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L’emancipazione dal corredo ricamato: storia di una wannabe skater

Creato il 18 febbraio 2014 da Olga
L'emancipazione dal corredo ricamato: storia di una wannabe skater

Due cose mi hanno detto quando mi hanno avvertito che il sogno di vent’anni sarebbe finito. La prima, è che a un certo punto tutti si sposano. La seconda, è che le amiche che diventano madri impazziscono.

Della seconda ne ho avuta un’esperienza marginale con mia sorella, che è poi rinsavita. Quindi conto che si possa rinsavire.

Della prima ne ho avuta diretta esperienza giovedì scorso, quando (per dire come direbbe mia madre) “la mia amica” (non importa chi, è sempre “la mia amica” “ma, chi?” “come chi? la mia amica” “ok”) mi ha guardato negli occhi con emotività e disincanto e mi ha detto: “mi sposterò in quella città dove lui abita. “Baby sei pazza, lo conosci da un mese, ti sei fatta paranoie con l’uomo che effettivamente era della vita fino a farti piantare e quindi”. “quindi farò un figlio”.  Ho provato a chiedere  conforto al tavolo a fianco, c’erano due ragazze, potevano farmi da palo. “Eh no, la capisco. Anche io sai conosco un tipo da 15 giorni ma scapperò con lui in India e avrò un figlio.” Ho un’altra amica che invece si è fatta rinchiuedere in un albergo da un uomo che le ha promesso che la sposerà. E poi, in tutto questo, nell’Italia dei commenti, dei governi non eletti, di persone disposte a uccidere per avere l’ultima sulla migliore crema spalmabile, o sul destino finale di Rachida di Masterchef,  io, dico, IO sarei fuori perché voglio andare in giro con lo skate. O perché costringo i miei convitati a cena a mostrarmi i piedi tra antipasto e dessert.

E poi c’è il corredo. Vi pare possibile che fingiamo l’emancipazione, quando siamo ancora legate alla questione corredo che le nostre madri hanno ricamato, intessuto ecc. Hey. Non sto dicendo che le madri non lo dovevano fare il corredo. Dico che che lo devono mollare prima del matrimonio, così i miei ospiti si possono asciugare le mani con asciugamani di lino con scritto in rosso O.M.  Ok io la capisco pure mia madre: non me lo vuole mollare perché vuole che ci sia un’altra persona che se ne prenda cura. Ha paura che lo lavi male, che non lo stiri, che lo bruci, che lo utilizzi per dipingere o per farmi la tinta ai capelli.

Difficile dirle: almeno così qualcuno lo userà. Il punto è che quel qualcuno che mi ha ricamato il corredo non lo ha fatto perché potessi  utilizzarlo, ma per essere sempre presente nel talamo nuziale. Insinuarsi in una coppia con la presenza di madre. Lavarsi le mani e pensare a come coppia a mia madre. Cambiare lenzuola e pensare come coppia a mia madre. Invasione, follia, intrusione: le madri.

 

“mamma senti, ti chiamavo per chiederti se mi dai il corredo”

“no”

“da ieri sono lesbica, non mi posso comunque sposare”

“ti puoi sposare in Spagna”

“ok”

“Ok”

Cioè, in fin dei conti, ho ormai quasi 30 anni, possiamo dire con certezza che i punti salienti di quest’anno saranno 1) quando mi regaleranno lo skate e 2) me ne andrò in giro a mezzanotte d’agosto d’estate con le quattro ruote a conoscere degli skaterventenni di 45 anni e 3) quando mi farò un tatuaggio con un cuore sul braccio, in onore della vecchia professoressa di latino. Se in tutti questi momenti potessi portarmi dietro una pezza di lino con ricamato in rosso O. M. per ossigenarmi le sbucciature, per asciugarmi il sudore che lacrima sul mio tatuaggio a forma di cuore, per asciugare la fronte degli altri skaterventenni di 45 anni, diciamo che potrei anche chiudere un occhio sulla precarietà e tutto il resto di cui si dice sopra.

Mentre faccio skate questa estate a Milano a mezzanotte ascolto sicuramente questa. Sì, Greta Garbo di vanità.


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