICH
Le cover e la grafica non sono la tua sola passione. Sei anche un’autrice di romanzi. Parlacene.
Mi è sempre piaciuto creare storie, in qualche scatolone devo avere ancora una storia realizzata quando avevo 18 anni per un “fantomatico” cartone animato mio. Avevo scritto la sceneggiatura per il cartone, per cui parlava proprio di inquadrature, campi lunghi , primi piani etc. e ho sempre avuto la fissazione del crearmi personaggi miei nel lavoro. Avevo moltissime storie in testa, il difficile era mettersi lì a illustrarle tutte.
Una notte mi sono semplicemente svegliata, di soprassalto, con una storia in mente. La mattina dopo ricordo che dovevo disegnare, ero in scadenza con i lavori, invece ho aperto un file in word e ho scritto quel pezzo che avevo sognato. È diventato poi "Il mio nome è Carlie". Mi è piaciuto scriverlo. L’ho mandato in giro nelle case editrici, lo hanno preso. E quando la tua mente sa che li puoi scrivere, sembra che le idee escano alla velocità supersonica. Per realizzare la stessa storia a disegni mi ci vorrebbero tre anni, più o meno, per scrivere un libro molto meno, e non dico che il lavoro sia minore, solo meno tempo… ho trovato il modo di raccontare storie più velocemente del previsto. Ora fatico a tenerle in testa, cercano tutte di diventare libri.Il tuo racconto “Sarai con me” viene inserito nell’antologia “La biblioteca dell’immaginario”. Di cosa si tratta?
La ragazza che valutò il mio libro è una scrittrice molto brava che aveva un sito oltre ad avere un’associazione, scrivere libri etc, un giorno mi propose di scrivere un raccontino da 15000 battute per il suo sito. 
Scelsi l’horror fantasy. E accettai subito perché mi piaceva l’idea di sfidarmi, di solito scrivo libri altissimi. Per due giorni io ragionavo e mi muovevo come quel vampiro psicopatico che c’era nel racconto. Alla fine fu inserito nell’antologia “La biblioteca dell’immaginario” e successivamente nel mio libro "Hunters-Luna rosso sangue". Perché mi ero divertita così tanto da creare altre storie, tanto da scrivere un libro intero.

Vuoi lasciare qualche contatto per i lettori o gli autori interessati al tuo lavoro?
Sicuro, ti lascio le due pagine fan.https://www.facebook.com/DiodovichSimonahttps://www.facebook.com/CarliediSimonaDiodovichprima o poi mi deciderò a crearmi un blog, se dico che non ho tempo, tu mi credi?E’ stato un onore grandissimo ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per tutto!
È stato un onore mio. Davvero di cuore grazie. In bocca al lupo a te. Speriamo ci tenga al sicuro fino alla fine.


Ed ora ammiriamo i fantastici lavori di Simona, ce n'è per tutti i gusti! 


L'artista che c'è in te - INTERVISTA A SIMONA DIODOVICH

Teniamo d'occhio Simona e in bocca al lupo per il tuo futuro!!!

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