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L’assenzio…

Creato il 20 ottobre 2015 da Marvigar4

'L'Absinthe',_par_Edgar_Degas_(1876)

Abituati come siamo a parlare da anni di incomunicabilità, di fughe dal mondo reale, di paradisi artificiali, abbiamo dimenticato che l’arte è stata in grado di mostrarci e testimoniare la condizione umana già molto tempo prima rispetto alle analisi psicologiche, sociologiche e letterarie contemporanee. Basti osservare L’Absinthe ou Dans un café, il celeberrimo dipinto di Edgar Degas ultimato nel 1876 e attualmente conservato al Musée d’Orsay a Parigi. I volti dei due personaggi ritratti dal pittore, le posture, l’atmosfera dell’ambiente comunicano qualcosa di più di una semplice solitudine, di un mero smarrimento, sembrano proiettare una lunga e interminabile ombra che supera i cambiamenti dei secoli, del mondo politico, economico, tecnologico, restituendoci lo stesso vuoto, la stessa estraneità delle persone dedite alla dipendenza e alla disperata ricerca di un attimo di illusoria tregua. Degas è andato oltre la realtà del suo tempo, ha anticipato le nuove forme di dissociazione dell’umanità con pochi tratti essenziali: lo sguardo perso e il corpo quasi afflosciato della donna si sono mantenuti intatti per un secolo e mezzo, l’uomo che le è accanto, con gli occhi rivolti altrove, accompagna degnamente l’istantanea della separazione sconfinata tra esseri umani. Le due persone del quadro si sono probabilmente date appuntamento per restarsene sole eternamente, basterebbe correggere l’abbigliamento, sostituire ai bicchieri altri oggetti, quali un laptop o uno smartphone, e la scena parrebbe presa direttamente in un locale del XXI° secolo. Ma non c’è bisogno di una modifica, questa donna e quest’uomo sono sempre vissuti così come ce li ha mostrati Degas nel 1876, con la differenza che prima de L’Absinthe nessuno, o quasi, era riuscito a cogliere il senso pieno di una condizione universale offrendoci l’immagine impietosa che adesso ci turba tanto.

mvg


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