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L’IKEA UN’AZIENDA? – No è una onlus ecco come aggira il fisco

Creato il 01 dicembre 2014 da Ilfattaccio @Ilfattaccio2

L'IKEA UN'AZIENDA? - No è una onlus ecco come aggira il fisco

E COSI’ SI SCOPRE CHE IKEA E’ IN REALTA’ UN OPERA PIA. No, non è un caso di omonimia, staimo parlando proprio di quel posto in cui comprate mobili carini smontati a prezzi ragionevoli, che per aggirare (legalmente, per carità) il fisco risulta essere un ente non profit. Lo racconta, passaggio per passaggio, scatola cinese per scatola cinese, Gabriella Meroni in un lungo articolo su Vita.it., in cui spiega come l’azienda svedese in realtà abbia in realtà poco a che fare persino con la Svezia, visto che in realtà quelle poche tasse che paga le versa in Olanda. Ma andiamo con ordine. Ikea risulta infatti, scrive la Meroni, una “controllata dall’azienda olandese Ingka Holding, a sua volta posseduta da una fondazione non profit, la Stichting Ingka Foundation, creata nel lontano 1982 dal fondatore del mobilificio Ingvar Kamprad con la nobile motivazione di ‘diffondere il progresso dell’architettura e dell’interior design’. La fondazione è una delle più grandi non profit al mondo, con un patrimonio che supera i 35 miliardi di dollari”.

L'IKEA UN'AZIENDA? - No è una onlus ecco come aggira il fisco
OVVIAMENTE TRATTANDOSI DI UNA ONLUS, “Ikea versa al fisco quanto previsto dalla legge olandese per le associazioni senza fine di lucro: un misero 3,5% dell’imponibile. Inoltre finanzia con qualche milione l’anno alcune università svedesi, tanto per non perdere la faccia. Ma pare sia tutto, a livello di beneficienza. Il vero scopo della fondazione è creare una ‘riserva di capitali’ per Ikea group, in caso di ‘aumentata necessità’”. Non solo. La struttura societaria “comprende anche un’altra società olandese, questa volta profit, la Inter Ikea Systems, che però è titolare soltanto della proprietà intellettuale del marchio e del ‘concept’ Ikea. A possedere interamente Inter Ikea Systems è un’altra società ancora, la Inter Ikea Holding, con sede in Lussemburgo – scrive ancora la giornalista – a sua volta di proprietà di una terza società con sede nelle Antille olandesi (noto paradiso fiscale) gestita a sua volta da un misterioso trust registrato a Curaçao”. Il tutto, attenzione, non è affatto illegale. La pratica di istituire società che detengano la “proprietà intellettuale” di un marchio in paesi con un regime fiscale di favore è infatti lecita.

 

>Fonte< 
Redatto da Pjmanc: www.ilfattaccio.org


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