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L’Intelligenza Finanziaria applicata allo sport ed al beach volley

Da Robertopesce

L’Intelligenza Finanziaria applicata allo sport ed al beach volleyNel secondo semestre del 2014, tramite Smartmoney (la società con cui diffondo formazione e cultura in ambito INTELLIGENZA FINANZIARIA), ho avuto il piacere e l’opportunità di associare il mio brand ad uno sport estremamente dinamico come il beach volley sponsorizzando l’attività nazionale ed internazionale di Giulia Momoli, atleta impegnata con la sua compagna Laura Giombini in un’intensa attività agonistica culminata in risultati di livello come lo splendido 5° posto all’Open di Mangaung (Sudafrica) e la vittoria a Montpellier nel Torneo WEVZA del CEV Continental Tour.

Oltre ad essere un’amica ed un’atleta della nazionale italiana, Giulia svolge anche un’intensa attività di comunicazione su vari media online e cura una rubrica sulla rivista “Pallavoliamo” nell’ambito della quale mi ha intervistato nello scorso dicembre. Ne è saltata fuori una lunga chiacchierata che ha spaziato su tematiche parzialmente differenti da quelle che di solito tratto sul blog con la condivisione di una serie di concetti relativi all’applicazione delle idee e dei principi dell’intelligenza finanziaria alla vita degli sportivi.

Se sei uno sportivo professionista o una persona che, come loro, ha  entrate finanziarie irregolari e poca dimestichezza con il denaro potrai sicuramente trovarvi parecchi spunti interessanti.

Buona lettura!

Roberto Pesce

L’INTELLIGENZA FINANZIARIA E LO SPORT

(intervista di Giulia Momoli a Roberto Pesce)

Giulia Momoli: Come si sono incontrati beach volley e intelligenza finanziaria?

Come in tante cose della vita che diventano interessanti e importanti: un po’ per caso! Tempo fa una certa Giulia Momoli ha partecipato come allieva ad alcuni corsi di coaching motivazionale in cui ero impegnato, non è che per caso la conosci? Prima di ciò naturalmente lo conoscevo come sport e avevo seguito in passato alcuni risultati interessanti delle ragazze italiane alle Olimpiadi ma non mi ci ero mai realmente appassionato o avvicinato, più che altro perché le cose interessanti da approfondire sarebbero tante ma occorre fare delle scelte. Conoscendoti e potendolo vedere da vicino attraverso la tua esperienza e quella delle tue compagne di nazionale ha iniziato ad affascinarmi.

Parlaci brevemente della tua attività professionale, di cosa ti occupi esattamente e come hai maturato la tua esperienza “sul campo”.

Lavoro nella formazione fin dal 1989, prima nell’area dell’apprendimento intensivo, quindi in quella della formazione motivazionale, coaching e team building per finire infine in quella finanziaria. Quest’ultima ho iniziato a investigarla a metà degli anni 90 più che altro per mia ricerca personale, lavoravo e guadagnavo ma mi rendevo conto che continuare ad inseguire degli incassi per stare dietro ai costi della vita non era una strategia soddisfacente sul lungo termine … così ho iniziato soprattutto negli USA a studiare psicologia del denaro, invest

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imenti personali, trading online ed altri argomenti correlati ed è stata una folgorazione! Da lì a qualche anno iniziare ad insegnare agli altri quello che stava producendo risultati sulla mia vita è stato un passo naturale, prima con amici e collaboratori poi organizzando dei corsi veri e propri aperti a chiunque avesse desiderio di parteciparvi.

Attualmente questa è l’area professionale in cui sono più impegnato con diverse cose molto interessanti sviluppate anche grazie al mio team: intelligenza finanziaria, gestione personale dei propri investimenti, trading manuale su azioni e ETF, trading automatizzato sul forex etc…. non ti vorrei annoiare però con troppi tecnicismi!! Considera che la mia attività professionale è integralmente descritta sul mio portale www.robertopesce.com su cui abbiamo a disposizione anche tantissimo materiale gratuito per chi desidera iniziare ad informarsi su questo mondo interessantissimo e, per tanti versi, determinante se si desidera sfuggire alla schiavitù del ciclo lavoro-guadagno-tasse-spese che, senza che ce ne si renda conto, ci porta via fette importanti di vita spesso senza via d’uscita. In due parole il mio lavoro consiste nell’aiutare le persone a migliorare la qualità della propria vita attraverso una migliore gestione di quello strumento così importante che è il denaro.

