Magazine Attualità

L’EPOPEA NURAGICA #shardana #tursha #filistei #sardegna

Creato il 12 maggio 2013 da Albertomax @albertomassazza

hjhjPremetto: ciò che segue non ha pretese scientifiche, in quanto il sottoscritto non è un archeologo e, anche se lo fosse, allo stato attuale, non esistono sufficienti riscontri per stabilire una ricostruzione certa di quanto avvenuto in Sardegna nel corso del II millennio a.C.. Le miei ipotesi sono basate su studi universitari e da semplice appassionato di letteratura archeologica comparata, con particolare attenzione per il periodo nuragico.

Nella prima metà del III millennio a.C. si sviluppò una civiltà nel sud della penisola arabica, negli attuali Oman e Yemen, che chiamerei convenzionalmente Yam (e da questo nome deriverebbero quelli dei due stati appena nominati). Erano pastori, agricoltori, minatori, guerrieri all’occorrenza, ma soprattutto abili navigatori. Questa fu la loro fortuna, in quanto li mise nella condizione di essere un fondamentale trait d’union tra le più floride e avanzate civiltà monumentali del periodo: Egitto, Mesopotamia e Valle dell’Indo. Secondo gli studi (piuttosto rari, a dire il vero), gli Yam sfruttarono la loro abilità marinara e si arricchirono con i commerci. In particolare, nei rapporti con la Valle dell’Indo, dovettero sperimentare la navigazione d’alto mare. Gli Yam edificarono villaggi con abitazioni e strutture circolari e torri troncoconiche, come quelle dei siti di Bat, Al-Khutm e Al-Ayn , patrimonio Unesco dal 1988. Intorno alla metà del II millennio, probabilmente a causa delle ingerenze degli egizi, determinati a commerciare direttamente con Mesopotamia e Indo, i villaggi vennero abbandonati e gli Yam migrarono verso nord. Un’eco di questo esodo  potrebbe essere il racconto biblico di Abramo che, col padre Thera (tenete a mente questo nome), da Ur dei Caldei si spostò prima verso Harran, in Turchia, e successivamente verso Canaan.

Stabilitisi a ridosso delle coste sud-orientali del Mediterraneo, gli indigeni mediterranei ribattezzarono gli Yam col nome di Tursha, i costruttori di torri, da cui deriverebbero molti toponimi, come Turchia e Tiro. I Tursha tentarono di riprendere i commerci marittimi, ma le loro intenzioni si scontrarono con il predominio esercitato dai cretesi su tutto il Mediterraneo orientale.  Impossibilitati a reggere la concorrenza degli organizzatissimi cretesi, i Tursha dovettero ripiegare verso l’occidente, trovando in Sardegna il terreno ideale per le loro attività. Nell’isola era presente una cultura millenaria diffusa in tutto il territorio, la Cultura di Ozieri , con la quale i nuovi arrivati, dopo iniziali contrasti, si fusero. A sancire questa fusione e la patria ritrovata, eressero una Ziqqurat a Monte d’Accoddi, tra Sassari e Porto Torres. La cultura protonuragica di Monte Claro sarebbe il frutto del nuovo ordine.

Alcuni secoli dopo, anche l’isola fu investita dai massicci flussi di popolazioni indoeuropee che da tempo stavano interessando l’Europa Mediterranea e l’Asia Minore. I nuovi arrivati portarono in Sardegna la Cultura del vaso campaniforme e una propensione marcata alla belligeranza, con micidiali strumenti da guerra quali il carro trainato da cavalli. La Cultura di Bonnanaro sarebbe ascrivibile ai nuovi arrivati. Gli indoeuropei, i Shardana della tradizione, ebbero gioco facile nell’ottenere il predominio sul territorio, grazie alla loro superiorità militare, tanto da costringere i costruttori di torri ad edificare dei veri e propri castelli per i loro principi. I Tursha furono costretti alla sottomissione o al ripiegamento verso le zone meno interessanti per i nuovi padroni. I Shardana sfruttarono l’abilità dei Tursha nella navigazione e colonizzarono tutto il Mediterraneo occidentale, a scopo prettamente commerciale. Nonostante le attività comuni, le due popolazioni rimasero distinte per tutta la durata della civiltà nuragica.

Nel XIV sec. a.C., gli Shardana, ormai autonomi nella navigazione d’alto mare, iniziarono a compiere spedizioni in Egitto in cerca di bottino, in compagnia di altri popoli indoeuropei stanziatisi in Libia e in Sicilia. Probabilmente, fondarono degli avamposti nelle vicinanze del delta del Nilo, tanto che la loro presenza nelle memorie egizie divenne costante, almeno per i successivi due secoli. Ramsete II fu talmente impressionato dalla loro abilità guerriera da irreggimentarli come mercenari per la battaglia più importante dell’antichità preclassica, contro gli Hittiti, a Qadesh, in Siria. E’ molto probabile che, sotto Ramsete II, gli Shardana ottennero di edificare una loro città ad est del delta, Pelusio, da cui presero il nome di Pheluset, Filistei, che, difatti, nelle pitture egizie si differenziano dagli Shardana per l’elmo piumato (probabilmente furono gli inventori di questo copricapo che tanta fortuna ebbe, fino all’età moderna) e per la barba posticcia simile a quella dei faraoni. Il nome Pelusio offre una gamma di richiami etimologici, esclusivamente indoeuropei, tutti calzanti: pelasgico, palude, polis.

A questo punto, gli Shardana organizzarono una larghissima coalizione di popoli che incluse, tra gli altri, oltre ai Libici e ai Siculi, Achei, Lici, Teucri e Tursha, i cosiddetti Popoli del mare che tentarono a più riprese la conquista dell’Egitto, per poi ripiegare verso Ugarit e l’impero Hittita. L’Iliade non sarebbe altro che il resoconto mitico e poetico dello scontro tra questa coalizione e gli Hittiti della costa anatolica.  I Popoli del mare sono ampiamente documentati in testi e pitture egizie, dalla metà del XIV secolo alla metà del XII. In particolare, i Tursha, fonetizzati dagli egizi in Teresh (ricordate il padre di Abramo?), sono raffigurati come neri con un copricapo troncoconico.

Successivamente, gli Shardana fondarono dei piccoli regni tra l’Anatolia e il Caucaso (Sardi, Urartu). I Filistei si insediarono, battezzandola, in Palestina. La vecchia patria, la Sardegna, rimase spoglia di abitanti che non poterono opporre resistenza alla colonizzazione dei Fenici che, dal 1000 a.C., iniziarono a frequentarne intensamente le coste. Gli Shardana ripiegarono verso l’interno dell’isola, i Tursha verso la Gallura e da qui portarono avanti degli scambi intensissimi con i Villanoviani delle coste toscane e laziali, fino a sovrapporsi a essi, costituendo, in virtù della loro superiore civiltà, la classe egemone della nascente civiltà Etrusca.

Ripeto, nessuna pretesa scientifica in ciò che ho scritto, ma vorrei evidenziare una mia considerazione: una simile ricostruzione darebbe una spiegazione agli enigmi della Sardegna nuragica e prenuragica, in particolare alla Ziqqurat di Monte d’Accoddi, alle suggestioni bibliche dei bronzetti e alle similitudini tra nuragici ed etruschi.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :