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"L’Energia della Guarigione"

Da Risveglioedizioni
Risveglio Edizioni, Libri, Spiritualità, Meditazione, Medicina, Cosmologia, Arte, Filosofia, Ufologia, Federico Bellini, Ambra Guerrucci, Osho, TV Tutti possiamo guarire. Il potere curativo è in noi da sempre. Non dobbiamo ascoltare chi dice il contrario, ma essere sordi alle parole di chi non crede possibile la nostra guarigione. La fede – in qualsiasi cosa – è forse una delle armi più potenti al mondo. Tutti gli esseri viventi possiedono in sé un potere di guarigione naturale, innato e illimitato, conferito loro dalla forza vitale: nient’altro è che l’energia che li anima. Di Claudia Rainville
Si tratta di una sorta di corpo sottile che funge da doppio eterico o da matrice per quello fisico e interviene nella moltiplicazione cellulare dell’embrione affinché ogni parte, proprio come l’organismo intero, acquisisca una forma e la conservi. Contemporaneamente è il fattore di coesione tra le cellule e la forza motrice che sincronizza, orchestra e armonizza tutte le attività fisiologiche per mantenere il corpo in omeostasi (o equilibrio). Regola il nostro bioritmo tra i periodi in cui siamo attivi (simpaticotonia) e in riposo (parasimpaticotonia). In seguito a un trauma (fisico o psicologico), questa forza mette in campo tutto quanto possibile per riparare i tessuti danneggiati, cicatrizzare le ferite, irrobustire le ossa, aumentare la funzione di un organo eccetera. Al momento dell’aggressione da parte di agenti nocivi o sostanze tossiche, questa forza gioca un ruolo protettivo mettendo in opera una rete di difese nel corpo (sistema linfatico e immunitario). La forza vitale non solo conserva l’organismo in vita, ma contribuisce a ridare la salute a chi è malato. In questo caso utilizza gli stessi mezzi impiegati in tempi normali, ma in modo più intenso, rapido e talvolta persino violento. Per farlo, intensifica i processi di eliminazione delle tossine (vomito, diarrea, espettorazioni, febbre e sudorazione intensa) o procede a una produzione supplementare di globuli bianchi o rossi per facilitare la guarigione di una parte; oppure induce stanchezza fisica per favorire il riposo e la rigenerazione organica. Può anche far nascere una voglia intensa di alimenti ben precisi per ovviare a una carenza. Dato che lo scopo primario è animare e mantenere in vita il corpo, non potrà mai lavorare contro di lui o in opposizione alle leggi fisiologiche. I mezzi che mette in campo per guarire l’essere umano sono quindi sempre utilizzati in maniera intelligente e benefica. Quelli che definiamo sintomi sono per lo più soluzioni biologiche – trattenute da questa forza – per aiutare uno dei nostri organi o farlo guarire. Quando la forza se ne va, la materia perde la sua organizzazione, il corpo si decompone e sopraggiunge la morte. Senza forza vitale non potrebbero esserci né guarigione né forme di vita. Il celebre biologo René Dubos scrisse, nella prefazione al libro di Norman Cousins scrive: «I medici del passato conoscevano così bene il potere dell’organismo da avere la meglio sulla malattia e inventare la bella espressione vis medicatrix naturae, ovvero potenza guaritrice della natura. È così efficace che la maggior parte dei disturbi si risolvono da soli. La scienza medica tenta di affrettare il processo e crea talvolta più problemi di quanto avesse lasciato libertà di azione all’energia di guarigione. […] La medicina moderna diverrà veramente scientifica quando dottori e malati avranno appreso a gestire le forze del corpo e dello spirito che sono all’opera nella vis medicatrix naturae». Quali fattori agiscono in sinergia  con l’energia di guarigione? Ci sono tre fattori essenziali: • La volontà di guarire; • La fede nella propria guarigione; • Un obiettivo preciso da raggiungere. La volontà di guarire Questo desiderio ci stimola, inducendoci a intraprendere delle azioni per uscire dalla situazione. Crea in n oi un’apertura che ci permette di trovare delle risposte, di incontrare persone adatte ad aiutarci. Talvolta la sofferenza e la disperazione vissute sono così grandi da toglierci la voglia di continuare e si vede la morte come liberazione definitiva. In questi momenti potrebbe essere utile dirsi «Dai, vedrai che passa! Hai avuto momenti felici e ne avrai ancora, non è che una prova da superare… e la supererai». Quando incontro persone così demoralizzate, di solito rispondo così: «Lasciarsi andare non richiede alcuno sforzo, ce ne vuole molto di più per rialzarsi, ma in questo sta la differenza tra vivere e lasciarsi morire». Un malato che mi dice di essere pronto a fare qualsiasi cosa, pur di ritrovare la propria salute, dimostra la giusta volontà di vivere e guarire. Questa determinazione ha talvolta bisogno di incoraggiamento perché non si esaurisca. Un giorno, una donna malata di cancro mi consegnò una sua storia: C’era una volta una corsa di rane. L’obiettivo era arrivare in cima