Magazine Rugby

L'Irlanda s'incarta, il Galles ne approfitta

Creato il 13 marzo 2011 da Rightrugby

Millennium Stadium, Cardiff

Wales 19 - 13 Ireland

L'Irlanda s'incarta, il Galles ne approfitta

E' stata una bella gara a viso aperto quella giocata al Millennium col tetto aperto alla pioggia (ma che l'avran messo a fare, se non lo usano in questi casi?). Partita ricca di episodi memorabili per le statistiche ma decisa da alcuni infortuni gravi da parte di protagonisti irlandesi, in campo e fuori, e dall'arbitro Kaplan.
Secondo la nostra teoria già esposta per il caso italiano di poche ore prima, trattasi di espressione della legge dell'equilibrio del fato: nel caso irlandese, se ti va troppo bene una volta, ti puoi aspettare che prima o poi la cosa si rovesci.
Procediamo con ordine: pronti via e l'estremo gallese Lee Byrne può subito incidere sul calcio del suo rifle l'usuale tacca per la testa d'avversario che si prende in quasi ogni partita col Galles - come sempre del tutto involontariamente: con la Scozia era stato Hugo Southwell, l'anno prima era toccato a Thom Evans, stavolta al mediano Eoin Reddan, che si va a prendere una sua terrificante pallonata in faccia da venti centimetri nel tentativo di stopparla. Quando si dice, avere il coraggio di metter la faccia dove gli altri non metterebbero i piedi.
Entra Stringer a ricostruire con O'Gara la mediana storica di Munster, ed è con quello stile abrasivo che gli avanti verdi assorbono al secondo minuto di gioco la difesa gallese sulla linea dei cinque metri e fanno strada alla meta di Brian O'Driscoll, cui il Mar Rosso sul centro sinistra viene aperto da un taglio perfetto di Tommy Bowe, una meta del tutto similare alla combinazione Hook-Williams di un paio di settimane prima con la Scozia. E' la 24' meta nel 6 Nazioni di BOD, eguaglia lo storico record dello scozzese Ian Smith risalente agli anni '30. E non è finita coi record, la trasformazione di Ronan O'Gara significa millesimo punto segnato in Test Match, entra così nel ristretto club di cinque atleti in quadrupla cifra guidato da Jonny Wilkinson, Dan Carter e che comprende Diego Dominguez.
Il resto del primo tempo scorre retto su una sorta di equilibrio instabile dove nessuno dei due team riesce a prevalere sull'altro in nessuna fase o reparto, coi gallesi più continui e gli irlandesi più cinici. Il gioco è piacevole e interessante, anche se poco concreto e senza far vedere nulla di trascendentale . Succede così che i padroni di casa recuperino alla mezz'ora fino al 6-7 con due punizionidi James Hook, salvo concedere al 32' il piazzato del 6-10 a O'Gara; al 38' Leigh Halfpenny dalla lunga distanza centra il nuovo avvicinamento sul 9-10 ma allo scadere del tempo O'Gara riporta i suoi a un più confortevole vantaggio 9-13.
Nella seconda frazione, inizialmente equilibrata come la prima, arrivano gli accadimenti che svoltano la gara quanto basta per sottrarre la vittoria al team sino ad allora apparso più cinico.
Il primo è un autogol irlandese gratuito, del tutto inflitto e pure recidivo, già visto nella gara con la Scozia: al 49', a a pali ancora inviolati nel secondo tempo, coach Kidney richiama in panca O'Gara e fa entrare il giovane Jonathan Sexton. Che senso ha? Non certo quello di difendere il vantaggio con capacità di scelte oculate ed esperienza. Difatti il giovanotto si presenta calciando direttamente in touch e provocando la rimessa nella metà campo dei Verdi che deciderà la partita.
Mentre gli irlandesi parlottano tra loro trotterellando indietro, come se la rimessa fosse stata in avanzamento e a loro favore, capitan Richie Rees afferra l'ovale posizionato per terra sul punto della rimessa; il mediano Mike Phillips nota che non c'è nessuno davanti a lui, si presenta in corsa, chiama la rimessa veloce, viene servito senza che nessuno se ne curi e si può involare sul lungolinea sinistro per quaranta metri, fino alla meta. L'arbitro Kaplan consulta il guardalinee il quale dice che va bene così e assegna la meta.
