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L’età dei mondiali: Uruguay, 1930

Creato il 07 giugno 2014 da Simo785

L’età dei mondiali: Uruguay, 1930

A cura di Joan Leo

Quando Robert Guérin nel lontano 1904 riuscì ad unire alcune federazioni nazionali creando la  Federazione Internazionale del Football (FIFA) già aveva in mente un torneo aperto alle rappresentative nazionali, ma era probabilmente troppo avanti con i tempi e infatti il primo torneo di calcio che la FIFA riuscì ad organizzare fu quello delle Olimpiadi di Londra del 1908.

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Il vero momento di svolta ci fu in occasione del torneo olimpico del 1924, quando cioè a Parigi partecipò per la prima volta una delle nazionali sudamericane più forti del momento, l’Uruguay. Da quelle parti si giocava un torneo continentale già dal 1916, in Europa giungeva un’eco flebile delle imprese della squadra uruguaiana e ben pochi avevano elementi sufficienti per valutare l’esatta portata tecnica di quella squadra. Fu un trionfo: l’Uruguay vinse facilmente il torneo e ciò oltre all’ammirazione e agli applausi portò anche le prime polemiche, legate soprattutto al reale “status” dei calciatori sudamericani. Ci si chiedeva, infatti, se giocatori che potevano permettersi di stare lontani da casa e dai propri posti di lavoro per così tanto tempo fossero realmente dilettanti, come imponeva il regolamento olimpico. Se lo chiesero con una certa veemenza anche le Federazioni britanniche che, per protesta, nel 1926 fuoriuscirono dalla FIFA. Ma tant’era, e l’Uruguay bissò il successo anche nell’edizione successiva, quella del 1928.

Intanto agli inizi degli anni’20 a capo della FIFA si era insediato il francese Jules Rimet che non aveva certo dimenticato il sogno del suo connazionale Guérin di organizzare un torneo calcistico mondiale, così nel 1924 formò una commissione composta da Meisl, Delaunay, Bonnet, Linnemann e dall’italiano Ferretti, con lo scopo di verificare se si potesse organizzare una manifestazione calcistica al di fuori delle Olimpiadi. Il risultato di questo lavoro fu presentato durante il Congresso di Amsterdam del 1928, quando venne annunciato che per il 1930 sarebbe stata organizzata una competizione aperta a tutte le squadre nazionali di tutte le federazioni associate. Furono tanti gli scettici, ma altrettanti coloro che ci credettero e che avanzarono la candidatura ad ospitare la manifestazione. Italia, Olanda, Spagna, Svezia, Ungheria e Uruguay si fecero avanti e la FIFA, il 18 maggio 1929, durante il proprio Congresso di Barcellona, assegnò l’organizzazione della prima edizione del Campionato del mondo di calcio proprio all’Uruguay, la nazionale che aveva dominato gli ultimi tornei olimpici. In più nel 1930 ricorreva anche il centenario della sua indipendenza e, per l’occasione, avrebbe costruito uno stadio gigantesco, faraonico nella capitale Montevideo, lo stadio “Centenario”: insomma, tutti fattori che portarono la FIFA a dire “sì” alla candidatura del piccolo stato sudamericano. Spuntò anche il nuovo trofeo, una statuetta raffigurante una “vittoria” alata tutta in oro massiccio: non c’era che da organizzare e giocare!

Capirai però, caro Frankie, che l’Uruguay non era proprio “dietro l’angolo” e la scomodità della trasferta fu buon alibi per quasi tutte le squadre europee che disertarono la manifestazione. Troppe le difficoltà logistiche e le spese da sostenere: traversata oceanica, almeno sei settimane di lontananza da casa e dal lavoro, spese ingenti per le Federazioni. Così, oltre alle squadre britanniche, non parteciparono l’Italia, la Spagna, l’Austria, l’Ungheria, la Cecoslovacchia, la Svizzera e la Germania. Insomma, il meglio del calcio europeo restò a casa, mentre accettarono l’invito la Francia (e come poteva essere altrimenti con due personaggi del calibro di Rimet e Delaunay), la Romania, il Belgio e la Jugoslavia. Ovviamente questa defezione in massa delle migliori squadre europee innervosì non poco la federazione uruguaiana che avrebbe poi trovato modo, quattro anni più tardi, di rendere lo “sgarbo” subito. Molto folta, invece, fu la presenza delle squadre americane: oltre alla rivale di sempre, l’Argentina, in Uruguay andarono anche Bolivia, Brasile, Cile, Messico, Paraguay, Perù e USA. Tredici nazionali per diciotto incontri in due settimane e un’unica, immensa, città ad ospitare tutto lo spettacolo: Montevideo.

Si iniziò il 13 luglio con due incontri. Francia – Messico (4-1) al Pocitos (la “casa” del Penarol) e Stati Uniti – Belgio (3-0) al Parque Central (dove giocava il Nacional). E il “Centenario” ti starai domandando? Non era ancora pronto, mancavano gli ultimi dettagli e venne quindi inaugurato a mondiale iniziato, con la partita d’esordio dei padroni di casa contro il Perù (1-0) del 18 luglio.

Argentina – Stati Uniti e Uruguay – Jugoslavia furono le semifinali in programma rispettivamente per il 26 e 27 luglio, terminate entrambe con lo stesso punteggio (6-1) a favore delle due squadre sudamericane, che si sarebbero affrontate in un’epica finale il 30 luglio allo stadio Centenario davanti ad oltre 80.000 persone. Vabbè, sulla questione del numero degli spettatori ci sono parecchie discordanze, si va da un minimo di 70.000 ad un massimo di oltre 100.000…

Le formazioni schierate furono le seguenti:

Uruguay: Ballestrero, Nasazzi, Mascheroni, Andrade, Fernàndez, Gestido, Dorado, Scarone, Castro, Cea, Iriarte. Allenatore: Suppici

Argentina: Botasso, Della Torre, Paternoster, J. Evaristo, Monti, Suàrez, Peucelle, Varallo, Stàbile, M. Ferreyra, M. Evaristo. Allenatore: Olazar

La partita fu la degna cornice dell’evento mondiale, probabilmente l’unica nota stonata fu il campo che si presentò in pessime condizioni a causa delle forti piogge dei giorni precedenti, ma non impedì al numerosissimo pubblico di assistere ad una partita combattuta sino all’ultimo. La vittoria andò ai padroni di casa (4-2) che così completavano un decennio di dominio (quasi) incontrastato, con quattro Copa America, due Olimpiadi e una Coppa del Mondo messe in bacheca dal 1920 al 1930, a suggello della netta superiorità sia tecnica che tattica della squadra uruguaiana.

Era iniziata l’età dei mondiali.

 


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