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L’ho già detto che voto M5S?

Creato il 23 maggio 2014 da Alphaville

A ben vedere, non è che ci volesse poi chissà che acume per scrivere quello che ho scritto ieri, motivando la mia scelta di tornare a votare, quest’anno, e di votare per il M5S.

Basta sentire quello che in queste ultime ore convulse di campagna elettorale esce dalle bocche di Gianni &Pinotto Renzi &Berlusconi per comprendere l’immensa paura che attanaglia costoro e i loro sostenitori, adesso che si stanno rendendo conto di come sia possibile (e forse imminente) la reale eventualità di un cambiamento — di essere spazzati via.

Perché è proprio questo che temono, i satrapi: che le cose cambino, che venga abbattuto non già “il sistema democratico”, come sostengono loro, bensì il Sistema tout court. Questo sistema criminale e marcio, corrotto e connivente, colluso e codardo; questo sistema che offre un sicuro, sporco rifugio nel quale infrattarsi e dal quale predare, senza ritegno, senza vergogna — tutti, nessuno escluso: dalla destra che in tempi ormai lontani prometteva purezze saint-justiane qualora fosse arrivata al governo (e c’è arrivata, e ne abbiamo visto la generale indecenza), alla sinistra svuotata di ogni antico ideale e ridotta ad anacronistico simulacro di un antifascismo di maniera bavoso, improduttivo e paralizzante. Nel mezzo, una pletora di entità variamente ideologizzate, ectoplasmi effimeri di poco prezzo e nessun valore.

A quanto pare, è questo che il M5S vorrebbe cancellare: come dargli torto?

Capisco benissimo che ci siano ancora molti attaccati in buonafede ai fantasmi del passato e di grandezze ormai svanite, convinti che abbandonare una bandiera sia sempre e soltanto un tradimento — nostalgia canaglia.

Ma sospetto che se nel 1919 Gramsci, Mussolini e don Sturzo avessero saputo che fine avrebbero fatto le loro idee e chi sarebbero stati i loro epigoni, avrebbero lasciato perdere giornali, movimenti e partiti e tutt’al più se la sarebbero giocata a boccette.

Il passato serve a poco, se non si ha un presente da vivere e un futuro da progettare — dal guado si esce soltanto andando avanti.


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