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L’attore Reagan e il politico Reagan: la storia di un liberale tra caccia alle streghe e segregazionismo

Creato il 30 novembre 2015 da Catreporter79

Reagan: C’è stato un piccolo gruppo all’interno dello Sreen Actor Guild che si è costantemente opposto alla politica del comitato direttivo. Questa piccola cricca alla quale ho accennato è stata sospettata di seguire, più o meno, le tattiche che noi riteniamo associate al partito comunista

Mr.Stripling: Direbbe che questa cricca ha tentato di dominare il sinbdacato?

Reagan: Beh, cercando di far prevalere le nostre tesi particolari su vari problemi, credo che dovremmo dire che anche il nostro gruppo tentava di dominare, perché lottavamo altrettanto duramente per far accettare le nostre opinioni

MrStripling: Mr.Reagan, quali provvedimenti andrebbero presi , secondo lei, per liberare l’industria del cinema da qualsiasi influenza comunista?

Reagan: Il 99% di noi sa benissimo quello che sta succedendo e penso che, nei limiti dei nostri diritti democratici e senza mai , neppure una volta, calpestare i diritti che la democrazia riconosce a tutti, abbiamo fatto un ottimo lavoro nel limitare le attività di quella gente. Dopo tutto dobbiamo, almeno per il momento, considerarli come un partito politico. Come cittadino, esiterei ad approvare la m,essa fuorilegge di un qualsiadi partito sulla base della sua ideologia politica. Tuttavia, se fosse provato che un’organizzazionme è agente di una potenza straniera, allora sarebbe tutt’altra faccenda.

Così Ronald Reagan durante un’audizione davanti alla Commissione per le attività antiamericane della Camera dei Rappresentanti. Erano gli anni ’50 e in USA si stava scatenando quella che sarebbe passata alla storia (non senza un tocco di pressapochismo retorico) con il nome di “caccia alle streghe”, ovvero la campagna per individuare e combattere gli elementi sospettati di antiamericanismo nell’industria del cinema.

Il futuro 40esimo Presidente fu interpellato in qualità di direttore dello Screen Actors Guild (SAG), una delle più importanti sigle sindacali del cinema e della televisione statunitensi.

Come si può notare, nonostante la solidità delle sue convinzioni patriottiche ed anticomuniste, Reagan dette prova, davanti alla Commissione, di un atteggiamento equilibrato, non rinunciando all’osservanza dei principi della democrazia, del rispetto dell’altro e delle sue prerogative.

A tal proposito, scrisse Peter Goldman, giornalista del Newsweek : “Il SAG e il suo capo direttore (Reagan, ndr) collaborarono alla purga dei lavoratori del cinema sospettati di essere comunisti: non cercarono di porre fine alle ‘liste nere’, ma soltanto di migliorarle confrontandole con liste segrete non ufficiali, aiutando coloro che erano stati accusati ingiustamente a riacquistare credibilità, e anche offrendo a chi era disposto ad ascoltare amichevoli consigli su come comportarsi per sopravvivere”.

“Vai da Ronald”, era infatti il consiglio che gli attori sospettati di attività antiamericane si sentivano dare nei corridoi degli Studios.

Un ventennio dopo, in qualità di governatore della California, “Dutch”* nominò invece due afroamericani alla commissione statale dei barbieri (l’organismo incaricato di rilasciare le licenze per la categoria). “Mi dicono”- disse Reagan- “che un bianco può rifiutarsi di farsi tagliare i capelli da un nero. Se nomino neri nella commissione, questa discriminazione finirà”.

Risalendo alle due diverse fasi della storia politica dell’ex attore (la prima, quella in cui fu un democratico liberal, e la seconda, quella della scelta repubblicano-conservatrice), gli episodi segnalano una continuità nell’azione democratica del 40esimo inquilino del numero 1600 di Pennsylvania Avenue, aiutando a dipanare quella coltre di manomissioni strumentali e propagandistiche che spesso hanno confezionato un’immagine antistorica e non rispondente al vero di Reagan e del reaganismo.

*Dutch era il soprannome di Reagan, datogli dal padre che considerava il nome Ronald non abbastanza “virile”

Nota: Altra resistente “urban legend” della pubblicistica internazionale, il cosiddetto “edonismo reganiano”. In realtà, Reagan depose il concetto isolazionista della Old Right taftiana e il sostanziale disinteresse nixoniano-kissingeriano verso la tematica dei diritti umani, recuperando, in parte, l’umanesimo wilsoniano. Gli anni del suo mandato videro un trasferimento dell’impegno collettivo dalla sfera politica a quella sociale, ma non e mai un suo esaurimento.



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