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L'importanza del linguaggio verbale e non verbale

Da Goldberry
L'importanza del linguaggio verbale e non verbaleOrmai una decina di giorni fa, un gruppetto di 4 mammine si sono riunite nel parcheggi di un supermercato chiuso, alle 20.15 per andare a un incontro dal promettente titolo: "Il ruolo del genitore nella relazione affettiva".
Tale incontro era tenuto da un certo dott. Marco Santilli, un tipo molto originale e sopra le righe, che, a suon di battute è riuscito a demolire tutte le mie certezze e a farmi sentire ancor di più (se possibile) una pessima mamma.
Il gruppetto di mamme era formato da Maria Paola, Marina, l'immancabile Amica Lu (che ormai se non facciamo le cose in tandem non siamo contente) e chiaramente da me.
E molte, moltissime altre mamme, questo incontro, mi sono detta, deve essere davvero interessante.
Il dott, Marco, devo dire è un personaggio che mi è piaciuto molto, simpatico e di compagnia, pronto alla battuta e dalla parlata coinvolgente.
Mi sarebbe sicuramente piaciuto passare una cena con lui, ha l'aria del compagnone.
Un po' meno seguire il filo logico dei suoi ragionamenti e tirarne fuori qualche conclusione.
Alla fine il succo dell'incontro è stato a grosse linee questo.
Esistono 5 toni con cui noi ci rivolgiamo ai nostri interlocutori (nel nostro caso i bambini)
Questi 5 toni sono:
1. Tono nervoso,
che nonostante quello che pare dal nome è il tono più naturale da usare, si usa più spesso di quello che si crede.
Questo tono produce nell'altro uno stato di agitazione, tale stato di agitazione abbassa il livello di attenzione dal 100% al 70%. Quindo usando questo tono non tutti i messaggi passano.
Questo spiega decisamente perchè la Tiranna colga solo una minima parte di quello che dico.
Non lo faccio apposta, ma alla quinta volta che ripeto la stessa cosa il mio tono sfocia magicamente nel "nervoso".
2. Tono arrabbiato,
e qui si va a nozze.... quante volte uso un tono arrabbiato con la Tiranna? Praticamente tutti i giorni.
Neanche qui lo faccio con vera cattiveria, e è pur vero che lei è in assoluto la cosa più bella della mia vita (con il Vichingo, chiaramente), ma ha una innata capacità di logoramento nervi.
Credo che da grande potrebbe farne una proficua professione.
Il tono arrabbiato, neanche a dirlo, genera paura, e la paura, non aiuta la comprensione.
La Paura ti rimane dentro per sempre e esce subdolamente nei momenti più impensati.
La Paura blocca i circuiti motori.
Risultato, mia figlia è ormai irrimediabilmente terrorizzata dalla vita, e si porterà dietro questo fardello di terrore per tutto il resto dei suoi anni a venire.
3. Tono distratto,
Non credo serva dire cosa significa, anche questo tono a casa nostra viene utilizzato di frequente.
E' inevitabile, quando una bambina ti chiede in loop per 150 volte la stessa cosa, si scade nel menefrechismo, non è cattiveria è autoconservazione.
Questo tono genera indifferenza.
Ok, a questo punto il quadro è completo.
Mia figlia, non capisce quello che dico perchè spesso sono nervosa, è terrorizzata perchè capita che mi faccia arrabbiare, e è patologicamente distratta perchè non sempre ascolto quello che mi dice.
Un soggetto perfetto per una futura psicoanalisi!!
Dopo una serie di toni  lugubri, arriviamo finalmente al
4. Tono allegro, 
questo è un tono iniziamente del corpo, viso rilassato, espressione serena, corpo armonico.
Tono allegro, a dispetto del nome non significa che bisogna parlare e comportarsi sempre come se fossimo dei clown pronti per lo spettacolo, significa che bisogna essere in armonia con se stessi, bisogna trasmettere serenità.
Solo in questo modo il livello comunicativo si alza e i nostri messaggi vengono recepiti al 100%.
Il tono allegro è delle persone carismatiche, sicure di sè, aggreganti.
Ok, anche su questo punto siamo decisamente a posto! sono carismatica e sicura di me quanto una patata lessa pronta per diventare purea.
