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L’EGITTO e i nuovi Faraoni

Creato il 05 luglio 2013 da Maria Carla Canta @mcc43_

mcc43

Con questi argomenti 
il capo delle forze armate e Ministro della Difesa generale Abdel Fattah Al-Sisi ha occupato il 3 luglio la sede della televisione, ha chiuso varie televisioni e a sorpresa anche la  qatariota Aljazeera, ha deposto Mohammad Morsi, primo presidente eletto secondo i dettami delle democrazie rappresentative, sospeso la Costituzione, contemporaneamente designandone  il presidente Adly Mansour a nuovo capo dello stato, in attesa delle elezioni da indire dopo la modifica della Costituzione stessa.

Golpisti

L’annuncio del nuovo corso è avvenuto in televisione; intorno al generale Al-Sisi un variegato parterre. Il papa Copto Tawadros II, l’Imam capo Ahmed El Tayed dei Sunniti e Mohammad Al Baradei, (autoproclamato?) portavoce delle opposizioni laiche. Sinergia  del voltafaccia dell’esercito, della rivalsa delle forze minoritarie e della novità: il movimento dei Tamarod  e della loro petizione on-line in quattro lingue (!) per chiedere le dimissioni di Morsi che ha raccolto, secondo le fonti, 17 o 20 milioni di firme (in rete!).

Ecco i  Tamarod: 

Tamarod team !

A prima vista il gruppo di punta   rammenta il cast di un serial televisivo.  I Soros’s Boys? Dalla rivoluzione “nata in Facebook” del 2011 alla “petizione on-line” del 2013,  il destino dell’Egitto corre nell’internet.

Poche voci osano definire l’operazione ciò che è: golpe militare, messo in atto mentre migliaia di persone  manifestavano per Morsi, ma gli occhi del mondo erano affascinati dalla spettacolare manifestazione degli oppositori del Cairo.

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Nonostante  le oceaniche dimostrazioni in Piazza Tahir e l’ultimatum di 48 ore dato dai militari a Morsi per dimettersi, ovviamente rifiutato contestualmente alla proposta di formare un nuovo governo di larghe intese con le opposizioni, altrettanto ovviamente rigettato, il golpe ha colto tutti di sorpresa.
Massimo imbarazzo per Obama, cui la legge americana vieta di fornire aiuti   economici e militari a governi nati con un golpe,  e infatti questa parola non l’ha pronunciata e la tiene sospesa sulla testa di Al Sissi. Presto il ritorno al sistema costituzionale o gli aiuti non verranno erogati.

L’Arabia Saudita, nota per la sua passione dei golpe in casa altrui, ha esultato, molto meno il Qatar che a Morsi aveva dato larghi appoggi; da vedere se questo tornerà a raffreddare i rapporti fra le due potenze petrolifere.
Morcef Marzuki, del partito Ennahda legato alla Fratellanza Musulmana, e presidente della Tunisia condanna il golpe, ma un settore dell’opposizione comunica di voler seguire le orme degli egiziani fondando un movimento Tamarod tunisino.  Parole di condanna  anche dalla Turchia.

Soddisfatto, molto inopportunamente, il presidente della Siria Bashar Al Assad; se finora il suo esercito gli è rimasto fedele, nulla garantisce che una parte almeno possa staccarsi rivelando ciò che l’occidente spera: l’uso di armi chimiche. Vero o no, in politica basta affermarlo per dar luogo all’ intervento militare che finora si è esitato a realizzare.

Gli inquieti sono, era prevedibile, gli Israeliani e i Palestinesi di Gaza. Morsi si era adoperato nella crisi del novembre 2012, portando Hamas e Israele al cessate il fuoco. Ora gli accordi, così come gli aiuti che Morsi erogava a Hamas, sono appesi a un filo che già inizia a spezzarsi. Già il giorno 4 i mezzi dell’esercito hanno iniziato la distruzione dei tunneldi Rafah dove transitano gli aiuti vitali   per   1.800.000 palestinesi della striscia.
Imbarazzante e sottaciuto dai media  l’applauso  dei Salafiti di Nabil Naim appartenente all’organizzazione della Jihad Islamista Egiziana che nel 1981 aveva assassinato il presidente Sadat.

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Come ha potuto in un anno Morsi scivolare dai boati esultanti della piazza il giorno dei risultati elettororali (giugno 2012, 51% contro il 48% dell’ avversario, ex primo ministro di Mubaraq) alle urla del più viscerale  rifiuto?
Gli osservatori obiettivi sapranno elencarne gli errori ed evidenziare le trame ostili, quelle che seguono sono solamente alcune mie impressioni.

—- Una parte almeno della società egiziana soffre di scarsa memoria. Coloro che ringraziano l’esercito e festeggiano hanno rimosso le loro stesse proteste, durante il periodo di transizione fra la caduta di Mubarak e le elezioni,  per gli atti di straordinaria brutalità. Centinaia di manifestanti civili sono stati processati in tribunali militari e condannati a lunghe detenzioni, donne sottoposte a una forma di violenza personale chiamata “test di verginità”, e il caso di una ragazza spogliata e picchiata in strada dalle forze di sicurezza.  Dimenticato il massacro di Maspero, nell’ottobre 2011 caddero più di venti persone, per il quale sono stati condannati due ragazzi copti anziché , come chiesto dalle organizzazioni civili, i vertici dell’esercito che diedero ordine di sparare sulla folla.

— Le sporadiche ma continue manifestazioni di protesta sono spesso sfociate in atti di violenza che hanno offerto pretesti al FMI per negare all’Egitto la concessione del prestito richiesto.L’approvazione era altresì soggetta a una serie di dure riforme economiche imposte dal Fondo Monetario e che questo avrebbe provocato ulteriori proteste era cosa nota. Uno nodo che stringerà ogni futuro governo, come ieri strinse Morsi.

