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L’Europa come una “mamma affettuosa”, secondo Letta

Creato il 19 maggio 2013 da Coriintempesta

Articolo inviato al blog

di: Luciano Lago

Una doccia fredda per l’Italia. Arrivano dall’ISTAT i dati economici su primo trimestre dell’anno in corso e sono disastrosi, peggiori delle previsioni: “nel primo trimestre del 2013, il Pil italiano – corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato – è infatti diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,3% a confronto con il primo trimestre del 2012. Secondo l’Istat, che stamani ha diffuso gli ultimi dati aggiornati, la variazione acquisita per il 2013 – ovvero il risultato nel caso ci sia una variazione nulla fino alla fine dell’anno – è pari a -1,5%, mentre nel Documento di economia e finanza 2013 il Governo ha stimato una diminuzione dell’1,3 per cento.


In questo contesto abbiamo un presidente della Repubblica (il più anziano in Europa) rieletto forzatamente da una coalizione eterogenea il quale dichiara preoccupato che “siamo sul filo del rasoio con Bruxelles” per ottenere la fuoriuscita dalla procedura di infrazione per eccesso di deficit.” Avete capito bene: in un momento in cui migliaia di aziende chiudono, decine di imprenditori si suicidano per disperazione, il numero dei disoccupati è arrivato al record di oltre 3 milioni più 2 milioni di precari ed il 39% di giovani senza lavoro (uno su due al sud), di cosa si preoccupa in nostro esimio presidente? Come sempre si preoccupa dell’eurocrazia di Bruxelles e Francoforte, dei mercati e delle agenzie di rating, nessun pensiero alle sofferenze sociali causate dalle politiche dettate dall’eurocrazia e dai suoi fiduciari.

D’altra parte il nuovo presidente del consiglio Gianni/Enrico Letta, nonostante il fallimento evidente delle politiche europee di rigore accettate supinamente da Monti, da Papademos in Grecia, da Mariano Rajoy in Spagna e di tutti gli altri paesi del sud Europa (inclusa la Francia), di ritorno da Bruxelles, ribadendo la sua fede nella sciagurata Unione Europea, dichiara: «Penso che il 90% del nostro lavoro e dell’efficacia del nostro lavoro, se ci riusciremo, è legato alle scelte europee». E poi: «o è l’Europa nel suo complesso che riesce a farsi accettare non come matrigna ma come madre affettuosa, che aiuta e riesce a mettere in campo iniziative concrete viste dai cittadini come un sostegno, o viene a cadere tutto quello che abbiamo costruito in questi anni».

Quindi riepilogando Gianni/Enrico Letta vede nell’Europa (leggi nell’oligarchia europea dei Barroso, dei Van Rumpoy, degli Olly Rehn, dei M. Draghi, ecc..), con grande fiducia, una “mano materna” affettuosa e protesa a “protezione” degli interessi italiani. In pratica Letta ha confessato apertamente che tutte le decisioni che riguardano la politica economica e di bilancio del governo sono al 90% nelle mani dell’eurocrazia, Commissione Europea e BCE in primis. Il presidente Letta ha candidamente dichiarato di aspettarsi un “aiuto materno” dalla mano dell’Europa, forse dalla stessa mano che ha gettato nella miseria e nella disperazione centinaia di migliaia di famiglie in Grecia, ridotte letteralmente alla fame, con malati deceduti per mancanza di medicine e bambini denutriti che svengono a scuola. Situazione dichiarata da un inviato dell’ONU di “emergenza umanitaria”.

Sicuramente la stessa mano che nello spazio di un fine settimana a Cipro ha imposto un prelievo forzoso sui conti correnti bancari dei ciprioti con una decisione inaudita ed invasiva della proprietà privata e della inviolabilità dei risparmi privati, degna dell’Unione Sovietica e come tale stigmatizzata da tutti i commentatori più qualificati. Può essere che Letta ed i suoi compari al governo pensino veramente che la mano della UE in Italia sarà più leggera e magari calzerà un guanto di velluto? Questo Letta dobbiamo consideralo un “ingenuo” o una persona ipocrita ed in mala fede?
Letta vorrebbe far credere che l’Europa e la Germania in particolare vorrà accollarsi i debiti italiani, magari i 12 miliardi di debito della Regione Campania (quelli lasciati da Bassolino), i debiti del dissesto della Sanità pubblica fatti nel Lazio ed in altre regioni, frutto di ruberie, clientelismo e parassitismo, meglio ancora pensa che i tedeschi sarebbero disposti a pagare i 230 milioni che si spendono per il Quirinale (il doppio della monarchia britannica) o per pagare le laute pensioni degli ex consiglieri regionali siciliani e dei manager di stato. Si lo credono davvero ma forse ignorano che in Germania ai dipendenti pubblici sono state tagliate anche le tredicesime. Immaginatevi se questo succedesse anche da noi: scioperi ed agitazioni ad oltranza con i sindacati in piazza. Ci risponderanno i tedeschi con il gesto dell’ombrello: “Verkaufen Sie Ihr italienisches Erbe“ Italiani vendetevi il vostro patrimonio perché siete ricchi più di noi.

