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L'Iva, Saccomanni, l'Europa

Creato il 24 settembre 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
L'Iva, Saccomanni, l'EuropaL'ira espressa dell'antropologa Ida Magli nei confronti del ministro Saccomanni è comprensibile ma irrazionale: comprensibile, perché il titolare di un dicastero che preannuncia tempesta non suscita mai particolari simpatie, specie se lega, in ultima analisi, la sua permanenza alla carica istituzionale - e quindi la stabilità dell'intero Esecutivo - al varo di una tassa destinata a deprimere ulteriormente i consumi; irrazionale, perché Saccomanni è l'esecutore di talune direttrici, il commissario con poteri speciali, l'interprete chiamato ad amministrare le finanze dello Stato nel rispetto dei vincoli contratti dal paese coi partner europei. E non è ammissibile il tentativo costante, perpetrato da Roma, di rinegoziare gli accordi di rigore un minuto dopo la loro sottoscrizione, tanto più se l'austerità predicata mal si concilia con un debito pubblico vicino alla soglia del 130%. Magre figure simili ne abbiamo collezionate fin troppe nel corso degli anni: basti pensare all'entrata in vigore del Serpente monetario ed alla quasi simultanea richiesta di deroga rispetto ai paletti imposti da quello stesso accordo, ratificato pochi mesi prima. Roba da T.S.O.
La linea dura adottata a Berlino, già mitigata dalla Merkel dopo il successo elettorale, potrà lievemente essere corretta, ma senza smottamenti o trasformazioni sostanziali. Come la Thatcher sulla querelle del contributo britannico negli anni '80, così anche la Cancelliera oggi si rende alfiere dell'esigenza interna di sollecitare la responsabilità nazionale dei vari Stati membri, affinché le autorità competenti possano vigilare in maniera coerente sul mantenimento della parola data. "L'anima dell'Europa", cui la Magli fa riferimento, è frutto di una visione storiografica partigiana, maturata all'ombra di una vocazione culturale al tempo stesso eurocentrica ed universalista. Il cammino dell'integrazione, infatti, lungi dall'essere un processo di aggregazione culturale, si è rivelato fortemente condizionato dalla ricezione della forma mentis funzionalista, e quindi incentrato sull'espansione di un grande mercato comune a geometrie variabili, a seconda dei confini attribuiti al Vecchio Continente. E' naturale allora che la dimensione monetaria, la stessa che avrebbe dovuto ridurre le disparità nel dualismo fra nord e sud del paese fugando il tabù del processo costitutivo a velocità differenziate, sia divenuta preponderante.I dati elettorali tedeschi, inoltre, lasciano trapelare alcuni messaggi poco incoraggianti: l'affermazione sostanziale di una corrente euro-scettica nel cuore della struttura comunitaria, affermazione ininfluente ma comunque significativa, rappresenta la cartina di tornasole di un clima di forte disagio, avvertito nei confronti di un Moloch, di una realtà sovrana percepita al tempo stesso come invadente e distante. Da qui bisognerà ripartire nell'attesa di un rilancio. D'altronde, parafrasando Einaudi, "il problema non è fra indipendenza e unione, è fra l’essere uniti o lo scomparire".G.L.L'Iva, Saccomanni, l'Europa

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