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L’India va su Marte. E batte sul tempo la Cina

Creato il 23 settembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Se quindici anni fa si fosse detto a un piccolo artigiano della regione del Nagaland, che una navicella spaziale del proprio Paese avrebbe raggiunto Marte, probabilmente l’uomo stupito avrebbe chiesto: “Cos’è Marte? E poi cos’è una navicella spaziale?.
Nel 2014 anche l’India avrà una propria navicella spaziale attorno al Pianeta Rosso. E poco importa se un piccolo artigiano del Nagaland risponderebbe  alla stessa maniera di 15 anni fa. Questa, è un’altra storia.
La sonda”Mangalayaan”– traduzione di veicolo su Marte – è da oggi nelle vicinanze dell’orbita del pianeta, e giovedì 25 settembre giungerà a destinazione. Pochi giorno dopo l’arrivo della sonda Nasa “Maven”, Mars Atmosphere and Volatile Evolution, che per “abitudine di ascolto” risulta però, fare molto meno scalpore.

La notizia è stata divulgata con soddisfazione e via Twitter dall’Isro, centro Indiano di Ricerca Spaziale. La missione indiana raggiungerà le già presenti postazioni di Statu Uniti, Russia e Unione Europea, risultando come secondo Paese del Brics a compiere tale impresa spaziale. Anche davanti ai rivali Cinesi, questa volta in netto ritardo nella rincorsa al Pianeta Rosso.

Mars Orbital Mission,  abbreviato Mom, è un progetto che viene da lontano. La navicella Mangalayaan, partì alla volta di Marte il 5 novembre del 2013, incontrando non pochi ostacoli sul proprio cammino. Pochi giorni dopo il lancio la sonda ebbe un rilevante problema, poi corretto in maniera ottimale dagli scienziati indiani dell’Inro. Uno dei motori principali si spense durante l’entrata in un orbita terrestre successiva, impedendo al razzo di posizionarsi come da manuale. Compromessa la velocità necessaria prevista, i ricercatori dovettero “accelerare” gli altri motori per ”spingere” e compensare il gap. La sonda, alla richiesta altezza di 100 mila chilometri, riuscì a coprire i 20 mila chilometri mancanti all’obiettivo.

Il costo dell’operazione Mom, nel novembre del 2012 fu stimato attorno ai 73 milioni di dollari, circa 55 milioni di euro e 4,5 miliardi di rupie. Fu ritenuto un costo alquanto modico, rispetto ai soliti standard “spaziali”. Stupì anche la velocità di messa in azione della missione, che in soli 15 mesi si rivelò operativa e pronta per il lancio del proprio razzo. La maggioranza della sfera pubblica e politica internazionale, oltre che una buona parte della comunità scientifica, si ritrovò alquanto scettica sulla buona riuscita della missione Indiana.

Così, dopo quasi 11 mesi la Mars Orbital Mission sta per giungere la meta desiderata. L’obiettivo sarà quello di posizionarsi sull’orbita marziana, senza effettuare alcun tipo di atterraggio sul pianeta. La sonda “Mangalayaan” rileverà grazie ai propri sensori la presenza di metano nell’atmosfera, cercando di trovare prove all’ipotesi di una forma di vita primitiva. Scopo principale – e ben più strategico – della missione però è quello di mostrare al mondo le potenzialità dei sistemi di lancio indiani oltre che la buona attitudine nella costruzione e controllo di sonde spaziali interplanetarie

Un ingresso di petto dell’India nel “Club delle potenze mondiali dello Spazio”. Un gruppo costituito Paesi quali Usa, ormai maestra avendo toccato quasi tutto il Sistema Solare; la Russia, minori successi rispetto alla Nasa, ma comunque esploratrice dei pianeti Marte e Venere; L’Europa con la sua Agenzia Spaziale Europea (Esa) fondata nel 1975, con missioni attorno ai pianeti Marte, Venere, Saturno (e a breve  Mercurio) oltre che varie operazioni in diverse comete; Infine la Cina e il Giappone, con sonde attorno e su Luna e asteroidi. Come la famosa sonda Hayabusa, di matrice nipponica, che atterrò brevemente sull’asteroide Itokawa. Prossima missione del Giappone sarà quello di prelevare un campione di corpo celeste da un asteroide.

 

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