a un’alta torre. Molti si riunirono per vederle e incitarle. La gara ebbe inizio, ma in realtà pochi credevano che gli animali potessero raggiungere la sommità e i commenti che si sentivano erano sempre del genere: «Poverette, che pena, non ce la faranno mai!» Le rane iniziavano a dubitare di riuscirci, tranne una che si arrampicava senza sosta. E i presenti ripetevano: «Poverette, non arriveranno mai!» A mano a mano quelle si diedero per vinte, eccetto la solita, che continuava ad arrampicarsi. Alla fine tutte desistettero, a parte questa rana che, sola e pagando uno sforzo enorme, raggiunse la cima della torre. Le altre si chiedevano come avesse fatto; una le si avvicinò per domandarle come fosse riuscita a terminare la prova, e scoprì che era sorda. Non ascoltare le persone che hanno la pessima abitudine di essere negative, perché cancellano le speranze migliori dal tuo cuore! Ricordati del potere che hanno le parole che senti o leggi. Sii positivo. Rimani sempre sordo quando qualcuno ti dice che non puoi realizzare i tuoi sogni o che hai poche possibilità di guarire. Ho acquistato una ranocchietta che ho fatto recapitare alla mia paziente accompagnata da una frase: Tu sei la mia rana vincente. Questo oggetto divenne per lei un importante sostegno, perché ogni volta che lo guardava pensava: “Ci riuscirò, arriverò dove devo arrivare, anche se in questo momento è difficile. Forse non so né quando né come, ma guarirò di sicuro!”. Spesso propongo questa frase a un mio assistito, dicendogli di pronunciarla a voce alta e più volte, finché ne sarà convinto. Se ripetuta con impegno, ha come effetto di stimolare l’energia di guarigione e guidarci verso tutto ciò che può aiutarci. La volontà di guarire significa dire «sì» alla vita. Mi ricordo di un uomo malato di Aids. Non si era sentito desiderato da sua madre né durante la gestazione né alla nascita. Tutta la sua esistenza era stata una serie di rifiuti che gli avevano impedito di dire veramente di sì alla vita. Lo aiutai a comprendere che la donna non rifiutava lui, ma la situazione che viveva. L’ho spinto a liberarsi di questo sentimento di non accettazione che percepiva di continuo, a donarsi il diritto di esistere, ad accettarsi e amarsi. Tutto questo ha avuto notevoli ripercussioni favorevoli sulla sua salute. È interessante osservare che quando si è compreso qualcosa di veramente essenziale per la nostra vita, ci si ritrova, talvolta, a doversi confrontare con una prova, una sorta di esame per verificare di avere effettivamente capito. Qualche mese dopo il lavoro svolto insieme, l’uomo fu colpito da pneumopatia e indebolimento generale dell’organismo. Non aveva più la forza di abbandonare il letto. Ed è stato allora che gli sono tornate alla mente le mie parole: «Vuoi vivere?» Immediatamente ha compreso che la nuova reazione del suo corpo era dovuta alla vita che gli poneva questa domanda. Allora rispose come se si rivolgesse veramente all’esistenza stessa: «Sì, sì, lo voglio». In quel momento sentì anche la sua voce interiore che gli diceva: Se vuoi vivere, alzati dal letto! Gesù disse al paralitico: Lascia il tuo giaciglio e cammina! E con queste parole intendeva: «Se vuoi veramente guarire, imbocca questa direzione, fai qualcosa. Smettila di piangere per il tuo destino, convinciti che quello che vuoi sarà possibile». Si crede che Cristo lo abbia guarito, ma non sarà forse l’avere infuso nell’uomo la fede nella guarigione ad aver messo in movimento questa capacità? Il mio paziente ha detto ad alta voce: «Sì, sì, voglio vivere». Pronunciando queste parole ha attivato il potenziale dentro di sé, potenziale che gli ha dato la forza di alzarsi, reagire e guarire. Fiducia nella propria guarigione Che si sia atei o credenti, tutti noi abbiamo fiducia, o fede in qualcosa. Potrebbe essere un ideale, una persona, una forza o un prodotto. Mia nonna era affetta dalla malattia di Parkinson. Sono cresciuta con lei fino all’età di 6 anni, ma anche negli anni successivi abitavamo vicine. L’aiutavo nei lavori di casa. Un giorno sono andata a prendere appositamente per lei, dalle suore di clausura, un nastrino rosso con la scritta Sacro Cuore di Gesù. Tutte le volte che teneva in mano quel nastro non tremava, ma quando lo posava il tremore riprendeva subito, tanta era la sua fede nel Salvatore. Mia madre invece si affidava a san Giuseppe: quando aveva un  problema lo implorava e tutto si risolveva a colpo sicuro. Questo non faceva altro che rafforzare la sua fede in lui. Spesso ci si rivolge a una persona cara che è morta. Mia sorella mi ha raccontato che, quando sua figlia stava per partorire, venne presa da una paura fortissima e iniziò a implorare la nonna affinché l’aiutasse. Un’ora dopo nacque la bambina. «La nonna mi ha aiutata!», mi disse lei. La fede in questa donna che amava molto aveva messo in moto energie meravigliose. Altri invece ripongono la loro fiducia nella preghiera. Louise Ran Liang, autrice del libro A Way of