di Maddalena F.
Chi sono questi eremiti? Come vivono? Perché hanno fatto una scelta di vita così radicale? Che cosa li attira e li tiene lontani dal mondo? Di che cosa vivono? A queste e molte altre domande l’autore risponde raccontando tredici storie di tredici persone (uomini e donne) molto diverse fra loro, ma tutte accomunate da almeno due cose: la ricerca del silenzio – coltivato come spazio intimo e veicolo di relazione con gli altri e l’Altro (inteso come entità superiore, di quasiasi religione) – e la felicità. Sì, perché – dice Antonioli – tutti loro hanno “uno sguardo dolce, intenso, trasparente” e appaiono soddisfatti della scelta fatta.
Con semplicità e garbo, lo scrittore narra le esperienze vissute: tra queste, anche alcune con eremiti legati a tradizioni induiste, buddiste e sufi (le confraternite del mondo islamico)…
Ad esempio lo sapevate che sulle alture dell’appennino Ligure, tra Altare e Savona, esiste l’unico tempio indu d’Italia? Io no! L’ho imparato da questo libro, che mi ha colpito perché è scritto soprattutto con il cuore: il giornalista si fa pellegrino e rimane nello stesso tempo affascinato e intimorito dagli incontri che fa.
Alla fine della lettura, rimane un gran senso di pace e il desiderio di trovare, anche nelle grandi città e nella caotica routine quotidiana, un po’ di quel silenzio che tanto colma l’esistenza dei protagonisti. E forse anche una punta di invidia (in senso buono) per la loro felicità, fatta di povere cose, ma ricca di grande spiritualità.
Un eremo è il cuore del mondo, di Francesco Antonioli
(ed. Piemme, 2011, pp. 220, ISBN 9788856613605)