—  Morsi, forse inebriato dal successo in diplomazia internazionale, alla quale probabilmente non tutti attribuivano la stessa importanza, aveva commesso il grave errore di dichiarare – o così è stato interpretato il provvedimento legislativo – il Governo al di sopra della Corte Suprema.  Uno sfidante atteggiamento di conquista di posizioni preminenti dei Fratelli Musulmani ha certo contribuito a esacerbare il clima, creare scontri di potere, causare dimissioni di membri del governo e suscitare ritorsioni della Corte Costituzionale che rifiutò la ratifica della Costituzione. La stesura della Carta aveva una forte impronta islamista, tuttavia venne approvata dal referendum popolare del dicembre scorso, fra le proteste dei cristiani e della corrente ancora legata a Mubarak.

— Recentemente Morsi si era schierato contro Assad, e  alcuni scrivono abbia ipotizzato un intervento militare che l’esercito, invece, non vuole, e non aveva mosso un dito quando un’alta autorità egiziana aveva ingiuriato l’Islam Scita, cui appartengono gli Hezbollah libanesi e l’Iran.

L’Egitto ha un grande territorio alle spalle della metropoli alla quale tutti guardiamo, identificando Piazza Tahir con l’intera popolazione. Morsi e gli altri leader dei Fratelli Musulmani provengono da zone rurali e sono privi , a causa di decenni di ostracismo, dell’esperienza politica per cogliere il complesso degli interessi e coinvolgere le forze di opposizione. Sono l’unico movimento politico in dimensione ormai storica, con una base elettorale negli strati più poveri del paese e una dirigenza emersa dalla borghesia, ma in un anno  sono riusciti a crearsi ogni sorta di nemici.

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In ambito internazionale si confondono spesso gli islamisti con gli jihadisti, e i Fratelli Musulmani contemporanei non praticano jihad, non sono fondamentalisti ma tradizionalisti. Distinzioni non  fatte nella propaganda anti-islamica innegabilmente in atto da anni. Non è improbabile che l’effetto secondario ma non casuale sia allargare le fratture nella comunità musulmana, con il rischio di una guerra interreligiosa fra Sciti e Sunniti. Uno sguardo generale alle reazioni dei nostri media e di siti che si occupano di politica internazionale evidenzia uno scarso sdegno per  il colpo di stato militare, mentre traspare un evidente grado di soddisfazione per l’uscita di scena dei Fratelli Musulmani, l’unico “partito” d’ispirazione religiosa ad aver vinto delle elezioni democratiche.

Potrebbe avere sul piano dell’informazione un maggior gradimento Mohammed Al Baradei, e non è improbabile che venga incaricato di formare il governo. Nel suo passato un Nobel per la Pace ottenuto dall’International Atomic Energy Agency oltre a lunghe permanenze negli Stati Uniti e in Europa. Si potrebbe perfino supporre che un governo di Al Baradei sia la volontà  degli Stati Uniti per conferire alla situazione anormale una parvenza  “normalizzata” .Secondo il Manifesto del 4 luglio (articolo firmato da Giuseppe Acconcia) e RT , Martedì 2 luglio, prima che scadesse l’ultimatum dell’esercito a Morsi, Chuk Hagel, segretario della Difesa americano, ha avuto un colloquio telefonico con il generale Al Sisi.

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Quale atteggiamento uscirà da queste “larghe intese” militari, clericali, laici
verso i Fratelli Musulmani?

Adly Mansour  dopo il giuramento ha dichiarato diplomaticamente “i Fratelli Musulmani sono parte dell’Egitto, cittadini come gli altri”.  Occorrerà osservare il rapporto tra le parole e i fatti che gli saranno concessi dai militari, a partire da quella che dovrebbe essere una richiesta immediata: definire con precisione le violazioni della legge commessi dagli arrestati. Per ora tutto ricorda lo scenario libico delle incarcerazioni arbitrarie.
Per giustificare la detenzione di Morsi, in isolamento all’interno del Ministero della Difesa,  si va dal  dover rispondere di una fuga di detenuti durante le dimostrazioni anti-Mubarak all’aver insultato i giudici”. Per i trecento leader  dei F.M l’accusa è genericamente l’incitamento alla violenza.
Bene sottolineare che un messaggio dell’ex-presidente invitava a protestare pacificamente e che ciò è avvenuto in molte città, sebbene in qualche caso scontri e vittime vi siano stati . I report lacunosi, vista la chiusura di molte televisioni e il controllo militare su quella di stato, non ne spiegano la dinamica. 

 A Nasr City,  nord del Cairo,  i sostenitori di Morsi sono dispegati da giorni  - circondati  dai blindati delle forze dell’ordine –  e contano che alla preghiera del mezzogiorno vi siano mobilitazioni in tutte le città. Secondo una coalizione islamica dovrebbe essere il “Venerdì del Rifiuto”.

Il 5 luglio sarà un giorno  cruciale per intravedere le sorti immediate del paese,
e non sarà facile orientarsi nella superficialità  o voluta disinformazione.

Nel guardare al futuro non si dimentichi che l’Egitto, con i suoi 83 milioni di abitanti, esercita un traino culturale preminente nel mondo arabo ed è un paese che ospita varie comunità di  fuoriusciti e rifugiati da altre nazioni del Nord Africa . E’ indubbio che questo golpe qualche effetto in tutta l’area lo eserciterà; il  ruolo geopolitico dell’Egitto è  ampio e al centro di due aspetti critici: l’esportazione di petrolio e gas e la questione di Israele. Aggravandosi, la sua crisi  non potrà non avere conseguenze dilaganti.

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raccolte multilingue  articoli   sull’ Egitto:

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