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L’Italia nel business della guerra aerea del «first strike» Usa

Creato il 01 giugno 2013 da Coriintempesta
di: Manlio Dinucci e Tommaso Di FrancescoÈ un pozzo senza fondo che ingoia miliardi di euro di denaro pubblico, sottraendo risorse alle spese sociali e arricchendo le industrie belliche

Undici anni fa, il 30 maggio 2002, documentavamo sul manifesto in quale situazione veniva portata l’Italia aderendo al programma del Joint Strike Fighter, il caccia costruito dalla Lockheed Martin (poi ribattezzato F-35 Lightning perché «come un fulmine colpisce il nemico con forza distruttiva e inaspettatamente»). Il giorno prima, era stato annunciato l’ingresso delle principali industrie aerospaziali italiane nel programma Jsf, decantando i vantaggi che avrebbe portato in termini di occupazione e guadagni. 



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