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L’era dell’Acquario e l’Aikido (seconda parte)

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 16 marzo 2013  Autore: Alessio Candeloro

L’era dell’Acquario e l’Aikido (seconda parte)Vincere se stessi è un concetto importante promosso dal Budo. A mio avviso significa non andare troppo di fretta, non bruciare le tappe poiché volere, ad esempio, il grado cintura nera non è deprecabile come desiderio, purché rimanga un obiettivo e non un’ossessione. Siamo entrati nel 2013, un nuovo anno in cui speriamo (come ogni anno) sia pieno di belle cose, soddisfazione, felicità e buoni propositi. Ovviamente non tutto andrà come vorremmo ma starà nelle difficoltà la spinta per uscire dalle situazioni negative e cambiarle a nostro vantaggio.

Ciò che mi auguro io, e auguro anche a te, è un 2013 ricco di budo, magari condito da belle sudate sul tatami, da una pratica non solo tecnica bensì basata sui principi che amiamo divulgare tramite questo blog, nel dojo e soprattutto nel quotidiano. In questi mesi (scampati alle profezie dei Maya!) alcuni sostengono l’ingresso nell’Era dell’Acquario (altri dicono che sarà nel 2117, altri ancora nel 2600). Prendiamo per buona la prima ipotesi e che quindi, dal famoso 21/12/12, siamo entrati in questa Era: Era di cambiamenti, dell’amore e di nuove consapevolezze. Tutto quello che descrive l’Era dell’Acquario mi porta istintivamente a pensare all’Aikido. Quest’arte così permeata di comprensione, fiducia, armonia, fratellanza e amore… mi fa pensare che questo sia il primo anno di un’Era che possa dare una scossa, un cambiamento, una nuova linfa vitale all’aikido.

Giorni fa leggevo un vecchio articolo dell’amico aikidoka Marco Rubatto sul fatto che a Iwama (localitá giapponese in cui è nata la prima scuola di aikido) ci sono ben tre Dojo a distanza ravvicinata che offrono tre splendidi esempi di aikido tecnico ma, a livello dei principi che questa arte marziale si prefigge, c’è qualche cosa che non funziona…. Quindi se lì, in Giappone, nella stessa Iwama dove O’Sensei si era ritirato c’è questo “brutto” esempio di arte della pace come possiamo noi fare meglio? Questi tre Dojo si sono divisi per incomprensioni, rivalità o per altri motivi  sconosciuti ma a noi resta il messaggio negativo che hanno dato al mondo, si sono divisi quando ciò che è stato insegnato loro (in alcuni casi da O’Sensei in persona) è l’unione, la fratellanza, il superamento delle differenze.

Sarebbe davvero bello se le parole di O’Sensei divenissero realtà:

che lo spirito dell’aikido si diffonda in tutto il mondo e si diventi tutti una grande famiglia.

Magari dall’aikido potrebbero partire molte cose utili anche a chi dell’aikido non ne ha nemmeno sentito parlare o chi lo confonde sempre con qualche altra arte marziale… o che l’aikido fosse solo Steven Seagal! Ci vorrebbe un cambiamento nell’aikido? O forse dobbiamo solo ricordarci di vincere noi stessi? Il vincere noi stessi potrebbe portare al cambiamento, prima in noi stessi poi con qualcosa che interagisce con l’aikido degli altri e si diffonde. Il cambiamento potrebbe essere davvero interessante e stimolante per l’intero panorama aikidoistico. Vorrei davvero poter interagire con tutti, di qualsiasi stile di aikido senza problemi di sorta, senza preoccuparmi se uno è iwamista, aikikai, tendo ryu o altro. In fondo siamo tutti aikidoka, seguiamo i principi dello stesso fondatore. Certo le differenze tra noi ci sono, nessuno le vuole negare, ma non sono così insormontabili; la prova l’abbiamo avuto nel 1° Aikido Blogger Seminar tenuto pochi mesi fa a Torino. Tre maestri, o meglio tre amici, si sono incontrati sul tatami per praticare tra loro e con chi voleva e poteva partecipare.

L’era dell’Acquario potrebbe davvero essere un buon auspicio per l’aikido se davvero tutti quanti ci ricordassimo da dove arriviamo, da dove siamo partiti e come eravamo quando siamo saliti sul tatami la prima volta. L’aikido potrebbe cavalcare davvero l’onda dell’Era dell’Acquario e farci un ulteriore regalo, quello di unirci tutti quanti più di quanto non lo siamo già. E così tutte quelle ore passate a sudare sul tatami non saranno solo un mero allenamento per conseguire un grado o una cintura ma un’opera per migliorare noi stessi e il mondo.

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