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L’Avana. Ritratto di una città di Lorenzo Pini

Creato il 22 agosto 2015 da Ilbicchierediverso

L’Avana. Ritratto di una città di Lorenzo Pini

L’Avana non l’ho mai vista. Come Cuba d’altronde. Per chi ama il sigaro e lo “tratta” credo sia una specie di sacrilegio quanto sto confessando, ma a mio favore posso dire che forse, ma forse, posso farmi perdonare la mancanza dicendo che ho letto molta letteratura cubana. Certo non è la stessa cosa e magari non potrò più riparare al danno fatto, dato che con l’apertura non si sa se Cuba resterà Cuba.
Fatto sta che per viaggiare bastano anche pagine scritte con amore e competenza, e quindi solitamente mi lascio trasportare da queste o meglio da quelle di Lorenzo Pini che sono accompagnate da molte foto.
La città che ritrae è un dedalo di storie, angoli, voci, passione che lascia tramortiti. Dividendo il testo in appena sette giorni (il minimo sindacale per conoscere una città), sono stato accompagnato attraverso ogni piccola fessura di un tessuto sociale e storico che racchiude in sé il compartir , la fuga, la dignità e la grandezza di un luogo unico e della sua gente.
C’è molto da dire, troppo, perché il quantitativo di notizie e consigli che vengono offerti dallo scrittore è immenso: ce n’è per tutti, dagli amanti dei sigari a chi vuole interessarsi del Rum, dalla religione sincretica al cibo, dalla storia della fondazione della città stessa (con i suoi piani urbani e la 7° nel 1837 a vantare un convoglio ferroviario funzionante nel mondo, ben prima della mamma Spagna) alla tipica architettura.

Tutto lo scenario che si apre davanti agli occhi leggendo è un flusso continuo, costante, che riporta a un solo pensiero: nulla è fermo e anche se non lo vedo anche se attorno a me c’è immobilità, qualcosa preme, si divincola, vive. Il tempo è congelato, bloccato in un semplice gioco di passato mai trascorso, con il futuro che incombe dal cielo, dal mare, ma che viene osservato con occhi bonariamente diffidenti.

Fascinazione da novellino? Può darsi, ma sono convinto al 100% che chiunque leggerà il libro, magari con un bagaglio di conoscenza dell’Avana pluriennale, non potrà non cadere nella trappola del “Ah, questo non lo sapevo!”…
Pini ha scovato l’anima della città, l’ha per un attimo sintetizzata in una porzione da contenere tra le mani e ce l’ha offerta, sapendo che nel momento stesso in cui lo faceva, tutto riprendeva la sua dimensione innaturale e irrefrenabile.

Alex Pietrogiacomi
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