Da esperto di gestione finanziaria, quali potrebbero essere secondo te le linee guida che un atleta in carriera dovrebbe seguire per… (risparmiare, proteggere, incrementare il proprio denaro…)?

Gli atleti in carriera sono tra le persone che avrebbero maggiore bisogno di questo tipo di formazione e impostazione finanziaria!

Abbiamo due tipi di atleti impegnati nella propria attività: coloro che ottengono successo anche economico (una ristretta minoranza) e coloro che si dedicano più che altro per passione in quanto il loro livello non fornisce grandi ritorni oppure perchè appartengono a sport cosiddetti “poveri”.

Nel secondo caso è evidente la necessità di incrementare le loro entrate con forme di guadagno il più possibile “passive” ossia che non richiedano grandi dispendi di tempo, per entrambi esiste però l’obbligo di pensare anche al “dopo”, cosa che non tutti fanno soprattutto tra coloro che hanno successo ma che dopo 10-15 anni di carriera ed entrate ad alto livello si trovano poi spiazzati al ritorno nel mondo “normale” che non li accoglie a braccia aperte come degli eroi pronti a ricompensarli ma, anzi, richiede tutta una serie di abilità e competenze profondamente diverse da quelle sviluppate nello sport. Ecco quindi le classiche storie degli ex atleti di livello altissimo che dopo già pochi anni si trovano a dover accettare lavori umilianti o a svendere i propri beni in quanto non capaci di gestirsi finanziariamente in assenza delle entrate importanti a cui erano abituati.

Per rispondere alla tua domanda ti direi quindi che un atleta in carriera dovrebbe:

  1. iniziare a comprendere le semplici ma fondamentali linee guida di una sana gestione finanziaria personale, da applicare per tutta la propria vita indipendentemente dai livelli di guadagno. Per capirci, già solo la partecipazione al mio corso “Intelligenza Finanziaria” (che dura due sole giornate ed è semi-gratuito) gli permetterebbe di fare un gigantesco salto di qualità in quest’ambito … a proposito, tu Giulia quando pensi di venire a partecipare? ^_^
  2. Dovrebbe inoltre acquisire almeno una base di comprensione dell’arena degli investimenti per non rischiare di affidare i propri risparmi al primo consulente sprovveduto di turno che invece di fargli monetizzare e moltiplicare il risparmio glielo lascia a languire con rendimenti inferiori all’inflazione per non dire in perdita in molti casi. Considera che gestendosi saggiamente non è così complicato far rendere il proprio risparmio al 10% annuo o anche con ritorni superiori.
  3. Infine, dovrebbe impegnarsi per chiudere sempre i propri bilanci in “attivo” tra entrate e uscite in maniera da costruire un pò alla volta la propria solidità finanziaria tramite quella che io chiamo la “Fabbrica della Ricchezza” che diventerà la loro risorsa più preziosa una volta terminata la carriera.

Prova un pò a fare due conti in tasca ad un ipotetico atleta di buon livello che guadagna diciamo 100.000 € all’anno, si gestisce con precisione e riesce a risparmiare ed investire ogni anno per 10 anni di fila il 30% delle sue entrate ossia 30.000 € all’anno (2.500 € al mese):

  • se li facesse investire al 2% medio annuo dal tipico consulente bancario si troverebbe dopo 10 anni un capitale pari a circa 335.000 €, in parole povere il suo denaro non lo avrebbe difeso nemmeno dal potere erosivo dell’inflazione ma quantomeno avrebbe da parte un “tesoretto”
  • se invece fosse in grado di farlo rendere almeno al 6% annuo utilizzando strategie anche abbastanza banali ma senza regalare denaro alle banche con costi e commissioni frutto di prodotti finanziari scadenti, dopo 10 anni il capitale a sua disposizione sarebbe pari a oltre 419.000 €, già un pò meglio …
  • le cose si farebbero però veramente interessanti se si fosse dedicato un pò di più a capire come farli rendere al meglio, diciamo senza esagerare al 12% medio annuodopo 10 anni il capitale a sua disposizione sarebbe pari a quasi 590.000 € e, se non risparmiasse più niente da lì in avanti ma continuasse ad ottenere gli stessi rendimenti, questo capitale potrebbe dargli una rendita semi passiva pari a oltre 70.000 € annui ossia quasi quanto guadagnava attivamente durante i suoi 10 anni di profitto sportivo! E’ chiaro che questo è solo un esempio ipotetico ma riesci a vedere il cambio di prospettiva di vita per il nostro atleta?

