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L’erotismo CineKult, tra califfi cornuti, sexy infermiere e zie disinibite

Da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Come in seguito all’uscita cinematografica de Il Decameron (1971) di Pier Paolo Pasolini non tardarono a farsi vivi i primi tentativi di emulazione che provvidero a far sviluppare il sottogenere poi definito “decamerotico”, non mancarono di generare imitazioni neppure i due successivi lavori del cineasta di origini bilognesi: I racconti di Canterbury (1972), tratto da Geoffrey Chaucer, e Il fiore delle mille e una notte (1974), che cominciò ad abbracciare un’ambientazione orientaleggiante.

Ed è proprio alla moda su celluloide lanciata da quest’ultimo titolo che appartienequando_i_califfi_avevano_le_corna Quando i califfi avevano le corna (1973), che, diretto dal livornese AmasiPeccati a VeneziaDamiani, è la collana CineKult curata dalla rivista Nocturno per CG Home Video a riscoprire su supporto dvd.

Non a caso, riporta come sottotitolo Le favole erotiche delle mille e una notte la oltre ora e mezza di visione che, con un comparto femminile comprendente la tedesca Margareth Rose Keil, la Pia Giancaro poi sposatasi con Sforza Ruspoli e RosemarieSalon KittyLindt, pone al proprio centro il Califfo di Baghdad, cornificato dalla moglie e, per questo, deciso a scatenare la sua ira sull’intero gentil sesso, accogliendo ogni giorno una vergine del regno nel proprio letto ed eliminandola dopo aver trascorso la notte con lei.

Infatti, non sono assenti uccisioni e donne frustate con violenza prima che il tutto tenda a prendere una piaga maggiormente ironica dal momento in cui, attiratosi l’odio da parte del popolo e divenuto impotente, l’uomo viene conquistato da Sheerazade, ovvero Giorgia Tani, figlia del Visir che, intenta ad arrestare la catena di morte, si offre di passare una nottata insieme a lui e gli racconta una particolare novella.

Con un’intervista di ventuno minuti all’autore della colonna sonora Giacomo Dell’Orso quale contenuto speciale,l_infermiera_di_mio_padre è sempre CineKult a recuperare in digitale L’infermiera… di mio padre (1975) di Mario Bianchi, il cui sexy nome di punta è quello della Daniela Giordano eletta Miss Italia nove anni prima della realizzazione del film.

È proprio lei ad incarnare l’avveniente infermiera tedesca grazie alla quale si ristabilisce il principe di Leuca Don Gualtiero alias Francesco Mulé, colpito da un ictus che lo ha ridotto in carrozzella durante una “escursione” all’interno di una casa chiusa ma che decide di continuare a fingersi malato per giocare un brutto scherzo alla compagna fedifraga.

Ma è a Filippo Maria, sciocco figlio di lui con le fattezze di Enzo Monteduro e sposato ad una infedele e spesso nuda consorte cui concede anima e corpo la Maria Pia Conte de L’orgia dei morti (1973) e La rivolta delle gladiatrici (1974), che spetta buona parte del lato comico dell’operazione; non priva di travestimenti e, addirittura, sedute spiritiche ed appartenente alla schiera di derivati “minori” delle più note commedie sexy delle professioni – dalle insegnanti alle poliziotte passando, appunto, per le dottoresse e le infermiere – che hanno provveduto a regalare notorietà, tra le altre, a Gloria Guida ed Edwige Fenech.

E, rimanendo sempre nell’ambito del catalogo della label interessata alla Settima arte di genere nostrana, con_la_zia_non_è_peccatosegnaliamo anche Con la zia non è peccato (1980) di Giuseppe Pulieri, sicuramente il più audace (in fatto di scene di sesso) dei tre lungometraggi.

Non a caso, pare che esistano una versione soft e una insertata di dettagli hard della pellicola in cui la pornodiva Marina Frajese ricopre il ruolo di Gloria Lamborghini, la quale, costretta a rientrare in Italia dall’America per risolvere una questione legata alla vendita di un terreno, giunge nel paesino della Sicilia dove risiedono la cognata rimasta vedova Antonia e il figlio di questa, Saro, rispettivamente con i volti di Antonella Antinori e Pietro Aiello.

Ma, sebbene la prima sia quella proposta dal disco in questione, decisamente spinta appare la lunga sequenza lesbo che vede impegnate le due; come pure non eccessivamente casta risulta la copula tra la Frajese ed un  Alex Partexano degli esordi.

Al servizio di una tarda variante sul tema delle avventure erotiche in famiglia lanciato da Grazie zia (1968) di Salvatore Samperi, in quanto la disinibita Gloria, ovviamente, non manca neppure di rivolgere le proprie attenzioni al giovane nipote, ancora inesperto in fatto di gioie sotto il lenzuolo.

Insomma, amanti del bis da schermo, qui c’è di che godere!

Francesco Lomuscio


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