Mai si poteva supporre un linguaggio più ipocrita e falso da questi personaggi politici che dovrebbero garantire gli interessi del nostro paese e che sono stati invece nominati a prescindere dalla volontà dei cittadini (meno che mai dalle volontà degli elettori ) per cooptazione diretta dei potentati finanziari che determinano le scelte in sede europea. Non per nulla Enrico Letta è membro dei club esclusivi dell’elite finanziaria internazionale, come l’Aspen Institute, o come la Trilateral Commision, si è portato dietro nel governo una signora come la Bonino la quale, pur avendo lo 0,01% dei consensi, gode di forti appoggi e “raccomandazioni” negli stessi club internazionali ai quali è iscritto il Letta, per non parlare del Saccomanni, eminenza grigia della Banca d’Italia, garante dei poteri bancari e del signoraggio sulla moneta.

Questi politici “camerieri” dei poteri finanziari continuano a falsare i termini della questione parlando di “Europa” come se questa debba per forza identificarsi con quell’oligarchia tecno finanziaria europea che di fatto è subordinata agli interessi della grande finanza sovranazionale e che opera per garantire i profitti di questa a discapito dei popoli europei ai quali viene sottratto il risparmio accumulato, il lavoro, i diritti conquistati in anni di lotte e le prospettive di futuro.

Quello che è peggio si rifiutano di accettare la realtà del disastro clamoroso ed evidente delle politiche dell’eurocrazia di Bruxelles che hanno portato recessione, miseria e perdita di milioni di posti di lavoro a vantaggio esclusivo dei poteri finanziari e dello stato più forte, la Germania, che, profittando dell’euro, è riuscito ad accumulare in 10 anni più di 10 miliardi di surplus commerciale, in buona parte sottratto agli altri partner europei.

Per mascherare i fallimenti di queste politiche i personaggi al governo alzano delle cortine fumogene quali il debito pubblico (del tutto impagabile), l’evasione fiscale, la spesa pubblica eccessiva, ecc. Tutto studiato per far arrivare un senso di colpa ai cittadini per aver vissuto “al di sopra delle loro possibilità”. Il debito (dicono) lo hanno accumulato loro, i cittadini,i dipendenti pubblici, le piccole imprese, gli artigiani mentre le banche no, i politici meno che mai, le burocrazie clientelari e le lobby del potere pubblico (magistrati, gran commissis, manager pubblici) sono fuori da ogni sospetto.

Neanche pensano di porre in discussione i vincoli di bilancio supinamente accettati con i trattati capestro e tanto meno l’obbligo di corrispondere al MES (fondo di stabilità monetaria) la stratosferica cifra di 125 miliardi per rimpinguare la cassaforte dell’eurocrazia, al contrario continuano a ripeterci che quella “è la loro Bibbia” (parole testuali dell’ex ministro Grilli e confermate dal successore Saccomanno che anzi ha provveduto ultimamente a “rassicurare” i componenti dell’Eurogruppo).In pratica continueranno la politica di Monti.

I cittadini italiani, come quelli spagnoli, portoghesi o irlandesi, potrebbero iniziare a chiedersi chi mai ha eletto o ha dato mandato a questi membri dell’eurocrazia di decidere della loro vita, dei loro diritti, del loro risparmio, della propria possibilità di futuro, per quali meccanismi questi personaggi come i Van Rumpuy o i Barroso si sono arrogati il potere di decidere in nome e per conto dei popoli ed a quali interessi facciano riferimento. In Francia per la verità iniziano a chiederselo è la risposta di una buona parte dei francesi è quella di dire basta con questa Europa alla quale seguirà un referendum popolare (notizia ignorata dai media italiani).

La verità inizia però ad emergere perché, nonostante tutte le asserzioni, le menzogne dei media, la complicità della TV, in Europa inizia a farsi strada la sensazione del grande inganno dell’euro e del fallimento delle politiche di austerità. Questo succede in Spagna, in Portogallo ed ora anche in Francia, il paese più influente ove ci saranno serie conseguenze se verranno messi in discussione i trattati capestro che hanno legato le mani ai governi e sottratto la sovranità: Trattato di Lisbona, il Fiscal Compact, il MES.


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