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L’assedio

Creato il 09 marzo 2015 da Violentafiducia0

C'è un confine che mi sono imposta di non varcare più. Ed è il confine oltre il quale tu sei interamente tu. Ogni volta che ho provato a superarlo hai tracciato un margine ulteriore, non tanto con l'intento di sfuggirmi quanto per la paura che potessi effettivamente raggiungerti. Se ci fossi riuscita avresti dovuto difenderti, sarebbe stato un assedio, almeno dalla tua prospettiva. Avresti dovuto fare i conti con l'imprevisto, fosse stato pure un imprevisto atteso, un rimedio fittizio a una qualche mancanza.

Per svariati mesi non mi sono preoccupata di questo, né ho rispettato la tua paura o la tua reticenza. Ti ho assediato lo stesso, in silenzio, con dolcezza, simulando docilità e devozione, ma sebbene dolce, un assedio resta un assedio.

In ogni guerra c'è l'aggressore e l'aggredito. A parti invertite, nessuno si riconosce più nel ruolo originario. Chi ha provocato lo stupro? Chi ha violato l'accordo? Nel mezzo della battaglia mi sono chiesta a chi appartenesse la mano che infliggeva il colpo, a chi il sangue.

Oltre quel confine c'è la tua piazzaforte. Le rovine che credi di proteggere sottraendole agli occhi della moltitudine. Così anch'io ho creduto che fossi tu la luce, la ricca città, la seduzione della scoperta, l'archetipo. Ma colpo dopo colpo, resa dopo resa, ho capito che a sedurmi era la possibilità stessa dell'assedio, e che oltre quella fortezza, oltre quel confine protetto e venerato come un idolo, c'erano solo cartapesta e noia.

Vorrei dire che ne è valsa la pena. Ma non è così, non vale la pena. Dimostrare coraggio solo per mostrare d'averlo, ostinarsi nell'impresa per illudersi del suo valore, resistere per acquistare tenacia, niente di tutto questo serve, niente è giusto in sé, nessuna causa è giustificata per natura.

Alla fine di questa guerra non avrà più importanza riconoscere l'aggressore e l'aggredito (o forse l'uno si riconoscerà nell'altro). Alla fine di questa guerra non si conteranno più nemmeno le ferite, gli occhi saranno troppo stanchi. Non festeggeremo le vittorie, non ci daremo colpa per le sconfitte. Non ragioneremo più nei termini del disastro o della conquista. Giaceremo lontani e sprovveduti, esattamente come avevamo cominciato.


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