In ultimo, quello che più mi piace.
5. Tono conciliante.
Non significa che bisogna dare sempre ragnone e parlare con il nostro interlocutore come se fosse pronto per la camicia di forza, significa che bisogna essere veri, sinceri, bisogna trasmettere le nostre emozioni, solo così si crea la vera comunicazione.
E' inutile, se si è tristi o preoccupati per qualcosa cercare di nasconderlo, meglio creare empatia, dire sinceramente che c'è un problema e che non si è al massimo. Questo aiuta a non creare inutili tensioni e fraintendimenti.
Questo punto mi piace perchè mi appartiene.
Essendo una specie di libro aperto con le note a piè pagina, esternare le mie emozioni è la cosa che mi riesce più naturale di tutte!
Collegato a questo punto c'è l'ascolto empatico, riassunto perfettamente nell'espressione "cammino nelle tue scarpe" bisogna saper ascoltare (che non è così scontato) condividere, e cercare di dire sempre qualcosa che sia conciliante e rassicurante.
Altro punto trattato nella serata è "La carenza affettiva".
La carenza affettiva da parte della madre, crea apatia (non si ha voglia di fare nulla) e mancanza di spirito competitivo (mmmh questo decisamente mi manca... ma credo sia più una questione di carattere e autostima assente)
La carenza affettiva da parte del padre, crea problemi comportamentali, aggressività e problemi di linguaggio.
Qui mi sorge a dire il vero qualche dubbio, L. è decisamente un padre molto presente, per entrambi i nostri figli, ma il Vichingo nonostante i suoi quasi 16 mesi non ne vuole sapere di spiccicare solo mezza parola.
In compenso è pacioso e sicuro di sè, spericolato e comunicativo, dubito abbia grossi problemi comportamentali. Di sicuro ci farà impazzire negli anni, ma non certo per l'aggressività!
Poi siamo saltati a parlare della "Teoria dell'abbraccio"
Non avevo bisogno che me lo dicesse lui che l'abbraccio è terapeutico, è l'atto motorio più importante, è universalmente conosciuto.
Il bacio è più intimo, l'abbraccio coinvolge tutti.
Oddio concordo su tutto, abbraccio sempre la Tiranna e il Vichingo, abbraccio L. e in altri rari casi qualche amica.
Ma li si ferma, sinceramente non mi ci vedo ad abbracciare gente a destra e sinistra, mi verrebbe spontaneo quanto salire in cattedra e parlare di scissione nucleare davanti a una platea di scienziati.
Al termine di tutti questi interessanti argomenti, siamo arrivati alle 23.00, il dott. Marco, aveva ormai detto credo una decina di "questo tema lo trattiamo dopo" la cosa aveva iniziato a preoccuparmi, temevo che l'incontro si sarebbe protratto fino alle prime luci dell'alba.
Contemporaneamente la mia soglia di attenzione aveva subito un picco.
Sul mio foglio degli appunti hanno iniziato a comparire stelline e cuoricini, segno inconfondibile che il mio cervello ha dato forfait.
Prima che il sipario si chiudesse definitivamente sul baratro del nulla sono riuscita a cogliere un altro paio di punti.
L'importanza di creare dei riti.
I Bambini hanno bisogno di riti, sempre uguali, sempre gli stessi.
Questi riti servono per creare una loro identità.
Questo spiega perchè la Tiranna da così importanza alla preparazione serale del biberon di latte.
Questo è il suo rito, la sua identità.
Il nostro ruolo, di genitori e educatori, è rendere i nostri figli autonomi.
Essere autonomi significa avere la possibilità di sbagliare;
Essere capaci di esprimere le proprie idee;
Cosa più importante, essere capaci di fare delle scelte.
Questi punti devo fissarmeli bene in memoria.
A volte mi comporto come se il mio compito fosse quello di evitare problemi e dispiaceri ai miei figli.
Ma crescerli in un mondo ovattato non aiuta, prima o poi tutti si devono confrontare con la realtà.
A questo punto non solo il mio cervello, ma anche il mio corpo ha dato forfait.
L'incontro è andato avanti ma io ho abbandonato il mio ruolo di appuntatrice e sono tornata a casa a dormire.
Se qualcuno sa come è proseguito è pregato di raccontarlo anche a noi!

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