Kaplan però chiede solo conto all'assistente che non ci fossero i due avversari schierati a bloccare la veloce e che l'ovale fosse stato ricevuto oltre la linea dei cinque metri, mentre il problema era in realtà un altro: Rees ha lanciato l'ovale che ha trovato lì per terra, piazzato da un raccattapalle tra i piedi del guardalinee, che non era quello calciato da Sexton (finito fuori, lontano), quindi non ci sarebbero stati gli estremi per una rimessa veloce regolamentare. Tant'è, le proteste di capitan O'Driscoll non vengono recepite; del resto avevan solo che da svegliarsi e presidiare la rimessa come si fa anche in serie C. La partita vira col primo vantaggio gallese sul 16-13 dopo la trasformazione di Hook.
Gli irlandesi han comunque un sacco di tempo per rimediare all'avverso fato; Sexton però fallisce subito una opportunità di piazzato concessa dai gallesi, mentre invece Hook centra la sua al 68' per il 19-13. A tale proposito c'è un dato significativo: nel primo tempo entrambe le squadre concedevano quattro punizioni all'avversario, con l'importante differenza che tre sulle quattro provocate dagli irlandesi erano piazzabili (e sono state trasformate in nove punti), contro solo una piazzabile su quattro concessa dai gallesi. Se è vero che sia gallesi che irlandesi sono stati più attenti in generale con la disciplina, i secondi han cambiato troppo tardi quel vecchio approccio "alla All Blacks" di stringere le maglie della ... fallosità mano a mano che gli avversari si avvicinano nella red zone.
Con sei punti da recuperare, agli irlandesi piazzare non basta più manco potessero richiamare in campo O'Gara, quindi tutto diventa poco lucida pressione territoriale. Arrivano in meta con Fitzgerald ma l'ultimo offload di Donncha O'Callaghan è in avanti. La difesa gallese tiene testa agli affondi sempre più frenetici degli ospiti. Allo scadere, Sexton calcia in touch dentro ai 22 metri avversari una punizione per offside, parte la maul irlandese che i gallesi fanno crollare; la punizione viene battuta rapida, la palla vola larga sulla sinistra al rimpiazzo Paddy Wallace, il quale vede un buco e taglia verso il centro ma s'infila in una trappola, viene preso da due e la partita finisce lì. Il centro non s'è reso conto di non essere l'ultimo uomo in linea e/o non ha potuto servire l'ultimo liberissimo Sean O'Brien ( o Fitzgerald, mi pare).
Da come ve l'abbiamo raccontata, ci è parsa più una sconfitta irlandese che una vittoria gallese: i rossi han giocato a viso aperto, Shane Willams ha trotterellato amoroso lungo tutto l'arco dell'attacco cercando soluzioni individuali e la terza linea Lydiate-Walburton-R.Jones ha prevalso per lunghe fasi su quella pur di livello avversa D.Wallace- O'Brien-Heaslip. Aldilà della "furbata" in rimessa e dell'approfittare delle indiscipline avversarie, i Dragoni han saputo costruire un po' pochino di veramente pericoloso. Eppure ora si ritrovano ancora in corsa per il titolo, con una Francia rasa al suolo peggio che dopo Sedan da visitare.
Quanto agli Irish, soprattutto dopo aver assistito all'involuzione inglese già con la Francia e ancora peggio contro la Scozia, si tratta di una grande occasione perduta, visto che li avevano in casa per l'ultimo turno. E' già partito lo schema di self-defense "è tutta colpa dell'arbitro Kaplan" (il quale effettivamente avrebbe potuto chiedere al Tmo), ma l'episodio è da imputare in primis all'atteggiamento sufficiente in campo dei giocatori che manco dei semipro, e la sconfitta in generale va imputata ad errori marchiani del management dei Trifogli prima che all'arbitro. Tutti segnali, incluso il fingere di credere che sia tutta colpa dei referee, che fan molto piacere a chi li dovrà affrontare a Dunedin, in Ottobre.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines