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L’europa che difende i criminali russofobi

Creato il 27 agosto 2015 da Conflittiestrategie

Ukraine ProtestL’Europa continua a litigare col suo vicino russo. Ormai è diventata come quell’amante recalcitrante che per fare un dispetto al partner si taglia i genitali. Nel caso in questione, gli attributi segati sono affari per una cifra monstre che potrebbe raggiungere presto i 100 mld di dollari, secondo stime non ufficiali ma piuttosto realistiche. I posti di lavoro a rischio sarebbero, invece, 2 milioni. Coi venti di crisi che tirano è un salasso mortale. I russi, inoltre, hanno cominciato a produrre in casa, o ad acquistare da Paesi non continentali, quello che hanno perso nell’interscambio con noi, con risultati che qualche volta, anche se non in tutti i settori, sembrano persino esaltanti. A meno che non si tratti di beni ad alto impatto tecnologico, per tutto il resto ci si può arrangiare vista la situazione. Parmigiano o Parmesan fa lo stesso per loro ma non per i produttori italiani che hanno lanciato l’allarme al Governo restando inascoltati. Era proprio necessario questo sacrificio per tutelare i puppets di Kiev, alle cui spalle si ergono i padrini statunitensi? Tuttavia, non è solo una questione economica, la posta in gioco è più alta e riguarda i futuri (dis)equilibri geopolitici della nostra area all’ingresso nell’epoca multipolare. Tagliando i ponti con la Russia, a causa dell’Ucraina, l’Ue finisce sotto il tallone di ferro statunitense in una fase in cui gli interessi americani sono tutt’altro che collimanti con i suoi. La complicata collocazione europea, tra i giganti asiatici e l’ingombrante alleato Atlantico, si fa traballante e pericolosa. E’ la classica posizione incerta di chi si trova in mezzo a dispute cruciali e rischia di prendere batoste da una parte e dall’altra. Ma non si tratta ottusamente di optare tra uno dei contendenti, quanto piuttosto di sapersi districare tra le contraddizioni e le scelte altrui al fine di ricavarne dei vantaggi per sé. Proprio quello che non fa la leadership europea la quale si è legata al collo l’amicizia con gli Usa come un sasso pesante. Vista così l’Europa sembra pronta a suicidarsi per Washington e non ad approfittare del caos internazionale e delle criticità in cui si dibatte la superpotenza d’oltreoceano, in atto di ridisegnare le sue sfere d’influenza per non perdere la supremazia mondiale. Da questa classe dirigente europea non possiamo aspettarci né scatti d’orgoglio né ragionamenti sensati e di prospettiva, anzi sono già troppi i danni che dovranno sistemare successori, si spera, meno incapaci. Purtroppo all’orizzonte non si vedono ancora formazioni e gruppi con una diversa visione del futuro, in grado di tirare fuori l’Europa dalla trappola strategica in cui è finita. Certamente, non aiutano nei miglioramenti personaggi di basso profilo come la Mogherini, catapultata in un ruolo reso ancora più inessenziale dalla sua investitura. Lady Pesc è stata anche esclusa dai recenti colloqui di Merkel e Hollande con Poroshenko per i destini ucraini a testimonianza della sua inutilità nelle faccende di politica estera, avocate a sé dalle principali potenze europee che tendono ad escludere dalle decisioni importanti le nazioni minori (come l’Italia). L’ultima dichiarazione ufficiale della Mogherini risale a qualche giorno fa, all’indomani della condanna a 20 anni di reclusione in Russia di Oleg Senstov, regista filo-nazista, accusato di terrorismo in Crimea. L’Alta ( ir)responsabile per la politica estera europea è intervenuta a gamba tesa nel caso giudiziario trattando i tribunali di Mosca come luoghi di persecuzione e di tortura: : “Questa condanna viola il diritto internazionale e le basi elementari della giustizia…chiediamo la liberazione immediata di Sentsov e Koltchenko e il loro ritorno in tutta sicurezza in Ucraina.. i tribunali russi non sono competenti per giudicare atti compiuti fuori dal territorio russo [Crimea]”. Peccato che Senstov è stato pizzicato ad organizzare attentati a Sebastopoli e Sinferopoli dove progettava di bruciare sedi di partito ed abbattere statue di Lenin. Insomma, un Giangiacomo Feltrinelli al contrario, il quale pur essendo un abile e famoso editore, piazzava bombe a destra e a manca, così da finirci secco lui stesso. Naturalmente i piccoli benpensanti occidentali e i soliti vip della bella società, pur non conoscendo i reati di cui Senstov è accusato, si sono erti a paladini della sua scarcerazione. Tra questi il regista trotzkysta Ken Loach, quello polacco Agnieszka Hol­land e altri, forse anche per solidarietà corporativa e stupidità collettiva. Ken Loach, in particolare, perde faccia e coerenza in questa causa persa sostenendo uno che voleva abbattere i monumenti a Lenin. Dunque, la Mogherini pur di attaccare i russi si presta a difendere dei criminali. Questa sarebbe l’Europa fondata sui pilastri della giustizia e della libertà? Quella che sostiene terroristi e banditi, purché russofobi? Cospargiamoci il capo di cenere anche se sarebbe meglio incenerire all’istante questa leadership che rovina la nostra reputazione e spegne le nostre speranze di sovranità e benessere.


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