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L’horror di Ferroni e i deliri erotici di Petroni e Gariazzo in dvd per Minerva

Creato il 31 maggio 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Con un ricco e interessante booklet volto ad analizzare la genesi e gli stilemi del cinema gotico italiano incluso nella confezione, RaroVideo recupera per il mercato dell’home video digitale tricolore La notte dei diavoli (1972), ovvero uno dei titoli ingiustamente meno citati ma più riusciti del filone annoverante tra i suoi massimi esempi I vampiri (1957) di Riccardo Freda e La maschera del demonio (1960) di Mario Bava.
Tra l’altro, secondo horror diretto dal Giorgio Ferroni che già si era occupato de Il mulino delle donne di pietra (1960), prende spunto proprio dallo stesso racconto di Alexeï Konstantinovitch Tolstoï che era stato fonde di ispirazione per l’episodio I Wurdalak de I tre volti della paura (1963), a firma del citato autore de La frusta e il corpo (1963) e Terrore nello spazio (1965).
Perché, creature a metà tra i vampiri e i morti viventi destinate ad uccidere per amore, per avere compagni, si rivelano wurdalak anche i componenti della apparentemente mite famiglia di contadini che accolgono nel loro casolare isolato tra i boschi Nicola alias Gianni Garko, rimasto in panne con l’automobile ai confini con la Jugoslavia.
Man mano che, con Agostina Belli nel ruolo della giovane Sdenka, i curiosi dialoghi tra i grotteschi individui – con e senza il protagonista testimone – provvedono ad accompagnarci progressivamente verso il tragico e inaspettato epilogo di un’operazione la cui avvolgente atmosfera è garantita non solo dall’inquietante ambientazione rurale, ma anche e soprattutto dalla bella fotografia dello spagnolo Manuel Berenguer e dalle musiche di Giorgio Gaslini.
E, al di là dell’inizio alternativo e dello speciale di ventisette minuti con intervista a Garko e commenti di Davide Pulici della rivista Nocturno proposti nella sezione extra del disco, a rendere obbligatoria la visione sono, in particolar modo, le immagini splatter ed erotiche che, fino ad oggi presenti soltanto in una videocassetta giapponese del film, vengono proposte per la prima volta in una sua edizione italiana.

Labbra di lurido blu

Ma, se parliamo di erotismo, non possiamo fare a meno di spostare lo sguardo su altre due preziosissime riscoperte su supporto dvd effettuate da Minerva pictures, delle quali soltanto la seconda rientrante nel catalogo RaroVideo.
Cominciamo con il fino ad oggi rarissimo Labbra di lurido blu (1975) di GiulioTepepaPetroni, che, mai distribuito in videocassetta (almeno dalle nostre parti), rivive in una splendida qualità audiovisiva che ne valorizza pienamente l’ottimo lavoro svolto da Gábor Pogány sulla fotografia; pur dovendo fare i conti con la misteriosa assenza di due situazioni: quella in cui Armando Brancia recita La pioggia nel pineto e l’altra, invece, che vede Jeremy Kemp cimentarsi con Corrado Pani in Come è meravigliosa la morte di Percy Bysshe Shelley.
Lo stesso Pani che veste nella pellicola i panni di Marco, il quale ha sviluppato un’inclinazione all’omosessualità dal giorno in cui, poco più che ragazzo, venne forzato dal padre a fare sesso con una prostituta; fino ad arrivare a vivere una molto tormentata relazione coniugale insieme ad Ely, ovvero la Lisa Gastoni di Grazie zia (1968) e La seduzione (1973), che, a sua volta, conduce un’esistenza ai limiti della ninfomania in quanto costretta, da piccola, ad osservare la vita sessuale dei genitori.
Del resto, con Silvano Tranquilli, HélèneBoccaccioChanel e il celentaniano Gino Santercole tra gli attori e il paesaggio campagnolo che arriva ad enfatizzare (involontariamente?) la solitudine trapelante dai due personaggi principali, sono loro le figure cardine di un melò totalmente fuori dagli schemi, che, cupissimo (si pensi solo all’amplesso consumato da Ely con più uomini sul tavolo da biliardo), psichedelico e, a tratti, onirico, intende coraggiosamente rappresentare, in fin dei conti, la crisi dell’istituzione borghese del matrimonio; mentre la colonna sonora per mano di Ennio Morricone ne accompagna in maniera efficace i fotogrammi.

Play motel

Il secondo, invece, circolato a suo tempo anche in formato vhs, è Play motel (1979), il cui regista Roy Garrett altri non è che il Mario Gariazzo la cui filmografia include, tra gli altri, il poliziottesco La mano spietata della legge (1973) e il fantascientifico Occhi dalle stelle (1978); il quale, a quanto pare, non era consapevole del fatto che vennero girate anche scene hard aggiuntive (con controfigure), poi aggiunte per una parziale diffusione – più o meno clandestina – del lungometraggio.
Nove minuti di scene hard, per la precisione, in questo caso offerte quale contenuto speciale accanto all’esauriente documentario Il tocco della Midia, ricco di testimonianze del produttore Armando Novelli, del Pulici di cui sopra, della Monika Zanchi che lavorò con il cineasta nel bizzarro Incontri molto ravvicinati… del quarto tipo (1978), di Franco Garofalo e di Ray Lovelock.
Non a caso, con quest’ultimo impegnato a concedere anima e corpo ad un attore teatrale che, affiancato alla compagna incarnata da Anna Maria Rizzoli, decide di aiutare la polizia nelle indagini riguardanti un cadavere di donna rinvenuto nel bagagliaio della loro automobile, comprende anche la pornostar Marina Frajese il conturbante comparto femminile di un elaborato intento a resuscitare il giallo tricolore incrociandolo con un certo cinema sexy, in ascesa negli anni Settanta sui grandi schermi del belpaese.
Elaborato che, quindi, pur rimanendo nell’ambito soft non risparmia affatto sequenze piuttosto audaci e nudità integrali; coinvolgendo, nel mucchio, volti (e, soprattutto, corpi) noti della celluloide bis della terra degli spaghetti, dalla Antonella Antinori poi rivista in Con la zia non è peccato (1980) e La dottoressa di campagna (1981) alla Patrizia Webley de Le calde notti di Caligola (1977) e Malabimba (1979).
Quando non abbiamo strangolamenti e momenti di tensione che si rifanno, in maniera evidente, alla lezione di Dario Argento.
Insomma, c’è di che godere!

Francesco Lomuscio



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