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L’insostenibile leggerezza….della Costituzione

Creato il 08 giugno 2011 da Lamagadioz

Art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione.

Art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese

E mi fermo qui. Questi articoli si commentano da soli, ma tant’è io due paroline le devo scrivere. Lo so che la festa della Repubblica era la settimana scorsa….ma ero via per il ponte!

:-D
Sapete qual è la domanda che mi frulla in testa quando leggo questi articoli?

Ma cosa si erano fumati quelli che hanno scritto la Costituzione…?

:-D

Scusate il tono irriverente…in realtà il mio cuore è colmo di ammirazione per questi uomini così coraggiosi, così pieni di speranza per costruire un’Italia migliore di quella fatta a pezzi dalla seconda guerra mondiale e dal ventennio fascista. Erano sicuri che il futuro sarebbe stato per forza migliore…perché quando tocchi così il fondo, poi basta. Poi devi risalire. Oppure continui a scavare?

Perché dico questo? Perché l’utopia racchiusa nei principi fondamentali della nostra Costituzione è talmente sconfinata da sembrare irreale. E definire un’utopia irreale è come dire che il ghiaccio è freddo, è un’inutile tautologia. Ma è così.

Tommaso Moro scrisse l’Utopia sapendo di descrivere un luogo che non può esistere, un mondo equilibrato, pacifico, che non può essere realizzabile. Tommaso Moro lo sapeva che quello che scriveva aveva qualcosa di fantastico. I nostri costituenti invece erano convinti che quei principi si sarebbero realizzati nel nostro ordinamento senza alcun problema.

Utopia, nella mente di Moro, ha diversi significati. Il più popolare è: il luogo che non è in nessun luogo. L’isola immaginaria…. talmente bella che non può esistere. La nostra bellissima costituzione è un’utopia fantastica. Un’isola bellissima. E’un’opera fantasy, oserei dire.

A leggere i principi fondamentali, il nucleo, il cuore della costituzione ti si stringe l’anima, ti vengono i lacrimoni, inizi a pensare alla grandezza di quegli uomini che hanno scritto quelle parole…poi pensi ai loro colleghi di oggi e ti viene voglia di prendere in mano una mazza da baseball, ma non per giocare….

Parlo di questo perché parlare della Costituzione è parlare della Repubblica, quella che abbiamo festeggiato il 2 giugno scorso. Le due cose vanno di pari passo. Dopo il referendum del 1946 che ha dato l’addio alla Monarchia, la Costituzione è venuta un anno dopo e non ha fatto altro che disegnare il quadro programmatico e morale entro cui la Repubblica doveva realizzarsi.

Un bel quadro, non c’è che dire. Un capolavoro. Come quello della foto…

:-)

Che avranno voluto fare gli sboroni sti costituenti? Avranno mica voluto puntare troppo in alto?

Vediamo un po’… Siamo tutti uguali di fronte alla legge…che storia eh? Che grande idea di uguaglianza…poveri illusi…

Ed è compito della Repubblica rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale per la completa realizzazione dell’individuo…certo…a me pare che la Repubblica operi per aumentare il numero degli ostacoli di qualsiasi ordine e grado per impedire la realizzazione dell’individuo….

Ma il primo è il migliore: la Repubblica è fondata sul lavoro. Come no….quale lavoro? E chi il lavoro non ce l’ha, che fa? L’anarchico?

:-D

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita…e bla, bla e ancora bla. Belle parole, bravi i miei costituenti che in questo paese, anzi nel futuro di questo paese, ci credevano. Io pure ci credo, io pure sono idealista…ma i signori della Costituente mi hanno superato mannaggia la miseria…

Sono un po’ acidella stasera…non pensiate che mi sia pentita del mio rientro in terre italiche o che non creda più nel mio Paese…dico solo che c’è una differenza abissale, siderale tra il paese che hanno immaginato i Signori della Costituzione e quello di oggi…in mano a gente che non meriterebbe neanche di sedersi in Parlamento…

Dico solo che quei Signori oggi piangerebbero, ne sono sicura. Si metterebbero le mani nei capelli e comincerebbero, i più coraggiosi forse, a prendere a sberle i colleghi di oggi.

Il distacco tra la Costituzione e l’Italia odierna è talmente forte che a leggere quegli articoli scappa da ridere. Ci rendiamo conto? Leggete i primi tre articoli e ditemi se non vi viene da buttare il testo dalla finestra…

Perché mi è scattata la molla di scrivervi della Costituzione? Domenica scorsa sono rientrata dal ponte del 2 giugno (si quello…il giorno della Repubblica…secondo voi quanti italiani hanno festeggiato? Io no…amo questo paese ma sento di non avere nulla da festeggiare, per ora…) e mia madre mi ha allungato un libricino bianco: “Tieni, lo danno con questo settimanale, magari ti interessa”. Era una copia della Costituzione Italiana.

Ho cominciato a leggerlo. Ho letto non so quante volte i diritti fondamentali, i primi 12 articoli. I più belli, i più pregnanti, i più significativi. Quelli per cui dovremmo combattere tutti i giorni. Il lavoro nel nostro paese è talmente importante da essere l’elemento su cui hanno basato il concetto stesso di Repubblica. Ci sono poi i diritti e doveri, altra pagina splendida. Viene ribadito in ogni angolo quanto sia importante la libertà di pensiero, di parola e di associazione dell’individuo. Il ricordo del fascismo nell’animo dell’assemblea costituente era così forte che la libertà dell’individuo, il diritto al lavoro e alla realizzazione personale dovevano essere i cardini su cui far ruotare tutto il testo costituzionale.

E guardate dove siamo adesso.

Non siamo riusciti a realizzare neanche uno di quegli articoli. Uno sarebbe bastato. Mi sarei accontentata. Forse il fatto che la Repubblica è fondata sul lavoro? Ma se il lavoro manca….su cosa si basa la Repubblica?

Insomma…quando sento parlare di Repubblica mi viene male…su cosa si è basata la sua nascita? Su grandi aspirazioni, sogni, progetti per un paese migliore che non si sono realizzati. Magari in parte, forse. Non c’è più la dittatura, ma forse siamo sotto un altro tipo di dittatura più infida, meschina, nascosta tra le righe di quello che leggiamo, tra le immagini di ciò che vediamo…è nascosta tra la gente….nella gente. E’ forse dentro le nostre teste?

C’è veramente libertà di pensiero ed espressione nel nostro paese? E se esiste, fino a che punto è concessa e tollerata?

Perché il paese se ne frega se muori di fame…ma se decidi di toglierti la vita con l’eutanasia fa processi mediatici (e non) che non finiscono più?

Perché una donna in età fertile è considerata un problema per un’azienda?

Perché la legge NON è uguale per tutti?

Perché chi è raccomandato prende il posto e chi non lo è se lo prende nello stoppino?

Se volete aggiungere altre domande “retoriche” fate pure. Io mi fermo qui, che rischio di essere banale.

Un’ ultima domanda la devo fare, però: che c’entra la Costituzione italiana in tutto questo? Come si riflette il paese attuale nei principi della Carta?

Non si riflette, punto.

La Costituzione è la Nuova Utopia.

Un bel libro di belle intenzioni.

Ma come diceva un certo Karl Marx…la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.

La Maga utopica….


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