E quali sono le problematiche tipiche in cui un atleta potrebbe intercorrere durante e soprattutto alla fine della propria carriera?

In parte direi ne abbiamo già parlato, la cosa più complessa per un’atleta a fine carriera è perdere tutto il mondo di certezze economiche ma anche emotive con cui ha vissuto fin lì per ritrovarsi a dover ripartire da zero, sicuramente con entrate minori delle precedenti ma, spesso, con lo stesso regime di spese generato dalle abitudini di vita che lo caratterizzano. Onestamente non è semplice e anche chi non ha sperperato tutto durante gli anni della carriera (cosa che tristemente fanno in tanti) si ritrova poi magari con un capitale significativo a sua disposizione ma di cui poi non sa che farsene e spesso sentiamo storie di ex-campioni che naufragano miseramente nel tentativo di mettere su attività imprenditoriali di vario genere che possono spaziare dal commercio al dettaglio alla ristorazione ad attività industriali vere e proprie magari nel campo della moda in cui pensano di poter avere dei vantaggi sfruttando la propria immagine.

Il primo esempio che mi viene in mente è quello recente degli ex calciatori Vieri e Brocchi ed il loro fallimento da oltre 14 milioni di euro di passivo con il loro marchio di moda casual “Baci & Abbracci”. Spesso queste tristi storie hanno come protagonisti anche soci truffaldini o l’affidarsi nelle mani di sedicenti esperti del settore business malamente selezionati.

D’altra parte c’è invece anche chi si organizza per tempo e inizia a monetizzare il proprio nome, la propria immagine ed il proprio risparmio già durante gli anni della carriera costruendosi un pò alla volta una

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rete di competenze e relazioni che gli renderanno in futuro decisamente più semplice la transizione tra la carriera sportiva ed il resto della loro vita che, tra l’altro, sarà in proporzione molto più lunga. Anche qua, per fare alcuni esempi di nomi di atleti di primissimo livello ti citerei personaggi come Francesca Piccinini nel volley, Clarence Seedorf nel calcio o Federica Pellegrini nel nuoto che mi sembra si siano mossi o si stiano muovendo in questo senso molto bene e con i tempi giusti. Ai livelli più alti mi vengono in mente personaggi come Roger Federer o alcune star del basket americano come Lebron James e Kobe Bryant o, andando indietro nel tempo, Magic Johnson e Michael Jordan che si sono da sempre gestiti come un’azienda vera e propria e, terminando le rispettive carriere, tutto hanno avuto tranne che problemi di denaro o di inventarsi una nuova identità professionale.

Ti direi che una delle costanti di tutte queste persone citate è la gradualità con cui hanno iniziato a pensare al “dopo” e ad interessarsi al business e a come investire il proprio denaro. In quest’ultimo anno ho avuto alcuni sportivi di livello ai miei corsi come Michele Maggioli (basket) e Raffa Calloni (volley) proprio alla ricerca di questo tipo di competenze e motivati a sviluppare forme di reddito passivo completamente sganciate dalla loro professione.

Senti, ma non sono argomenti complicati per un’atleta che non ha conoscenze di economia o di finanza? Mi sembra un mondo così distante …

E invece non è così, è un luogo comune quello di credere la finanza ed il denaro come discipline particolarmente complicate, luogo comune che peraltro fa molto comodo a chi preferisce che le persone lavorino tutta la vita per pochi spiccioli senza possibilità di uscire da quel circolo vizioso che Robert Kiyosaki (autore del bestseller “Padre Ricco Padre Povero”, ndR) correttamente chiama “La corsa del topo”. In realtà penso che gli schemi di angoli, posizioni e le attitudini fisiche che voi atleti del beach volley riuscite a padroneggiare siano tutte cose molto più complesse da acquisire. La mia soddisfazione professionale è proprio quella di trasformare un mondo apparentemente impenetrabile ai più in una serie di concetti invece immediatamente comprensibili e, soprattutto, concretamente applicabili. L’effetto che si genera nei partecipanti ai corsi di Intelligenza Finanziaria che si rendono conto che “ce la possono fare” è esaltante e molto motivante e, devo confessarti, per me estremamente gratificante.

