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l’intrepido

Creato il 14 settembre 2013 da Albertogallo

L’INTREPIDO (Italia 2013)

locandina l'intrepido

In una Milano multietnica che più triste non si può, l’ex calzolaio Antonio Pane sbarca il lunario sostituendo saltuariamente chi non può presentarsi al lavoro per qualche giorno o anche soltanto per qualche ora: lo vediamo consegnare pizze, guidare il tram, pulire le gradinate dello stadio e persino vendere rose nei locali la sera. Accanto a lui Lucia, una ragazza bella, disoccupata e depressa, e il figlio Ivo, talentuoso musicista pure lui in grande crisi.

C’è tanta solitudine, tanta tristezza in questo film di Gianni Amelio, che centra l’obiettivo di restituire un ritratto credibile, per quanto volutamente esagerato, grottesco, dell’Italia di oggi, paese spaesato in cui a sfangarsela sembrano essere soltanto i cinici, i vigliacchi, i delinquenti, i truffatori. Antonio, al contrario, è un puro, un ottimista nonostante tutto, un unonessunocentomila disposto a subire qualsiasi umiliazione pur di sopravvivere. Come un Fantozzi più tragico e meno servile, costretto a sopportare in eterno “una vita difficile”. Come un “ladro di biciclette” (sì, in una scena fa pure l’attacchino) in un’Italia non così diversa da quella del dopoguerra. Come un Forrest Gump meno ingenuo e meno fortunato. Un personaggio riuscitissimo, merito soprattutto di un Antonio Albanese in stato di grazia. Circondato, purtroppo, da un cast spesso non all’altezza e supportato solo in parte da dialoghi che scadono talvolta nel banale, nel buonista.

Un gran bel film, in ogni caso (merito anche della fotografia dell’infallibile Luca Bigazzi), ingiustamente fischiato all’ultimo Festival di Venezia e giudicato troppo duraramente da chi, forse, in un modo o nell’altro si riconosce nei tanti furbetti che popolano una pellicola severa, disperata, che dal realismo di partenza scivola via via in una dimensione onirica che sa di incubo a occhi aperti.

Alberto Gallo



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