Guerre e rivoluzioni vanno e vengono, monarchi e Primi Ministri si susseguono, ma la Summer Exhibition resta una delle assolute certezze dell’estate londinese – con Wimbledon e i Proms e la pioggia.
The Royal Academy, Burlington House, London. 2015 © Paola Cacciari
Nata nell’anno in cui Napoleone viene alla luce ad Ajaccio e il Capitano James Cook sbarca in Nuova Zelanda, la Summer Exhibition non manca dalla Capitale dal 1769 e nei 246 anni della sua esistenza è rimasta un potente barometro per misurare il polso della situazione dell’arte contemporanea Britannica, e in questo nulla è cambiato dal tempo in cui Turner e Costable nel 1832 trovarono le loro tele appese l’una accanto all’altra scatenando (se non era già accaduto prima) una delle più plateali rivalità della storia dell’arte moderna. Ma il motivo di tanto successo non sta nel fatto che Turner, Constable e i Preraffaelliti hanno visto le loro opere appese alle pareti della famosa istituzione poco meno di un paio di secoli fa, quanto nella sua formula rivoluzionaria che rende questa esposizione unica nel mondo dell’arte. Per qualche settimana infatti, le opere di maestri di fama mondiale sono “democraticamente” esposte accanto a quelle di illustri sconosciuti che sperano di diventare il Damien Hirst del futuro. Uno degli obbiettivi principali dell’Accademia infatti, sin dalla sua fondazione nel 1768 era proprio quello di istituire una grande esposizione annuale aperta ad tutti gli artisti di merito e al pubblico pagante. E ieri come oggi, tutte (o quasi) le opere esposte sono in vendita, con tanto di prezzo dovutamente indicato nel catalogo. E come in passato, il 30% dei proventi è destinato al finanziamento della Scuola della Royal Academy dove nascono, crescono e sono lanciate nel mondo dell’arte le future generazioni di artisti.
Gallery III of the Summer Exhibition 2015 (c) David Parry, Royal Academy of Arts
Per poche centinaia di sterline pertanto, chiunque può tornare a casa con un disegno di un artista emergente o (per qualche centinaia di sterline in più) con una stampa dell’immancabile Tracey Emin, la ragazza terribile di Margate diventata famosa nel 1999 il suo letto disfatto e che nel 2011 ha scambiato il suo anticonformismo con un ruolo come artista associata della Royal Academy – il che dimostra ancora una volta come gli antagonisti di ieri, con l’età (e un discreto conto in banca), finiscano per trovarsi incredibilmente a proprio agio nel mainstream di oggi.
Quest’anno la mostra è coordinata dall’artista concettuale irlandese Michael Craig-Martin, famoso per aver coltivato talenti come Gary Hume, Sarah Lucas e il suddetto Damien Hirst, e che insieme ad un comitato costituito da artisti e architetti (come vuole la secolare tradizione dell’Accademia) ha selezionato circa 1100 opere da esporre sulle pareti di Burlington House, sede della Royal Academy, e che in una spettacolare rottura con la tradizione, invece del solito bianco abbagliante sono state dipinte in gioiosi toni di turchese, rosa confetto e blu cielo.
Michael Craig-Martin CBE RA unveiling a new site-specific artwork by Jim Lambie for the Summer Exhibition 2015 © David Parry, Royal Academy of Arts
Che Craig-Martin fosse un artista fuori dalla norma era un fatto risaputo – almeno da coloro che conoscono i suoi pictorial readymades che mostrano oggetti d’uso comune come un iPhone che, estrapolati da fotografie, sono disegnati e colorati con gli stessi colori accesi ed esagerati che decorano le sale centrali della Royal Academy. Ma la sua personalità eccentrica e innovativa non si esaurisce in questo esercizio di imbiancatura, ma è palpabile nell’atmosfera totalmente insolita e (perché no?) decisamente edificante dell’edizione di quest’anno. E sebbene la pittura continui a regnare sovrana, con diverse opere dello stesso Craig-Martin presenti in varie sale e di Norman Ackroyd, non mancano grandi nomi della scultura come Anish Kapoor, Mimmo Paladino e Anthony Gormley e progetti e modelli di divinità dell’architettura come Renzo Piano e Zaha Hadid, oltre a numerosi disegni e stampe e una sala interamente dedicata alla fotografia.
Grayson Perry tapestry, London. 2015 © Paola Cacciari
Da un Budda creato con grucce di ferro da David Mach ad un coloratissimo arazzo di Grayson Perry, dalle peculiari installazioni di ferro rugginoso di Ron Arad agli immancabili (e stranamente rassicuranti nella loro normalità) omaggi al Venezia dipinti dall’onnipresente Ken Howard, la Summer Exhibition è tutto questo: un miscuglio di nomi famosi e di perfetti sconosciuti, del tradizionale e dell’eccentrico, del piccolo e del gigantesco, del bello e dell’assurdo dove le opere più disparate lottano per contendersi l’attenzione dei presenti. Soprattutto non occorre essere esperti di arte contemporanea per godersi questo pezzo di storia culturale della Capitale: basta la piccola guida alle opere in mostra, una biro per scribacchiare nomi che si finirà per dimenticare all’uscita e una buona dose di curiosità.
By Paola Cacciari
Pubblicato su Londonita
Fino al 16 Agosto 2015,
Summer Exhibition
Royal Academy,
Burlington House, Piccadilly, London W1J 0BD
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