Magazine Società

L'italia contemporanea: viaggio nelle poverta'

Creato il 18 luglio 2013 da Alessandro @AleTrasforini
L'opinione promulgata da Don Ciotti riguardo all'attuale status quo italiano sembra essere lapidariamente esaustiva: 
"I dati forniti oggi dall'Istat sulla poverta' assoluta e relativa in Italia, dicono che il nostro Paese non solo e' malato: lo e' gravemente. [...] E' malata la democrazia come forma di Governo chiamata a garantire a tutte le persone una vita libera e dignitosa. [...] Questa garanzia da tempo non esiste piu': vale solo sulla carta, mentre nei fatti e' continuamente smentita."
La vita libera e dignitosa sembra essere minata nelle sue colonne portanti, guardando a quanto diffuso dall'Istat nell'ultimo rapporto "La povertà in Italia"; il quadro è tristemente emblematico: numero di famiglie 'povere' in aumento, considerando qualsivoglia definizione di relativo od assoluto stato di povertà.  Cosa significa, secondo il report in questione, essere definiti "poveri"?  Il report, nel distinguere le varie forme di possibili povertà, è esplicito nel circoscrivere la questione in termini numerici:
"[...] La stima dell’incidenza della povertà relativa [...] viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale [...] che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile per persona nel Paese, che nel 2012 è risultata di 990,88 Euro [...]. Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore a tale valore vengono classificate come povere. Per famiglie di ampiezza diversa il valore della linea si ottiene applicando un’opportuna scala di equivalenza chetiene conto delle economie di scala realizzabili all’aumentare del numero di componenti [...]."
Se la povertà relativa incide sulla carne viva di Italia ed italiani, esiste un ulteriore 'tipo' di povertà molto peggiore ed in rapida crescita: 
"[...] L’incidenza della povertà assoluta viene calcolata sulla base di una soglia di povertà corrispondente alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni eservizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile [...]. Vengono classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia (che si differenzia per dimensione e composizione per età della famiglia, per ripartizione geografica e ampiezza demografica del Comune di residenza). [...]"
Le definizioni precedenti rendono merito ad un potenziale contesto di vita fortemente provato e debilitato, per i costretti a vivere 'dentro' i confini di queste esistenze: il report mostra una netta, tragica ed ulteriore spaccatura fra Nord e Sud Italia, in quanto la situazione sembra essere peggiore in molte regioni del meridione. Quanto serve studiare ed investire in formazione e titoli accademici per avere più possibilità di evitare la povertà, sia essa relativa, assoluta o simili? Il Report sembra essere lapidariamente chiaro anche in questo frangente: 
"[...] Un livello di istruzione medio alto e un lavoro, anche di elevato livello professionale, non garantiscono più dal rischio di cadere in povertà assoluta, soprattutto quando altri membri della famiglia perdono la propria occupazione o modificano la propria posizione professionale. [...]"
Flessibilità mescolata ormai indistintamente a precarietà e povertà, nel contesto che l'Italia(no) reale vede maturare nel proprio sistema-Paese. Quale futuro auspicare, a fronte di queste definizioni e situazioni? Per quanto riguarda i numeri delle macro-economie, invece, il comunicato stampa a corredo del report è chiaro riguardo alle reali dimensioni di questa emergenza: 
"[...] Nel 2012, il 12,7% delle famiglie è relativamente povero (per un totale di 3 milioni 232 mila) e il 6,8% lo è in termini assoluti (1 milione 725 mila). Le persone in povertà relativa sono il 15,8% della popolazione (9 milioni 563 mila), quelle in povertà assoluta l'8% (4 milioni 814 mila). Tra il 2011 e il 2012 aumenta sia l'incidenza di povertà relativa (dall'11,1% al 12,7%) sia quella di povertà assoluta (dal 5,2% al 6,8%), in tutte e tre le ripartizioni territoriali. [...] Oltre che tra le famiglie di operai (dal 7,5% al 9,4%) e di lavoratori in proprio (dal 4,2% al 6%), la povertà assoluta aumenta tra gli impiegati e i dirigenti (dall'1,3% al 2,6%) e tra le famiglie dove i redditi da lavoro si associano a redditi da pensione (dal 3,6% al 5,3%). [...]" 
La situazione sembra descrivere uno Stato votato al disfacimento, quasi come se fosse neve al sole; quali prospettive rimangono per un tessuto sociale sempre più stremato e colpito a morte come quello italiano?  I soli a sembrare in calo sono gli anziani, similmente a quanto descritto nel Report in questione: 
"[...] Segnali di miglioramento si osservano esclusivamente tra le persone sole anziane; l’incidenza passa dal 10,1% all’8,6%, anche a seguito del fatto che le pensioni sono redditi garantiti e che le più basse hanno mantenuto l’adeguamento alla dinamica inflazionistica.[...]"
Dentro tale contesto, forse, le lacrime di Ministri del Lavoro (perduto) potrebbero essere servite a qualcosa; niente è risolutivo anche di questa questione, qualora si scelga di guardare anche all'effettiva distribuzione di redditi e pensioni. I numeri dettagliatamente presentati nel Report sembrano descrivere un Paese gravemente malato, ferocemente debilitato nella propria 'carne' sociale prima ed economica poi.  La "garanzia" di una vita libera e dignitosa è, riprendendo quanto affermato da Don Ciotti, certificazione valevole solo sulla carta: quale futuro può avere un Paese che è propenso a scivolare su pericolose chine come queste da molto tempo? E' possibile limitare i danni o sperare in indici di crescita economica adeguati all'innescare un circolo virtuoso propenso alla ripresa sociale?  E' realmente praticabile la riduzione dei livelli di tassazione per concedere respiro a molt(issim)e delle famiglie sempre più provate?  Domande, domande ed ancora domande: tutto, ovviamente, nell'attesa di ricevere prima o poi qualche risposta degna di essere chiamata tale. 
L'ITALIA CONTEMPORANEA: VIAGGIO NELLE POVERTA'
Per saperne di più:
"Istat, dati 2012 sulla povertà relativa - In Veneto valore tra i più bassi d'Italia"
(Fontehttp://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/economia/2013/17-luglio-2013/istat-dati-2012-poverta-relativa-veneto-valore-piu-bassi-d-italia-2222202341948.shtml)
"Istat: Don Ciotti, dati povertà dicono che Paese è gravemente malato"
(Fontehttp://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Istat-Don-Ciotti-dati-poverta-dicono-che-Paese-e-gravemente-malato_32406441964.html)
"La povertà in Italia"
(Fontehttp://www.istat.it/it/archivio/95778)

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :