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L’invecchiamento di successo negli orti del Veneto

Da Ileniatiozzo

invecchiamento di successo negli ortiL’invecchiamento consiste in cambiamenti biologici, psicologici e sociali.
Invecchiare non significa diventare invalidi, esiste un età biologica, psicologica e sociale.
Non è semplice rispondere alla domanda quando si diventa vecchi, nel farlo troppo spesso ricorriamo a stereotipi diffusi dalle istituzioni.
Esistono alcuni fattori sociali e comportamentali che favoriscono un buon invecchiamento e allungano la speranza di vita, per cui ogni persona è responsabile del proprio invecchiamento.
Alcuni di questi fattori sono: una corretta alimentazione, abitudini sane, movimento fisico, e una vita sociale attiva.
Per l’agricoltore è molto più semplice seguire questi principi.
La coltivazione promuove il benessere psico fisico, ecco perchè chi vive in campagna ha un’aspettativa di vita più lunga.
Gli anziani sono persone mature che hanno esperienza, possono ancora apprendere purchè siano motivati.
Lavorare la terra può essere una passione, ma allo stesso tempo questa attività è fonte di un reddito domestico dato dai prodotti dell’agricoltura, permette di stare all’aperto ed essere attivi fisicamente, di continuare ad apprendere e costruire una rete di amicizie.
Quando le persone si ritirano dal mondo del lavoro vivono una crisi individuale nella fase di adattamento al pensionamento dovuta al fatto che il tempo deve essere ristrutturato, non ci sono più impegni che scandiscono la giornata, quindi intraprendere un nuovo lavoro/hobby negli orti, da un senso di continuità e permette di passare dal gruppo dei colleghi di lavoro (rete sociale amicale) al gruppo dei coltivatori evitando la desocializzazione che consiste nella crisi dei ruoli adulti e nel rischio d’isolamento sociale.
Inoltre il tempo libero però può essere vissuto come un fattore di rischio in assenza di valori esistenziali sostitutivi di quelli legati ai ruoli professionali e famigliari, è importante sviluppare la creatività.
Il processo di invecchiamento oltre che allo stato di salute è legato all’immagine che l’anziano ha di sè.
L’uscita di casa dei figli comporta una perdita di impegni e senso di utilità. La fine della vita lavorativa coincide spesso anche con la riduzione delle responsabilità familiari e, quindi, con un restringimento dei ruoli famigliari. Dedicarsi alla coltivazione e portare a casa i prodotti della terra contribuisce a sentirsi utili per la famiglia e per la società e aumenta l’autostima.
Scopo del progetto “Pensionati tra gli orti di città” è restituire all’anziano la saggezza e l’autorevolezza che le istituzioni hanno intaccato con stereotipi e false immagini, non dimenticando che il compito insostituibile dei nonni oggi è di rendere attuale una testimonianza del passato che da significato al presente.
Oltre a far leva sulla motivazione bisogna trovare la giusta strategia di apprendimento: con l’invecchiamento tende a prevalere un apprendimento fondato sull’azione (imparare facendo) più che sulla memorizzazione verbale, ecco perchè in genere gli anziani preferiscono dedicare il tempo libero ad attività manuali rispetto ad attività che richiedono ragionamenti astratti.
La coltivazione inoltre è vita, far nascere e maturare piante che sono esseri viventi da soddisfazione e senso di efficacia.
I maestri coinvolti nel progetto sono pensionati che conoscono la terra e seguono i coltivatori inesperti facendo in modo di ridurre gli insuccessi che provocherebbero sconfitte e senso di inadeguatezza.
I maestri degli orti sono anche degli amici, dei punti di riferimento che mediano le esigenze dei coltivatori con la direzione del progetto.
La responsabilità ed autonomia conferita ai maestri li ha resi sempre più partecipi nel progetto, tanto da divenire loro stessi risorse, interpreti sociali promotori dell’espansione dell’iniziativa.
L’apprendimento e in generale la conservazione della memoria sono favoriti dai processi attentivi, dall’emozione e dai ricordi precedenti.
Perdono più facilmente la memoria gli anziani che vengono portati via da casa, perchè essendo circondati da nuovi elementi non hanno il contatto con gli oggetti che evocano il passato e permettono di mantenere vivo il ricordo della loro storia e una continuità.
In ragione di ciò, esiste un legame affettivo con l’ambiente, specie nei contesti rurali, perchè esso permette di soddisfare una serie di bisogni.
L’orto mantiene vivi i ricordi del passato, della giovinezza (una volta c’era molto verde), si attivano emozioni positive, armonia, famigliarità, condivisione.
L’identità di luogo è una funzione importante per mantenere la sensazione della continuità della propria identità, favorisce la reminiscenza, ed è importante per gli anziani che iniziano ad avere deficit cognitivi.
Il lavoro in ambiente rurale fa parte integrante di un modello di vita complesso che si fonda su un insieme di valori, di principi e su di un forte senso di appartenenza al territorio. Il rapporto con l’ambiente naturale rimane per l’agricoltore un riferimento, un legame che da un ritmo e una struttura alle sue giornate, un legame affettivo che da gratificazioni, libertà di scelta nei tempi e metodi, senso di responsabilità, tutela dell’ambiente e solidarietà.
Oltre a tutti i benefici elencati, stare a contatto con la natura da serenità, permette di staccare la spina e trovare il luogo adatto dove cercare di bilanciare la ricerca di integrità dell’io con le perdite subite.
Arrivati a una certa età si riflette sulle vittorie e sconfitte della vita, e la risoluzione dei conflitti porta alla saggezza.
Molti anziani in salute desiderano continuare a lavorare e spesso ne hanno anche bisogno. L’anziano che decide di continuare a lavorare però vive una contraddizione a livello individuale che nasce dalla consapevolezza della disoccupazione giovanile e dal senso di colpa nel ridurre le possibilità occupazionali dei giovani e ciò non è socialmente accettato. Negli orti non esiste la contrapposizione tra scelta individualista o solidarista.
L’anziano deve essere sostenuto nel suo bisogno/desiderio di rimanere attivo, impegnato sia lavorativamente che socialmente, socialmente legittimato, ed aiutato a mantenere un immagine positiva di sé come persona che porta valore aggiunto alla società piuttosto che come un peso del quale lo Stato e i giovani devono farsi carico.
La preparazione all’invecchiamento è una scelta che appartiene prima di tutto ai soggetti interessati, tuttavia Coldiretti ritiene che sia compito delle istituzioni creare le condizioni e opportunità perchè tale scelta sia maturata e concretamente esercitata.
È doveroso contrastare le tendenze che negano l’invecchiamento, e promuovere percorsi di preparazione qualificati e adeguati alle esigenze, capaci di contrastare la solitudine e riconoscere le potenzialità inespresse di ogni persona, nella promozione e nella tutela della salute e del benessere, in una prospettiva di universalità, interagendo con la famiglia.


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