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“L’Arvedi è la nostra Tav”

Creato il 27 settembre 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

Si mormora, si borbotta, si bofonchia. C’è chi, trasversalmente, bisbiglia in modo autoritario che “l’Arvedi è la nostra Tav”.

Ovvero tale personaggio, col suo seguito obliquo interpartito, conta sulla capacità di Giovanni Arvedi di pagare opere, di realizzarne per Cremona. Dà fastidio l’acciaieria a taluni? Ma è più utile a tali altri.

Inoltre, se va male l’acciaieria, vanno male troppe famiglie. Più di mille capaci di pagare mutui non ce la faranno più. Chi fa la spesa non la farà più. Se così è crisi, togli l’operaio e l’impiegato arvediani e otterrai duplice crisi.

L’acciaieria inquina. Come tutte. Come tutti con le loro auto. Anche le biciclette hanno bisogno di componenti d’acciaio.

Se l’acciaieria va bene, ci saranno più spese nei negozi, o non meno che ora, più persone che risparmiano, che fanno piccoli investimenti in banca, anche di lunga durata. Non  è una bella cosa?

E quel che conta è il bene dei più, non dei meno, o anche il male minore.

Quindi se inevitabile tendenza dell’acciaieria è ampliarsi per aumentare produzione per il bene comune, non resta che lasciare che si ampli.

I due paesi, Cavatigozzi e Spinadesco, quindi, si trovano nella posizione sbagliata. Bisognerebbe spostare i paesi.

La coesistenza è impossibile? Allora se ne vadano, ma non i produttori di benessere generale.

Se ne vadano gli abitanti, non l’acciaieria!


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