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L’Auxilium Torino e il duro impatto con la serie A

Creato il 10 novembre 2015 da Basketcaffe @basketcaffe
Auxilium Torino - © 2015 stopframe Youtube.com

Auxilium Torino – © 2015 stopframe Youtube.com

Si sa che il salto di categoria è sempre una questione delicata che va maneggiata con grande accortezza, per di più se il salto riguarda l’approdo nel massimo campionato e che il palcoscenico più alto nella pallacanestro italiana manca da molti anni. Potrebbe essere inquadrato così il caso della Manital Auxilium Torino. I piemontesi sono tornati in serie A dopo 22 anni di assenza, riportando così il grande basket in Piemonte dopo la retrocessione di Biella e soprattutto all’ombra della Mole.

La società torinese, dopo stagioni in cui si fermava ad un passo dalla promozione, è riuscita ad acciuffare la massima categoria affidandosi ad un coach proprio ex-Biella, ovvero Luca Bechi, riconfermato anche per questa annata. Assieme a Bechi è stato tenuto lo zoccolo duro di questa squadra, composto da italiani di grande esperienza come Giacchetti e Mancinelli, Fantoni e Rosselli, puntando sulla conoscenza del campionato da parte di questi giocatori per raggiungere l’obiettivo della salvezza; e volendo anche dimostrare la continuità nel progetto cestistico che l’ha portata in A. Purtroppo la partenza non è stata delle migliori e Torino chiude la classifica del campionato, assieme a Pesaro, Cantù e Bologna (grandissime del nostro basket, oggi in difficoltà), con una sola vittoria in sei uscite. Le difficoltà della compagine di coach Bechi sono ben evidenti: Torino è la squadra che subisce più punti (84.7) dopo Cantù – parallelamente è quintultima per punti segnati con 71.2 – è quella che concede la più alta percentuale al tiro dal campo, sia da due che da tre (57 e 36.3 rispettivamente), nonchè ai liberi, è terza per palloni persi a partita con 15.7 e quart’ultima per rimbalzi catturati (33.8).

Auxilium Torino - © 2015 stopframe Youtube.com

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Insomma il quadro è piuttosto impietoso, sia offensivamente, ma sopratutto difensivamente, dove i torinesi sono allo sbaraglio. Strano perchè la cattiveria in difesa dovrebbe essere una delle armi delle squadre che lottano per la salvezza: Torino invece presta troppo spesso il fianco alle giocate avversario riuscendo raramente a bloccare la palla sulle transizioni veloci, con rientri sbilanciati e ritardi negli aiuti difensivi. Eppure tra i migliori di questo inizio ci sono i due lunghi, Ivanov e Ebi, assieme a Mancinelli, mentre vanno un pò a corrente alternata i due play Giachetti e Robinson. Si ha l’impressione che qualcosa manchi in questo roster, a livello di opzioni offensive e di atleticità nel backcourt, anche se non va dimenticato che manca l’infortunato DJ White, lungo ex Celtics, e va dato ancora un po’ di tempo ad Andre Dawkins, alla prima esperienza da pro fuori dagli Stati Uniti: questo è sicuramente il momento in cui i senatori della squadra facciano da collante, tirando le fila del gruppo e spronando la squadra a partire dalla difesa per poi migliorare anche il rendimento offensivo.

 

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