Hope, racconta la lotta che ha ingaggiato per guarire dal cancro al seno. Dopo aver subìto svariati trattamenti dolorosi, le avevano proposto un trapianto di midollo. Dopo questo intervento provava dolori così forti da credere di non farcela. È allora che si è ricordata di un verso della Bibbia: Dio ci guiderà attraverso la valle dove domina l’ombra di morte. Si mise a pregare, domandando di essere aiutata a uscire viva da questa prova. Aveva paura che le venisse la febbre, che avrebbe significato l’inizio dell’infezione. Senza nemmeno sapere come, riuscì invece a mantenere una temperatura normale. Una notte un’infermiera le chiese: «Qual è il suo segreto?» Con un sorriso debole, rispose: «La preghiera, solamente la preghiera». E tu, in chi (o in cosa) credi? Si tratta di una domanda molto importante, perché quello in cui si ha fede sarà d’aiuto per guarire. Per contro, gli elementi che ingenerano dubbi o reticenze freneranno la nostra energia riparatrice. È facile comprendere l’importanza della fiducia in un farmaco o un trattamento: questo tra l’altro spiega perché una cura può essere efficace per un paziente e del tutto inutile per un altro. All’età di undici anni avevo consultato una guaritrice per un orzaiolo. Non avevo mai dubitato un secondo delle sue capacità: il modo in cui mi aveva accolto, la completa gratuità del suo gesto mi avevano subito ispirato grande fiducia. Quella volta il risultato fu talmente positivo che in seguito, ogni volta che un puntino giallo tentava di emergere dal bordo di una delle palpebre, mi bastava ripensare a quella persona perché venisse ricacciato indietro. Mia madre ci raccontava che uno dei suoi zii aveva la capacità di fermare la sensazione di bruciore che segue una scottatura. Appena uno di noi si bruciava, lei diceva: «Pensa a zio Bidou!», e funzionava sempre. Eppure costui era un vecchio alcolizzato, che ha passato metà della sua vita ubriaco. In un determinato periodo della mia esistenza ho sofferto di acufene. Tutto quanto leggevo sull’argomento non era affatto incoraggiante. Si diceva che da questo disturbo non si guarisce mai e che il risultato migliore che si può sperare di ottenere è conviverci. È stato allora che mi sono ripetuta, con convinzione: «Non so quando, non so come, ma passerà!». Poco tempo dopo, ho ricevuto un’email da una guaritrice: era così convincente nel vantare i propri successi che decisi di prenotare una seduta. Lavorò per oltre un’ora su di me, convinta di una buona e definitiva riuscita. Nonostante il mio atteggiamento aperto, non avevo più la fede che provavo da piccola perché ormai ero certa che, fino a quando non si fosse identificata la causa ponendovi rimedio, il disturbo si sarebbe ripresentato.Lei poteva riallineare il mio corpo energetico, ma sapevo anche che esso sarebbe stato di nuovo decentrato non appena la causa dell’acufene fosse stata riattivata. Il trattamento infatti non riuscì a risolvere il problema. Poi mi recai da una specialista di agopuntura che mi fissò numerose sedute, assicurandomi che quella era la soluzione finale. La cura mi portò un po’ di sollievo, ma nulla di più. Avevo tanti buoni motivi per scoraggiarmi, cedere e ammettere che quanto avevo letto corrispondeva al vero. Eppure conservavo ancora intatta la mia fede che prima o poi sarei guarita. Ci sono riuscita completamente quando ho identificato la causa ponendovi un rimedio. La fiducia nella guarigione non deve essere necessariamente cieca, ma risultare in sintonia con il nostro modo di pensare, con la nostra verità profonda. Nel Vangelo si ripete spesso che Gesù disse: Vai, la tua fede ti ha sanato. Ma cos’è in realtà questa fede? Essa va oltre il credere in qualcosa, è un’energia che mette in moto le forze dentro di noi in grado di compiere i «miracoli». Tutti i fenomeni prodigiosi che si sono realizzati in seguito all’incontro con un essere dalle alte frequenze vibratorie o in un luogo abitato da una di queste creature sono in realtà atti di una fede che, riprendendo le parole di Cristo, è in grado di spostare le montagne. Sono stata io stessa testimone di diverse guarigioni considerate miracolose, ma che in realtà erano la prova dell’esistenza dell’illimitato potere energetico presente in tutti noi. Il vero guaritore è in noi! Ognuno di noi ha in sé l’energia per guarire. Questa energia viene attivata dall’incoraggiamento, dai pensieri positivi, dalla volontà, dalla sicurezza e dalla fiducia nella possibilità di stare di nuovo bene. Le prognosi e i pronostici negativi, lo scoraggiamento, la disperazione, la tristezza, la rinuncia ci tolgono la forza di cui il nostro corpo ha bisogno. Automaticamente ingigantiamo gli aspetti su cui concentriamo l’attenzione. Impariamo a osservare quello che va bene ed esserne grati piuttosto che considerare solo ciò che non funziona. E ricordiamo sempre: la medicina cura, ma è il corpo che guarisce! Fonte: www.artediessere.com

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