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L’ombra di Peter Pan

Creato il 18 aprile 2012 da Ivnc @elisabarindelli

-La storia è sempre la stessa- disse S. con un’alzata di spalle: -se nasci tondo, non puoi morir quadrato-

Gli sorrisi, con simpatia e un gran senso di mancanza.
Mancanza del tempo in cui eravamo vicini, abbracciati. Che andavamo a dormire insieme senza domande e ci svegliavamo ancora nudi e caldi, con il cotone delle lenzuola che ci accarezzava.
Mancanza del riflesso del sole sul suo volto sottile, con la pelle così bianca e delicata da sembrar carta, che avevo sempre voglia di baciarla per veder se si rompeva.

S.
Una bambola pregiata e fragile, bellissimo.
Un bambino cresciuto, viziato, curioso, ambizioso.

Doveva avermi letto negli occhi un riflesso di pensiero, perchè la sua mano si mosse, veloce e silenziosa come solo la sua mano è mai stata, e sfiorò la mia.
S. aveva quel suo modo di toccarmi senza toccarmi davvero. Una cosa solo nostra, segreta, una forma di comunicazione privata e potentissima. Nessuno mi avrebbe mai più toccato le mani così.

E mentre i suoi polpstrelli ancora mi sfioravano il dorso della mano, capii cosa intendeva dire.
Tutta quella rabbia che avevo dentro, quelle grida inespresse. Tutte le paure che non raccontavo a nessuno, le frustrazioni, le delusioni. Tutto il buio che era sempre stato con me, fin dall’origine dei tempi.
Quel mondo oscuro fatto di ombre e incubi inconsci.

Non mi avrebbe mai lasciato.
Era parte di me, un lato complementare e naturale del mio carattere, un inscindibile aspetto dell’io: come Peter Pan senza la sua ombra, anch’io non avrei potuto resistere se lo avessi perso.
Stavo cercando di uccidere una parte di me, come un cane che provi ad azzannarsi la coda.

Alzai lo sguardo sul suo volto di carta e per un momento lo vidi lacerarsi, strapparsi come un foglio proprio al centro della guancia, liberando un rivolo di sangue e lacrime di smalto carminio, lucido e irrequieto di vita propria.
A mia volta gli sfiorai la mano, a nostro modo gli dissi grazie.

Una cosa solo nostra, segreta.
Un addio così, potevamo dircelo solo noi.


Filed under: Un diario

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