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L’insaziabile (Ravenous)

Creato il 03 gennaio 2012 da Mcnab75

L’insaziabile (Ravenous)

Come anticipato dal precedente articolo, questa settimana sarà in buona parte dedicata a fumetti, film e libri che presentano ibridazioni tra il genere horror e quello bellico. Vi recensirò un po’ di materiale e magari dopo le feste cercherò di riassumere il tutto con un bel dossier omnicomprensivo.

Dopo la guerra del Vietnam e gli zombie di ’68, è il turno della Guerra Messicano-Americana e del cannibalismo rituale trattato nel film L’Insaziabile, datato 1999 e realizzato da Antonia Bird. Una pellicola strana e curiosa, con una regista inglese che riesce a tinteggiare il West con colori horror, arrivando a produrre un film piuttosto conosciuto nel sottobosco dei veri appassionati ma sconosciuto ai più.

Siamo nel 1847. La Guerra tra Stati Uniti e Messico è finita da poco, con la vittoria degli americani, che si sono assicurati il controllo del Texas e di vasti territori in Colorado, California, Nevada, Utah e Wyoming.
Un esiguo numero di soldati statunitensi sorveglia un fortino tra le nevi della Sierra Nevada, non lontano dall’ex frontiera, ma al contempo distanti praticamente da ogni cosa. L’avamposto si chiama Fort Spencer e della guarnigione fa parte anche il capitano John Boyd, medaglia al valore conquistata sul campo, ma solo per caso. In realtà l’ufficiale è un codardo e quel trasferimento in un avamposto sperduto è il modo in cui i suoi superiori lo hanno isolato dal mondo civile.
Il fortino è tutto fuorché un luogo salutare. Il clima rigido rende i soldati nervosi e bizzarri, anche per colpa dall’isolamento che li taglia fuori da gran parte dei contatti esterni alla guarnigione. Eppure c’è qualcosa che li attende, un orrore antico come il mondo e ancor peggiore rispetto alla guerra appena conclusa.

L’elemento estraniante arriva attraverso un uomo sopravvissuto ai rigori dell’inverno. Un “servo del signore”, come si definisce con trasporto. Dice di chiamarsi Colquhoun e di essersi perso tra le nevi tre mesi prima, insieme ad alcuni compagni, costretti poi al cannibalismo per sopravvivere. Colquhoun spinge Boyd a organizzare una spedizione per salvare gli unici due membri superstiti del suo gruppo, in particolare una donna che a suo dire rischia di essere mangiata dal suo compagno di sventura, un militare dal grado di colonnello, Ives, colui che comandava la carovana, nonché il primo ad aver spinto tutti verso l’antropofagia.
Una volta nei boschi l’uomo rivela però la sua vera natura di cannibale: Colquhoun e Ives sono in realtà la stessa persona. L’uomo ha già ucciso i suoi cinque amici, nutrendosi dei loro corpi, e ora ha intenzione di fare lo stesso coi soldati di Fort Spencer.
Solo Boyd riesce avventurosamente a salvarsi, rompendosi però una gamba durante la fuga. Sopravvivendo a stento, dopo giorni riesce a tornare all’avamposto, solo per scoprire che Colquhoun/Ives, ripulito e rivestito della sua vecchia uniforme, è ora ospite del forte. Il suo obiettivo è uno soltanto: continuare a nutrirsi di carne umana. Non solo per una deviazione mentale, bensì perché a suo dire la dieta antropofaga è in grado di preservare il fisico, di curare le malattie e di aumentare la forza di chi la segue. A quanto pare Ives ha però anche un piano più elaborato: diffondere la sua pratica mistico-cannibalista negli alti ranghi dell’Esercito…

L’insaziabile (Ravenous)

L’Insaziabile gode di molti elementi di pregio, partendo dalla trama elaborata, mai banale né sciocca. A essa fa da scenario un’ambientazione naturale splendida e al contempo estraniante, tra nevi, boschi secolari e distese spopolate.
L’intepretazione stessa del cannibalismo è singolare, legata a pratiche sciamaniche antiche e occulte, che in un certo senso si ricollegano alla tradizione del Wendigo, lo spirito mangiatore di uomini del folklore algonchino. Un demone che si dice sia figlio dell’inverno e della fame. Che il terribile Ives sia solo un pazzo, un posseduto dal Wendigo o, ancora, un uomo iniziato a riti mistici tanto aberranti quanto realmente funzionanti, sta allo spettatore deciderlo, anche se la regista ci fa propendere più per quest’ultima scelta.
Ottimo anche il cast, in particolare Guy Pearce nel ruoto di Boyd, il finto eroe codardo, e Robert Carlyle in quello di Colquhoun/Ives.

Un film poco noto e poco pubblicizzato, ma che merita più attenzione di altri titoli molto conosciuti e alquanto scialbi nel riproporre i soliti cliché del genere horror/bellico.


Filed under: film, recensioni

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