Magazine Cultura

L’ho Fatto per il Mio Paese: la Tragicomica Italia di Cornacchione e Vasini

Creato il 19 marzo 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
L’ho Fatto per il Mio Paese: la Tragicomica Italia di Cornacchione e Vasini

Gli anni passano, e, nel terzo millennio, tutto cambia alla velocità della luce (rispetto al recente passato). Cambiano i paesi, le società, il modo di fare politica e, inevitabilmente, anche quello di produrre arte; il teatro non è naturalmente da meno!

Antonio Cornacchione, protagonista con Lucia Vasini di L'ho fatto per il mio paese, ne è la prova tangibile. Lo ricordavamo, in TV e a teatro, nel ruolo del fan di Silvio Berlusconi, muoversi con la sua coperta di Linus e disquisire sul Cavaliere, mettendone sotto i riflettori, e alla berlina, vizi e vezzi, concludendo ogni passaggio con l'immancabile "Povero Silvio!".

Lo ritroviamo, oggi, attore a tutto tondo, abile nel passare dai toni drammatici a quelli comici, mantenendo tuttavia inalterata quella capacità di fare graffiante satira politica che non fa sconti a nessuno.

La platea del Teatro Dehon di Bologna, affollata come nelle calcistiche "partite di cartello", assiste partecipe, ora in attento silenzio, ora lasciandosi andare in contagiose e grasse risate, risate a volte amare, a volte liberatorie, ma sempre prova di totale gradimento.

L'ho fatto per il mio paese, commedia diretta da Daniele Sala e scritta da Andrea Zalone e da Francesco Freyrie, ci presenta due personaggi apparentemente in antitesi tra loro: il rapitore e la Ministra.

Lui, Benedetto, è un uomo candido e incasinato, capace di grandi e romantici sogni, che parlano di libertà, uguaglianza, fratellanza e felicità per tutti. Insomma, una sorta di novello donchisciotte, sempre comicamente in lotta con gli spigoli della vita, perennemente in bolletta, con la disdetta dell'affitto in una tasca e la lettera di fine rapporto di lavoro nell'altra, che si rende artefice di un gesto folle e disperato: rapire e nascondere in cantina il Ministro del Lavoro, cioè colui il quale ha ideato il provvedimento legislativo che lo ha rovinato.

Lei è, invece, una donna Ministro: una stimata commercialista che, sposata con un uomo ricchissimo, si presenta raffinata e portatrice di valori solidissimi ed è scesa in politica soltanto per fare un favore al suo paese. Scopriremo con l'evolversi della tragicomica vicenda che in realtà la donna ha scelto la carriera politica per svincolarsi da un'esistenza sempre pianificata dagli altri (prima dal padre che le aveva brutalmente soffocato le aspirazioni letterarie, poi dal marito che in più non fa altro che tradirla con stagiste e shampiste) nella speranza di non avvertire più quel senso di angosciante solitudine che costantemente la opprime.

Questi due mondi, lontanissimi, e in antitesi tra loro, finiranno per entrare in conflitto, ma la deflagrazione realizzerà un inferno solo apparente, perché, ben presto, si scoprirà come i due personaggi siano in realtà molto vicini nel sentire, nell'essere e nei genuini sogni.

Il prodotto finale è una tra le commedie più appassionate e folli che abbiamo visto di recente; divertente, ma profonda, la pièce ha fatto ridere di gusto tutti gli astanti che hanno sicuramente provato empatia per Benedetto (del resto i suoi problemi sono quelli di moltissimi italiani) e un po' di rabbia al pensiero che la nostra Italia è allo sbando prigioniera di una classe politica lontana anni luce dai problemi che il popolo quotidianamente affronta.

Da Silvio agli attuali politici il salto è formalmente lungo, ma assai breve nella sostanza, e Cornacchione riesce ad essere credibile e graffiante, come e più d'un tempo, con naturalezza, passione e presenza scenica da "top player", coadiuvato da una splendida a comunicativa Lucia Vasini, perfetta nel ruolo della svampita Ministra, che si trasforma, come il brutto anatroccolo della fiaba, in una donna, dalle mille sfaccettature certo, ma vera, inguaribile sognatrice, che, tra una lezione di pilates ed una sessione dall'estetista, finirà per trovare un'ora libera al giovedì per prendere lezioni di "vita reale" dall'infermiere-fotografo Benny.

Gli scroscianti e caldi applausi finali sono il riconoscimento più autentico e sentito della platea per una serata davvero frizzante e coinvolgente, che non lascia indifferenti costringendoci, spentesi le risate, a riflettere su dove potrà mai finire questo nostro bel paese che, nonostante tutto, amiamo con tutto il cuore!


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :