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L’Australopithecus sediba contro Darwin, il neo-darwinismo e il gradualismo

Creato il 12 settembre 2011 da Uccronline

L’Australopithecus sediba contro Darwin, il neo-darwinismo e il gradualismoLa scoperta delle ossa di uno scheletro di “Australopithecus sediba” ritrovato in Sudafrica ha fatto letteralmente esultare i neo-darwinisti di mezzo mondo, proprio a conferma del grande bisogno di prove per veder confermate le loro radicali teorie (con ovvi interessi filosofici).

La questione degli “anelli mancanti” tra la scimmia e l’uomo è in realtà un grande problema per chi sostiene che anche la macro-evoluzione abbia seguito gli stessi meccanismi della micro-evoluzione, processi che non possono essere messi minimamente in dubbio (questo per non illudere troppo il movimento creazionista). Non a caso nel novembre 2010 l’Università di New York, attraverso il geologo Michael Rampino, ha dichiarato che «l’evoluzione non è più sostenuta dalla geologia» (cfr. Ultimissima 19/11/10), proprio perché il gradualismo formulato da Charles Darwin non è oggi più compatibile con la storia geologica. E questo è un altro dato di fatto.

La scoperta dello scheletro di cui stanno parlando oggi i quotidiani, utilizzando pure titoloni imbarazzanti come “L’anello mancante nell’evoluzione umana” (cfr. Il Corriere della Sera 9/11/11), è paradossalmente un’ennesima prova contro la tesi gradualista, e quindi contro il perno dell’evoluzionismo darwiniano.

Come riporta correttamente Enzo Pennetta dal suo sito web, la notizia innanzitutto è vecchia, se n’era già parlato nel 2010. Ad esempio su “Pikaia”, il portale dell’evoluzione di Telmo Pievani, si informava della presenza di pareri discordanti. Tim White, paleoantropologo dell’University della California e tra i più esperti in materia, ha considerato questo scheletro solo un esponente tardivo di Australopithecus africanuse ne spiega la motivazione. La stessa posizione pare averla presa anche John Hawks, antropologo dell’Università del Wisconsin-Madison. Dunque l’A. sediba non sarebbe affatto un anello di congiunzione con l’uomo.

Ma se questi scienziati si sbagliassero, andrebbe ancora peggio per i neodarwinisti. Come riporta un equilibrato articolo apparso su “LeScienze” i risultati di questa ricerca «pongono così in dubbio la teoria di un graduale ampliamento del cervello durante la transizione da Australopithecus a Homo». Dove sembrava di vedere la definitiva consacrazione del meccanismo neo-darwiniano, emerge invece un grande ostacolo: si allontana l’ipotesi di uno sviluppo gradualistico del cervello. E i biologi, ricorda Pennetta, sanno che il gradualismo è un punto centrale del neo-darwinismo.

Sintetizzando: 1) l’Australopithecus sediba è una specie di A. Africanus, e allora niente “anello” di congiunzione con Homo. 2) l’Australopithecus sediba è un anello di congiunzione con Homo, e allora la sua scoperta comporta molte difficoltà per l’evoluzionismo neo-darwiniano a causa del suo cervello che non mostra un’evoluzione graduale.


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