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L’elemento predominante e’ il conflitto

Creato il 17 settembre 2014 da Conflittiestrategie

I primi indiziati della cosiddetta “instabilità internazionale” sono gli Stati Uniti. Questo è vero ma lo è solo parzialmente perchè sono all’opera dinamiche divaricanti che sfuggono alla volontà delle singole formazioni particolari.

Gli Usa rifiutano di prendere atto della conclusione di un ciclo che li ha visti a lungo protagonisti e resistono alla perdita di egemonia mondiale con metodi spregiudicati, particolarmente efferati, eppure, credo, non sempre efficaci. L’insicurezza regna sovrana quando il panorama diventa indeterminato e si procede a tentativi e successivi ripensamenti per addivenire ad una strategia più coerente ed organica, confacente alla percezione dei nuovi scopi.

Tuttavia, a parte questi aspetti soggettivi è bene che si sappia che la precarietà generale diventa un fattore oggettivo in una fase storica in cui la conflittualità tra gli agenti strategici mondiali viene rimessa in moto dall’accorciamento dei differenziali di potere tra le potenze.

Inevitabilmente, in questo gioco di arretramenti ed avanzamenti tra gli attori mondiali, si aprono degli spazi che qualcuno cerca di occupare e questo contribuisce ad accrescere la lotta per emergere dei vari concorrenti.  Sta di fatto che gli Stati Uniti non intendono retrocedere oltre certi limiti sullo scacchiere globale e per preservarsi in cima alla piramide internazionale ricorrono alle cattive maniere. Qualsiasi pretesto può essere utile a relativizzare la loro decadenza e frenare il raggiungimento degli obiettivi degli antagonisti.

L’islamismo oltranzista, per esempio, è un epifenomeno che scaturisce da tali cause sovraordinate, avvolte in una nube di retorica universalistica ormai insostenibile, di cui gli Usa si servono per trascinare tutti in un pantano geopolitico. L’Isis è una creazione dell’atlantismo, una sorta di sentinella lasciata a presidiare un certo teatro non più gestibile ricorrendo a logiche e collaborazioni superate dagli eventi, per far fronte, col caos inibente ciascuna parte, alle sfide lanciate sul campo da elementi estranei all”alleanza occidentale.

Il mondo ad una dimensione viene scomposto da spinte centrifughe che innescano nuove geometrie di potere e rendono incerte le relazioni tra entità geografiche in ridislocazione negli spazi planetari. Mutano i rapporti di forza tra le potenze e si disgregano i vecchi equilibri basati sulla attrazione gravitazionale occidentale.

Il pianeta entra in una fase di distruzione creatrice che destruttura le sue condensazioni sistemiche, i suoi apparati di controllo pubblico e le architetture istituzionali (ed economiche) grazie alle quali l’agire collettivo era stato “normalizzato” ed incanalato funzionalmente per decenni. A

nche le forme ideologiche di questi edifici sociali perdono credibilità e degenerano in comportamenti contraddittori che stridono con i percorsi epocali. Difficile al momento capire tutte le evoluzioni. Abbandonate, dunque, le vostre convinzioni collaudate perchè dove stiamo andando non ci sono strade segnalate e percorsi precisamente mappati. Sicuri saranno esclusivamente i conflitti ai quali potrebbe seguire un altro ordine mondiale.


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