L'illusione dell'azione

La modernità ci piace. L’idea di progresso ci piace e crediamo che le cose abbiano valore non per ciò che sono ma per ciò che potrebbero diventare.

Il progresso ci promette riparo rispetto al tempo, ci regala l’illusione di non cadere nell’oblio di noi stessi. L’azione ci conferisce un senso di identità che la riflessione dissolve.

Quando siamo immersi nella vita pratica, la nostra azione ci fa essere parte del mondo, esistiamo, siamo solidi e forti. Quando cerchiamo noi stessi, troviamo nuvole d’aria. L’azione ha un senso consolatorio rispetto alla nostra impotenza.Abbiamo sempre pensato e sostenuto che il sognatore, il poeta, il fannullone fuggano da se stessi, ma in realtà coloro che fuggono sono gli uomini e le donne pratici, che si gettano nella vita attiva per proteggersi dal non senso. Ma questo non pensare, non sognare, ci rendono schiavi di una scienza e di una tecnologia che ci illudono di poter diventare liberi, ragionevoli o saggi. Cerchiamo la verità e non ci fermiamo a cercare l’autenticità della nostra esistenza, del nostro io, l’unico vero artefice di ciò che ci circonda. Cerchiamo la libertà ma poi costruiamo catene per il pensiero e per l’azione.Possiamo pensare una vita senza il bisogno consolatorio dell’azione? Siamo in grado di continuare a vivere riprendendo a sognare come i pazzi ed i poeti, per trovare in questo sogno un modo diverso di vivere?
Simonetta Frongia
Pubblicato su Caffé News, sezione cultura, 26 gennaio 2011
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