Cambiando argomento, come consiglieresti di procedere ad un atleta in cerca di sponsor per la propria attività?

Di appoggiarsi ad un agente abile in tal senso oppure, se desiderano gestire questo aspetto in prima persona, di farlo pensando a cosa possono “dare” al potenziale sponsor e non come fanno sempre semplicemente a cosa possono “prendere” dallo stesso. In questo senso dovrebbero sviluppare un pò dell’istinto dei bravi venditori che non si limitano a presentare la propria offerta (“Posso mettere il tuo logo sulla maglia, sulla fascetta etc”) ma la dettagliano in termini di beneficio per il loro cliente. Se io fossi un’atleta in cerca di sponsor mi preparerei uno “speech” ad hoc e magari anche del materiale visivo (foto, testimonianze di sponsor precedenti etc.) che illustri nella maniera più ampia ed estensiva possibile non solo in quante forme diverse potrei mostrare il brand dello sponsor ma anche e soprattutto l’elenco delle ricadute positive che queste attività potrebbero avere per lo sponsor stesso in termini di fidelizzazione e prestigio della loro immagine, aumento di visibilità e notorietà (meglio si riesce a quantificarla e meglio è!), ricadute sul fatturato etc. Prova a pensare di presentarti al tuo candidato sponsor con un book di foto in cui con un semplice programmino hai magari già messo la tua immagine sul campo da beach, i cartelloni alle spalle etc. assieme al brand dello sponsor, non pensi farebbe più effetto che non semplicemente raccontargli magari in maniera dimessa cosa e dove potresti mettere il suo brand?

In altre parole, devi entusiasmarlo, fargli vivere l’esperienza e, se possibile, portargli testimonianze scritte di ex sponsor soddisfatti dell’operazione. .. ti sto parlando di una “vendita” a tutti gli effetti

;-)

Secondo te cosa cerca uno sponsor da una partnership commerciale con un atleta e come possiamo noi atleti renderci appetibili (in termini di visibilità risultati prospettiva serietà organizzazione…)

Ti direi che ccosì come c’è atleta ed atleta c’è anche sponsor e sponsor.

Ad alti livelli si cerca soprattutto un ritorno di immagine ottenibile abbinando il proprio brand all’immagine di un’atleta che sia ovviamente vincente ma soprattutto una figura in grado di porsi in linea con le caratteristiche del marchio e dell’azienda sponsor. In questo senso c’è chi si vuol dare un’immagine improntata alla potenza o all’aggressività chi invece alla dolcezza o alla seduzione, dipende …

A livelli più bassi più che il “brand” si cerca invece soprattutto visibilità pratica e concreta, il piccolo imprenditore vorrebbe almeno andare in pari con il proprio investimento come sponsor considerando in questo anche il beneficio della detrazione fiscale. Quali manifestazioni sportive vedranno quindi l’atleta protagonista e, durante le stesse, cosa può essere organizzato per far sì che lo sponsor ottenga non solo l’esposizione di un cartello a bordo campo ma magari anche la generazione di contatti commerciali veri e propri?

In entrambi i casi poi la serietà e l’immagine positiva dell’atleta come persona impegnata, moralmente di esempio agli altri, grintosa, energica, onesta etc. sono caratteristiche fondamentali. Tu Giulia sei sicuramente un buon esempio in questo senso anche con il lavoro personale di comunicazione che fai attraverso i social media

Concludendo: cosa ha portato un uomo d’affari impegnato come te ad avvicinarsi ad uno sport come il beach volley?

L’attrazione verso Giulia Momoli ovviamente ^_^ !! Dai perdona la battuta … penso che il beach sia uno sport dinamico, solare, molto più complesso di quanto possa sembrare di primo acchito ma anche vissuto con grande passione da chi lo pratica, la stessa passione che il mio Team ed io mettiamo nel nostro lavoro. Poi, vedere il nostro brand nelle arene del World Tour è stato sicuramente una bella soddisfazione anche grazie agli ottimi risultati che tu e Laura Giombini avete ottenuto negli ultimi tornei della stagione.

Ora però che la stagione è terminata vi aspetto tra i miei allievi, ok?


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