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L’impatto psicologico della emigrazione: raccomandazioni prima e dopo la partenza.

Da Chechimadrid

Partire, tornare, partire.
Poi arriva il momento in cui non si sa più qual è la propria casa. L’Italia o la Spagna?

Ho pensato di pubblicare per la prima volta nella storia del mio blog un contenuto scritto non da me ma da uno psicologo e psicoterapeuta, il dott Carlo Cattaneo ([email protected]) della Sinews MTI.
In questo scritto ho trovato degli spunti interessanti, spero che sia lo stesso anche per te, mio caro amico italiano che vivi a Madrid

L’IMPATTO PSICOLOGICO DELLA EMIGRAZIONE: RACCOMANDAZIONI PRIMA E DOPO LA PARTENZA.

Il fenomeno della migrazione abbraccia molteplici e differenti motivazioni personali e circonstanziali però c’è da evidenziare una ragione comune: il desiderio e la speranza di cominciare una nuova tappa personale e ottenere un miglioramento nella propia vita.
Emigrare è forse una delle decisioni più importanti che puó prendere una persona, insieme alle decisioni di sposarsi, avere figli o iniziare una cariera formativa o lavorativa.
Emigrare può essere una esperienza arricchente ma può anche rivelarsi un momento di crisi personale, facendo salire alla luce aspetti che non abbiamo vissuto fino ad oggi. Dobbiamo mettere in conto che ogni persona porta con se “uno bagaglio psicologico” nel quale faranno peso tutte quelle esperienze vissute fino a quel momento e che in alcuni casi rendono difficile l’adattamento alle nuove circostanze. Saper affrontare questo prova può fortificarci e farci crescere come persona, superando momenti di crisi e lasciandoci alle spalle ciò che c’impedisce andare avanti.
I fenomeni psicologici che si verificano quando emigriamo hanno una stretta relazione con ciò che lasciamo alle nostre spalle: la famiglia, gli amici, il luogo dove siamo nati, in definitiva la storia paricolare di ognuno.
A tal proposito, ecco alcune raccomandazioni da pratticare prima di partire e che ci possono aiutare nell’affrontare questo genere di cambiamento:
- Elaborazione del “lutto”. La miglior forma di iniziare un nuova tappa è chiudere conscientemente la anteriore: celebrare un congedo con familiari e amici. È necessario essere cosciente della perdita che suppone migrare in un luogo lontano. In questo modo attraversiamo la pena momentanea per distanziarci dalla sofferenza che suppone lasciare la propia terra.

- Perdita dell’identità. Più che una perdita possiamo vederla come una nuova possibilità. Molte volte ci sentíamo legati ai ruoli familiari e amistosi del nostro luogo d’origine. È il momento di liberarsene e cominciare a essere quello che si vuole essere. Siamo e saremo la stessa persona però con la posibilita di dare un salto qualitativo e avvicinarci di più a come in realtà vorremmo essere.

- Sentimento di fallimento per dover partire. Prendere la decisione di emigrare è una prova di coraggio e di voler migliorare. Di fronte alla posibilita di restare impantanato la persona decide dare un passo avanti per creare nuove posibilita.

- Insicurezza per quello che verrà. Parlare con persone che sono passate per lo stesso processo e conoscere il contesto anche solo indirettamente (altre referenze) aiuta a togliersi paure per quello che possa accadere, inoltre ad avere una visione più realistica di ciò che incontreremo.

Raccomandazioni una volta arrivati al luogo di destinazione:
- Cambio d’identità. È bene restare aperti e apprendere, tanto la nuova lingua come la nuova forma di vita. Adattarsi e immergersi nella nuova cultura non significa cambiare d’identità, si aggiungerà a quello che uno è.

- Sentimento di nostalgia. È necessario non restare fra i due mondi, l’anteriore e il nuovo. Anche se non perdíamo il contatto con il mondo anteriore, una eccessiva relazione tanto pensativa come emozionale con quello che abbiamo lasciato non ci aiuta ad adattarci alla nuova situazione. Molte volte si corre il rischio di idealizzare quello che si ha avuto e non vediamo quello che di positivo ha il presente.

- Solitudine. L’isolamento può essere dovuto all’immagine negativa que ha la persona di se stessa per la situazione che sta vivendo, entrando poi in un circolo vizioso dal quale è complicato uscirci. Oltre ad appartare i pensamenti negativi su se stessi, è necessario cercare persone affini che compenetrano e empatizzano con la situazione vissuta. A tal proposito si potrebbe accudire a gruppi, luoghi d’incontro, reti sociali che abbiano qualcosa in comune (non solo la provenienza).

- Disinganno per la nuova situazione. È necessario riflettere sulle aspettative che si tenevano e vedere se sono fattibili di fronte alla nuova situazione. Se non lo sono, è necessario cambiarle e adattarsi alle nuove aspettative.

- Frustrazione per l’impossibilità di trovare lavoro. È necessario distinguere le cose che dipendono da noi stessi da quelle che no, questo aiutarà a non sentirsi frustrati per qualcosa che sta fuori dalla nostra portata. Per esempio: cercare lavoro nel miglior modo possibile dipende da noi, che ci offrono il lavoro dipende dalla situazione economica o dalle circostanze.


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