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L'Emilia Romagna è anche terra di mafia.

Creato il 30 gennaio 2015 da Bernardrieux @pierrebarilli1
Si, l'Emilia Romagna è anche terra di mafia. Lo è da decenni. Non è una realtà dove le mafie hanno un controllo "militare" del territorio, bensì dove le mafie fanno i loro affari, quelli illeciti e quelli nell'ambito della cosiddetta 'economia legale'.
Gli arresti dei giorni scorsitra Reggio Emilia, Parma e Piacenza scoperchiano una realtà con cui bisogna fare i conti.
<<Alla fine della cena Pagliani (consigliere comunale di FI a Reggio Emilia -ndr) parla con la fidanzata al telefono intercettato>> leggo su Il Fattto Quotidiano << "Mi hanno raccontato (Nicolino e Gianluigi Sarcone, Alfonso Diletto, Alfonso Paolini e Giuseppe Iaquinta-ndr) le testimonianze pazzesche su tangenti che le cooperative si facevano dare da loro per raccogliere dei lavori”, dice il politico. “Ho saputo più cose stasera che in dieci anni di racconti sull’edilizia reggiana! Perché questi sono la memoria dell’edilizia degli ultimi 30 anni!” Poi Pagliani spiega: “Cioè è difficile trovare un edificio dove non ci siano stati un po’ di cutresi a costruirlo!”Parte della classe politica e imprenditoriale, centrata per lungo tempo su un monopolio impenetrabile e spregiudicato, ha garantito quel terreno fertile per permettere alle cosche di trovare uno spazio sicuro per i propri affari.
"E' importante non dimenticare che criminalità organizzata non è solo violenza, estorsioni, omicidi, ma è sopratutto nelle realtà come la nostra, penetrazione nella economia legale e nel mercato attraverso il riciclaggio del denaro".
Esistono molti modi di affrontare il problema dell'infiltrazione della criminalità organizzata a casa nostra, qui,  nell'addormentata bassa padana. 
 Cristian Abbondanza e Enrico D'Agostino, senza   mai cadere nella retorica ma raccontare fatti, nomi, circostanze, collegamenti della criminalità organizzata     partendo dalla premessa iniziale, hanno raccontato nel loro libro "TRA LA VIA EMILA E IL CLAN",  una verità da troppi taciuta: "è attraverso lo strumento dell'appalto e sopratutto del subappalto che l'economia legale viene pesantemente infiltrata e condizionata da quella illegale". Una brutta storia. Dai dati della Procura Nazionale Antimafia, raccontano,  in Emilia-Romagna,  a partire dagli anni ottanta, hanno messo radici potenti organizzazioni criminali. Riassumendo, se oggi 'Ndrangheta, Cosa Nostra, Camorra, Sacra Corona Unita fanno strutturalmente parte dell'economia dell'intero territorio regionale, non è un caso. Questo è potuto accadere perché quando vi è un monopolio nella gestione del potere politico ed economico come quello che abbiamo conosciuto nella "rossa" Emilia-Romagna,  il sistema si incancrenisce. Se poi osserviamo quello che è successo nelle cooperative edilizie emiliano-romagnole, dove il potere politico era strettamente collegato, o addirittura un tutt'uno, con il potere economico, il corto circuito è devastante. Non è finita. Quando amministratori pubblici, funzionari comunali, progettisti, costruttori, gestori delle principali imprese di servizi e di attività commerciali, sono espressione del medesimo "gruppo", la commistione di interessi si fa sistema e piega, senza alcuna resistenza, l'interesse pubblico a quello del "gruppo". Drammaticamente, se vuoi fare impresa o semplicemente lavorare, o sei dentro questo sistema ed esisti o sei fuori e non esisti. Per entrarvi o restarvi occorre stringere un patto di accettazione del ricatto. Quello emiliano è un modello basato sulla cooperazione e la cooptazione. Al centro della vita sociale stanno le relazioni e l'appartenenza ai  gruppi di pressione. Ciò avviene perché si è accettato che venisse. Stringere patti con le mafie, attraverso uomini-cerniera, ed accettare che i loro capitali  attivando una commistione di interessi significa anche il venir meno della trasparenza e la correttezza della pubblica amministrazione da un lato, e dall'altro il mercato è bloccato, chiuso.In questo contesto, succede, è successo, che le mafie si fanno direttamente parte del sistema politico ed economico.Il "sistema" emiliano è proprio questo.  Si, gli arresti tra Reggio Emilia, Parma e Piacenza scoperchiano una realtà con cui bisogna fare i conti.(cp)http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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