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L mèjo d i poeti perugini

Creato il 16 ottobre 2012 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

L MÈJO D I POETI PERUGINIdi Costanza Bondi

Nel clima familiare del Teatro Morlacchi, si è svolto ieri il terzo incontro della nuova stagione letteraria de L’Accademia del Dónca, per presentare la silloge dal titolo “L mèjo d i poeti perugini” (Morlacchi editore), a cura di Sandro Allegrini. Testimonianze, dattiloscritti e manoscritti autografi, rigorosamente in lingua perugina, raccolti secondo il preciso criterio di un requisito oggettivo, cioè l’inserimento esclusivo di autori che avessero già pubblicato almeno una volta in proprio. Ma è la formula dell’inedito che fa unica tale antologia, la quale – come ci spiega Andrea Cernicchi nella sua nota introduttiva al libro – rappresenta un’avventura editoriale unica nel suo genere, anche perché inizialmente scaturita dalla produzione artistica di un gruppetto di amici, accomunati tutti dall’amore per la propria città.

Due le versioni proposte del volume: una cartonata, a cofanetto e corredata di cd, l’altra in versione economica. Altrettante le sezioni in cui si articola la silloge, sapientemente suddivisa tra “i maestri” (Berardi, Ceccucci, Spinelli, Cricco, Cicuti, Scaramucci) e “gli eredi”, con bibliografia aggiornata per ogni autore alla data della pubblicazione.

Fausta Bennati, Mariella Chiarini, Leandro Corbucci e Gian Franco Zampetti gli autori in lettura che hanno allietato il nostro pomeriggio artistico/letterario con una scaletta senza uguali. E quindi “la fortuna di essere analfabeti” di Berardi, attualissimo testo che sembra scritto per i tempi attuali, quando invece l’autore morì nel ’58… “il fumo fa male”: monito per “chi pippa a tutte l’ore”… “i calendari” che, visto l’andazzo neanche tanto velatamente erotico di quelli odierni, sarebbe meglio fossero ribattezzati “culendari”… il problema della biancheria intima che, rispetto a una volta, tende a diventare sempre più minimal, così che per “potè vedé lo splippe oggi tocca spostà mpo le natiche”!

E ancora: la scusa per rimandare il fatidico appuntamento a cui nessun umano può sfuggire, per cui “vurria campà almeno simtanto che ‘l nipote s’arcurderia del su’ nonno”… o il tempo che “’nnè ‘n galantòmo, è ‘n gravattaro”… da cui il motto alla Checcarelli “dàmola via, tanto ‘nse consuma”… “’l mal d’ossi che col grigio de fòra” – condizione climatica che ieri effettivamente imperava in città – calzava a pennello tanto quanto la “nebbiolina” della Ciurnelli… “tra ‘na velina e ‘n altra s’è bello che visto ‘gni cosa”…

Il top della peruginità, insomma, come l’ha definita Sandro Allegrini, che ha trovato il culmine nella lettura della “Peruginata Reppe” del mitico Valter Corelli, esperimento che l’autore stesso ha mutuato ispirandosi al cult musicale della serenata di Jovanotti: “peruginata reppe… me l’ha ‘mparèta quel cojon de Peppe”…

Ebbene, sì: io stessa ‘nnavrìa mai creso de ride’ così tanto… e ‘nvece sie…leggere per credere!

 



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