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L’indottrinamento LGBT, l’Italia come la Russia?

Creato il 24 marzo 2014 da Cristiana

Una piccola premessa. Vladimir Luxuria, esponente ed attivista LGBT doveva andare a parlare in una scuola di Modena. Questo (che attivisti LGBT vadano nelle scuole, invitati) accade in tutto il Paese per fortuna ed accadrà anche a me in settimana in una scuola romana, nell’ambito del progetto Le Cose Cambiano a Roma nelle scuole che hanno aderito al progetto, un progetto voluto dal Comune di Roma dopo l’ennesimo suicidio di un ragazzo gay. In sostanza, se mi permettete di dirlo con emozione, nessuno di noi va a propagandare (cioè promuovere, cioè fare pubblicità, cioè dire che un prodotto è meglio di altri o va scelto per le sue qualità) alcunchè. E’ come se io dicessi che qualsiasi eterosessuale che parla della sua fidanzata o dei suoi figli stia facendo propaganda. Semplicemente, vivaddio, si racconta. Ed ogni amore, ogni famiglia è differente, non esiste un modello migliore di altri. E’ come dire che una persona separata o senza figli che si racconta propagandasse la sua forma di famiglia. O un prete, per dire, è come se propagandasse la scelta di prendere i voti.

Provoco, ovviamente.

Sostiene Toccafondi, sottosegretario all’istruzione (una delle tristi scelte figlie delle maledette larghe intese), citando l’articolo 30 della Costituzione che “e’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli” e che quindi una persona LGBT non può entrare in una scuola a parlare della propria esperienza perché questo mette a soqquadro un principio educativo perchè si fa propaganda LGBT e si offre una visione unilaterale di famiglia e sessualità.

Qualche puntino sulle i.

  1. L’essere gay e trans non si può propagandare. Questa visione è figlia, purtroppo, di chi ancora crede che si possa far diventare qualcuno gay o guarire i gay e farli “tornare” etero. Non si guarisce dall’omosessualità come non si convince un etero a diventare gay. Per fortuna.
  2. Le persone LGBT non danno una visione unilaterale di sessualità e famiglia. E’ esattamente il contrario. Noi veniamo per il 99% da famiglie etero e raccontiamo che esiste ANCHE un altro tipo di famiglia e non diamo alcun criterio qualitativo nel definire i due tipi di famiglia. Semplicemente raccontiamo la verità ai ragazzi invece di fargli credere che le famiglie gay non esistono o sono una cosa così mostruosa da non dover essere raccontata. In poca sostanza chi fa propaganda è chi racconta il mondo come lo vorrebbe e non come è. In questo caso chi fa propaganda o forse desidera scuole che la facciano è proprio il sottosegretario Toccafondi.
  3. è molto probabile, comunque, che non sia nemmeno il tema famiglia a voler essere toccato in un contesto scolastico, quanto piuttosto quello “elementare” ma fondamentale della bellezza della diversità. Il progetto romano, per esempio, è nato dopo un’ondata di suicidi tra adolescenti

Infine è davvero triste dover discutere in questi termini e con questi toni nel 2014 in un paese civile, come se fossimo la Russia di Putin che non a caso per limitare in maniera paracula l’evoluzione dei diritti civili, si è rifiugiato contro la frase “propaganda gay” rendendo “propaganda” la sola esistenza delle persone omosessuali che solo in apparenza non sono perseguitate. Lo sono eccome.

Mi piacerebbe portare con me il sottosegretario Toccafondi questa settimana nella scuola romana dove andrò a parlare con 50 studenti (sperando che il ministero a questo punto non me lo impedisca) per dimostrargli il profondo rispetto che ho nei confronti della diversità, in questo caso la sua, quella di qualcuno che evidentemente ha ancora paura. Io non ho paura di lui. Non ho paura della varietà del mondo e quella paura è l’unica cosa che dovremmo provare tutti a guarire.

p.s. Questo tweet di Christian Rocca

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 mi ha fatto rimanere molto male perché assume che il pensiero di Toccafondi sia plausibile, cioé che Vladimir Luxuria, possa davvero andare nelle scuole a promuovere nuove forme di famiglia. Un giornalista (bravo come lui oltretutto) dovrebbe conoscere bene la differenza tra la parola “promuovere” usata in modo ideologico e la realtà del “raccontare”. E coglierne la voragine.

 


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